Rampa di lancio: l’arte contemporanea a Peccioli e Legoli in un itinerario immersivo

Dieci artisti - Francesca Banchelli, Chiara Bettazzi, Domenico Bianchi, Giulia Cenci, Andrea Francolino, Mimmo Paladino, Pantani-Surace, Paolo Parisi, David Reimondo e Emiliano Zelada - sono stati invitati ad apportare un personale contributo in profonda comunione con il contesto.
4 Gennaio 2022
FRANCESCA BANCHELLI L’ombra del cielo, 2021 Pittura su muro, metallo, acciaio Chiesa dei SS Giusto e Bartolomeo, Legoli – Foto Andrea Testi
GIULIA CENCI Lento-Violento (Ring), 2020 Metallo, resina, fibra di vetro, polveri, anello di metallo Courtesy l’artista e Spazio A, Pistoia – Chiesa dei SS Giusto e Bartolomeo, Legoli – Foto Andrea Testi

Testo di Caterina Fondelli —

Il progetto“Rampa di lancio a cura di Antonella Nicola e Sergio Risaliti, voluto dall’amministrazione comunale di Peccioli (PI), ha inaugurato il 19 Dicembre 2021 e sarà visitabile, nella sua totalità, fino al 15 Marzo 2022. Peccioli ospita  da anni progetti dedicati all’arte contemporanea e conferma con questa mostra, diffusa sul territorio, la propria nobile attitudine. Dieci artisti – Francesca Banchelli, Chiara Bettazzi, Domenico Bianchi, Giulia Cenci, Andrea Francolino, Mimmo Paladino, Pantani-Surace, Paolo Parisi, David Reimondo e Emiliano Zelada – sono stati invitati ad apportare un personale contributo in profonda comunione con il contesto. Otto di questi interventi sono site specific e permanenti; mentre le opere di Paladino e Bianchi vengono installate temporaneamente e selezionate in base all’assetto urbano che andranno ad abitare nei prossimi mesi.
Con un vero e proprio itinerario immerso nell’arte contemporanea, si entra in relazione con spazi vissuti quotidianamente dalla cittadinanza creando legami ed esiti inusuali.

Legoli, piccola frazione del comune di Peccioli, è la prima tappa del “cammino” di questa mostra: in un’atmosfera cristallizzata nel tempo, il piccolo borgo arroccato, scarsamente popolato, accoglie le opere degli artisti nel suo punto più alto, nella chiesa dei SS. Giusto e Bartolomeo. Dopo un’erta salita, l’esterno dell’edificio religioso presenta le opere di Francesca Banchelli (1981, Montevarchi) e Emiliano Zelada (1979, Roma).

Entrambi gli artisti indagano le coordinate di spazio e tempo, sviluppando un linguaggio condiviso, uno scambio osmotico fra i loro lavori, intensamente condizionati dallo scorrere delle ore. L’ombra del cielo è il dipinto parietale prodotto da Francesca Banchelli per l’occasione sulle facciate laterali della chiesa; un’opera dalle capacità mistiche e coinvolgenti, in grado di trasportare verso una profonda riflessione sull’universo, la sua genesi e le sue costanti. Una leggiadra danza che ha come protagoniste le profetesse, osteggiate da secoli nella loro veridicità e ruolo, seduce con colori brillanti e cangianti, modificati dalla luce mutevole delle varie ore giornaliere. Il passaggio del tempo è ulteriormente segnato da una meridiana, collocata dall’artista e responsabile della generazione di un gioco di ombre e corrispondenze con le figure, che rapisce lo sguardo. Al centro della scena, un’amigdala, il riferimento alla pietra scheggiata in grado di produrre vita e evoluzione, ci proietta agli albori della civiltà tramite l’applicazione sul muro di una superficie specchiante. Degno di nota, il tema del femminino analizzato e a cui viene conferito il giusto tributo, il quale emana un vortice vitale senza pari.

