Il restauro e l’apertura al pubblico della Loggia dei Vini, padiglione voluto dal Cardinale Scipione Borghese agli inizi del 1600 per ospitare e stupire i suoi ospiti con feste e banchetti, fa parte di un ampio progetto che in tre fasi porterà alla completa ristrutturazione dell’area e alla sua completa fruizione con una nuova, originale, destinazione d’uso.
Promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato da Ghella, il restauro si fonde con il Progetto Lavinia, concepito per valorizzare e far dialogare la struttura con l’ambiente in cui è immerso e con il pubblico.
L’originale architettura a pianta ovale sarà fruibile dal pubblico gratuitamente, ma non sarà un museo, né sede di mostre, come ha sottolineato alla presentazione il curatore del progetto Salvatore Lacagnina, vuole essere un luogo in cui poter fare “…. esercizio di immaginazione…”.
L’intento può sembrare visionario, un luogo storico, aperto a tutti, all’interno di un grande parco cittadino, destinato ad ospitare arte contemporanea, laboratori e letture con il coinvolgimento degli studenti di Istituti d’arte e Accademie, ma affascina.
La prima fase, conclusasi con il restauro della volta e dell’affresco centrale a cui seguiranno il restauro dei pilastri e poi della pavimentazione circostante, prende corpo con le opere site specific degli artisti Ross Birrell & David Harding, Monika Sosnowska, Enzo Cucchi, Gianni Politi, Pietro Golia e Virginia Overton.
Le opere non sono classificate, non vi sono pannelli esplicativi né cartellini descrittivi, ne deriva un innesto dell’arte contemporanea nella struttura antica, un’immagine plastica del concetto di stratificazione, di convivenza di fasi diverse, elemento identificativo e unico di Roma.
Enzo Cucchi forgia una cancellata a chiusura di quello che era la grotta di un antico ninfeo, Gianni Politi realizza delle basse sedute che con il loro giallo vivace punteggiano e definiscono lo spazio circostante, mentre Monika Sosnowska cerca un rapporto con il pubblico, quasi a voler stringere la mano a ciascuno, modellando una maniglia sulla cancellata d’ingresso.
Suggestiva l’opera di Virginia Overton, che prende posto all’interno del padiglione. Una installazione composta da oggetti di scarto, parti di macchine, catene di bicicletta, spinterogeni, che appesi insieme a canne di metallo, mossi dal vento o dalla mano del visitatore, regalano una musicalità quasi ipnotica, che amplificata dalla forma della struttura, si percepisce nitidamente anche da lontano.
La loggia era circondata da fontane che si attivavano al passaggio degli ospiti. Pietro Golia interviene sul concetto di fontana, non le ripropone, non ci sono più, ma seguendo la sua chiave di lettura riporta l’acqua in questo spazio conviviale, con una giocosa installazione azzurra.
Il Progetto Lavinia, omaggio a Lavinia Fontana, una delle prime artiste riconosciute nella storia dell’arte, vuole essere un’idea, che non si ferma solo al coinvolgimento degli artisti ma si estende all’esaltazione dei sensi, così è stato prodotto un colore che lo identifica, il materiale cartaceo è stampato con caratteri tipografici mobili e non manca l’esaltazione del gusto, con un gelato realizzato per l’occasione, in ricordo dei sorbetti che il Cardinale offriva ai suoi ospiti utilizzando il ghiaccio conservato nella grotta sotterranea.
Un progetto indubbiamente interessante, in via di sviluppo, che verrà scandito da eventi che si concretizzeranno seguendo lo svolgersi delle diverse fasi dei restauri.
La Loggia dei Vini, all’interno di Villa Borghese, è fruibile al pubblico dal 19 ottobre 2024, le opere attualmente esposte rimarranno in situ fino al 26 gennaio 2025.