Testo di Roberta Stefani —
Raymond Saunders: il movimento come metodo creativo
Considerata dall’artista americano “una casa lontano da casa“, Parigi ha sempre agito un fascino speciale sull’artista, che non espone le sue opere nella capitale francese da vent’anni. Sotto la curatela della direttrice della galleria, Ebony L. Haynes, l’esposizione “Déménagement” celebra questo rapporto particolare: Saunders (1938) aveva trovato a Parigi un ambiente più libero e accogliente rispetto agli Stati Uniti, con minori vincoli sociali e razziali. Il suo studio in città non è stato solo un luogo per lavorare, ma con il tempo fu trasformato in una residenza per i suoi studenti californiani afroamericani.
Il titolo stesso della mostra, déménagement (trasloco), richiama un collage realizzato nel suo studio parigino che riutilizza la scatola di un’azienda di traslochi francese. Questo concetto riflette non solo la vita nomade dell’artista tra Pittsburgh, Philadelphia, Oakland e Parigi, ma anche il suo metodo di raccolta di materiali provenienti dai vari luoghi in cui ha vissuto e visitato.
Le opere in mostra nella sede parigina della galleria David Zwirner sono caratterizzate da un approccio ‘bricoleur’ dinamico e da un’estetica riconoscibile. I dipinti, generalmente definiti da un fondo nero monocromatico e da una composizione in formato quadrato, sono spesso segnati da gesso bianco – un’inversione del tradizionale rapporto figura-sfondo e un richiamo all’esperienza di insegnamento di Saunders. Queste composizioni sono arricchite da una serie di segni, materiali e talismani caratteristici, alcuni direttamente legati alla vita parigina dell’artista, ma anche testi scarabocchiati e ideogrammi cinesi, che suggeriscono un interesse per le commistioni di culture.
Attira lo sguardo per la materialità e le dimensioni delle opere la selezione di dipinti realizzati su porte e pannelli, tutti originari del periodo parigino di Saunders. Questi lavori, spesso esposti appoggiati alla parete, sfumano ulteriormente i confini tra pittura e assemblaggio. La loro fisicità imponente suggerisce sia presenza che spostamento, incarnando il lavoro di un artista che opera attraverso diversi media, formati e città. Il riferimento alla materialità di Bed di Rauschenberg e alla sua riflessione sulla transitorietà e sulla povertà appare naturale.






Frank Walter: viaggi cosmici e terrestri
In parallelo, la mostra “Moon Voyage” presenta l’opera dell’artista, scrittore e intellettuale di Antigua Frank Walter (1926-2009). Organizzata in stretta collaborazione con la storica dell’arte Barbara Paca e la famiglia Walter, si tratta della prima esposizione a Parigi dedicata alla sua produzione.
La mostra prende il nome da un dipinto della serie Milky Way Galaxy, un corpus di opere che indaga l’interesse dell’artista per lo spazio esterno, la vita extraterrestre e i misteri dell’universo. Dipinti verso la fine della sua vita – quando viveva senza elettricità – questi lavori riflettono la vicinanza dell’artista al cielo notturno, osservato nelle sere di oscurità. Walter impiega una palette di giallo dorato, grigio, nero, bianco e rosso per rappresentare fantasticamente astronavi che sfrecciano, fasci di luce celeste e crateri lunari – motivi evocativi emersi dalla sua pratica di osservazione delle stelle.
La mostra evidenzia anche il suo acuto senso dell’osservazione e la sua vivida immaginazione attraverso dipinti figurativi e rappresentativi di soggetti sia reali che immaginari. Da rappresentazioni di simboli araldici a tranquille scene naturali fino a colorate facciate architettoniche, queste composizioni parlano dell’ampiezza della pratica e della visione di Walter.
Un’intera parete dello spazio espositivo è dedicata a un’installazione di Polaroid paintings – minuti paesaggi tradizionali realizzati sulle confezioni delle cartucce di pellicola Polaroid. Queste composizioni intime e riduttive, dai colori accesi e materici, mostrano l’essenza di Walter, come finestre in miniatura sul suo mondo fuori dall’ordinario. Sono oggetti reali, che potremmo trovare nel solaio della casa di una nonna, aprendo scatoloni impolverati e sfogliando vecchi album di foto. Le dimensioni ridotte costringono ad avvicinarci ai quadretti per cogliere tutti i dettagli delle pennellate.



Due artisti, due approcci al viaggio
Sebbene profondamente diversi per background e modalità espressive, Raymond Saunders e Frank Walter condividono alcune affinità significative. Entrambi hanno vissuto esperienze di sradicamento e marginalizzazione: Saunders come artista afroamericano che ha trovato a Parigi una libertà negata in patria; Walter come primo manager di colore di Antigua, che ha affrontato il razzismo durante i suoi viaggi in Europa.
Per entrambi, l’arte è stata un mezzo di elaborazione e trasformazione delle esperienze personali. Saunders ha sviluppato un linguaggio visivo che integra elementi della sua vita quotidiana e dei suoi viaggi in composizioni stratificate e complesse. Walter ha trasformato le sue visioni interiori e la sua connessione con la natura in opere che oscillano tra paesaggi vividamente colorati e composizioni astratte sistematiche.
La materialità delle opere è un altro punto di contatto: entrambi utilizzano supporti non convenzionali e materiali trovati. Saunders incorpora oggetti quotidiani nelle sue composizioni, mentre Walter dipinge su cartucce di pellicola Polaroid e altri materiali di recupero.
Tuttavia, le differenze sono altrettanto significative. Mentre Saunders ha mantenuto una vita sociale attiva e un impegno didattico, aprendo il suo studio come spazio di condivisione, Walter ha scelto l’isolamento come rifugio e fonte di ispirazione. Se il primo lavora principalmente con fondi neri e assemblaggi di materiali eterogenei, il secondo sviluppa una tavolozza distintiva e una varietà di soggetti che spaziano dal paesaggio all’astrazione cosmica.
Anche i loro viaggi hanno significati diversi: per Saunders, Parigi rappresenta una liberazione e un’opportunità di costruire comunità; per Walter, i viaggi in Europa sono stati segnati da difficoltà e marginalizzazione, spingendolo infine a ritirarsi nella solitudine creativa di Antigua.
Le due mostre alla David Zwirner di Parigi invitano a una riflessione sulle geografie fisiche e mentali che plasmano la creatività artistica. Raymond Saunders e Frank Walter, nei loro percorsi diversi ma ugualmente intensi, ci mostrano come l’arte possa essere un mezzo per navigare tra mondi diversi: tra America ed Europa, tra isolamento e comunità, tra realtà quotidiana e visione cosmica.