ANDREA FRANCOLINO Crepa, 2021 Foglia oro 24k Col sostegno di Galleria Mazzoleni, Torino-Londra – – Chiesa dei SS Giusto e Bartolomeo, Legoli – Foto Andrea Testi
PAOLO PARISI, Il respiro delle piante che produce cielo (Blues), 2021, pittura murale, impianto audio, sensori di temperatura, umidità e luminosità, piante, luci Led DMX RGBW, Concept Audio e Sound Design: Lorenzo Ballerini, Remo Zanin, Piazza del Popolo, Peccioli – Foto Andrea Testi

Sometimes è l’installazione sonora di Emiliano Zelada, conferma e prolungamento dei temi sviscerati nella pittura di Banchelli. L’artista, da sempre maestro nella fusione del mondo del suono alla sfera sociale e ambientale, utilizza il campanile adiacente alla chiesa per diffondere il proprio messaggio. Allo scandire delle ore tipicamente deputato alle campane, si aggiungono cori di bambini che recitano l’orario corrispondente. Queste voci diffuse per le vie silenziose, convogliano un flusso vitale e un senso di rinnovamento nel territorio, incitando al prestare attenzione ai vari momenti che accompagnano le nostre giornate, fatte di rituali e appuntamenti come quello con il “pane” o il “caffè” citati nel sonoro. 

All’interno della chiesa, la navata centrale accoglie due artisti che si fronteggiano fra loro, con l’ambiente che li circonda e la particolare illuminazione che lo caratterizza. Crepa è l’intervento gestuale di Andrea Francolino (1979, Bari), ormai legato a questo immaginario da anni, ne fa una ricerca incessante dalle possibilità pressoché illimitate, meritevole di creare un filo conduttore fra passato, presente e futuro e tra terreno e ultraterreno. La crepa inserita in questo tipo di edificio spirituale, assume connotazioni ancor più alchemiche, ampliate dalla presenza dell’oro a colmare il solco proposto; essa è piena e vuota, è assenza e presenza, un po’ rispecchiando la simbologia della chiesa come luogo architettonico che vuole affermare la fisicità del Cristo in una comunità, pur senza elementi concreti e tangibili. É così una perfetta rappresentazione da esporre in un simile contenitore, poiché comunicatrice di una sensazione di dolore e sofferenza, unita a un lume di speranza, coronato dal fascio di luce proveniente dai rosoni dell’altare.

Giulia Cenci (1981, Cortona)cala invece le proprie sculture dalla volta arcuata della cappella, rendendole osservabili a tutto tondo.Lento-violento (ring)mette in scena una danza – lotta fra le tipiche creature ibride da lei realizzate, creando una sorta di cornice allo spazio dell’altare con il tabernacolo e il crocifisso. Cingendolo non casualmente, genera un pensiero in merito all’apporto umano sul pianeta e la sua necessità di essere ricalibrato, in un sistema di fratellanza con le altre specie. Il dialogo con Francolino è evidente, non solo in termini di corrispondenze spaziali e luminose, ma anche nel riferimento all’ecologia e alla volontà di un obiettivo comune di ridotto impatto ambientale.

Spostandosi nella Sala del Refettorio, l’installazione La Fonte della Giovinezza di Chiara Bettazzi (1977, Prato) propone di nuovo un’apertura su qualcosa d’altro, un mondo fatto di acqua che scorre, elementi naturali rigogliosi, oggetti recuperati come una vasca da bagno o un antico confessionale, il tutto unito da drappi lucenti. L’archeologia industriale, il recupero e il residuo poetico cifra della pratica dell’artista, sono qui declinati in modo tale da provocare lo sviluppo di un percorso a parte all’interno di quello espositivo, una caccia al tesoro costellata di miriadi di dettagli, segni e curiosità, un piccolo luogo di meraviglia, una selva dell’Eden in miniatura, da calpestare e sperimentare con occhi attenti. 

CHIARA BETTAZZI La Fonte della Giovinezza, 2021 Installazione materiali diversi Courtesy l’artista – Chiesa dei SS Giusto e Bartolomeo, Legoli – Foto Andrea Testi
DAVID REIMONDO Etimografie, 2021 Murales Col sostegno di Galleria Mazzoleni, Torino-Londra Via del Carmine 1, Centro Polivalente, Peccioli – Foto Andrea Testi

A Peccioli, la terrazza progettata da Mario Cucinella diviene la rampa di lancio indicata nel titolo, protendendosi verso il panorama che la circonda grazie anche alle opere di Mimmo Paladino (1948, Paduli) e Domenico Bianchi (1955, Anagni). Questo spazio pubblico invita l’osservatore ad interagire, come nelle panchine in marmo bianco di Carrara con intarsi in blu di lapislazzulo di Bianchi, che propongono una nuova visione sulla città e un momento di stasi e sosta per chi è di passaggio. I numi tutelari raffigurati nelle sculture in bronzo di Paladino, si ergono a difesa del luogo e dei suoi abitanti, afferendo ad un corpus di credenze popolari e arcaiche che fa da collegamento tra contemporaneità e cosmologie ancestrali, a cui attinge lo stesso Bianchi nei suoi lenti processi di stratificazione materica.

Giungendo nella Piazza del Popolo, è visibile l’intervento di Paolo Parisi (1965, Catania) sulla facciata di un palazzo con loggiato. Il respiro delle piante che produce cielo (blues) prende ispirazione dagli affreschi quattrocenteschi della zona e sviluppa un’inedita relazione tra contenuto e contesto, dipingendo di varie gradazioni di blu la parete dell’edificio, con rimandi alla suddivisione interna dello stesso e al campionario di sfumature celesti. Ad arricchire l’esperienza sensoriale e fisica insita nell’opera, flussi luminosi, prodotti dalle sollecitazioni ricevute dalle piante poste sopra il loggiato, che trasmettono le loro reazioni ai cambiamenti atmosferici dando così una voce a esseri che rimarrebbero invisibili e il suono. 

David Reimondo (1973, Genova) invade la superficie esterna del Centro Polivalente con il proprio alfabeto costruito con un linguaggio visivo, con il quale il fruitore è invitato al coinvolgimento diretto e risolutivo, mediante l’apposizione di QR code nelle vicinanze. L’artista esplora nella sua poetica le innate e infinite capacità cerebrali dell’essere umano, che lo inducono all’invenzione di teorie linguistico – cognitive dalle possibilità continuamente aperte.

Il percorso trova la sua perfetta conclusione nell’opera interattiva del duo artistico Pantani-Surace (Lia Pantani 1966, Giovanni Surace 1964). The other party, è costituita da un flipper collocato negli spazi del Bar “C’era una volta”, collegato ad un dispositivo che trasforma il suono prodotto durante il gioco in impulsi elettrici che, a loro volta, danno vita all’accensione di linee luminose installate all’esterno. Gli artisti, che da sempre studiano i mutamenti di stato, spesso innescati dagli spettatori stessi, hanno ideato questa doppia realtà: da un lato il giocatore, isolato fisicamente ed emotivamente, dall’altro quella di coloro che osservano le repentine variazioni luminose, che intervengono anche sulla linea dell’orizzonte. Gli artisti ci rammentano quanto ancora oggi dall’elemento ludico possano scaturire importanti quesiti e spunti di riflessione.

MIMMO PALADINO Senza Titolo (Testimoni), 1997 Bronzo Courtesy l’artista – Terrazza Palazzo Senza Tempo, Peccioli – Foto Andrea Testi
PANTANI-SURACE The other Party, 2021 Installazione, flipper, luce neon, luci per esterno Viale Mazzini, Bar c’era una volta, Peccioli – Foto Andrea Testi
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