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Press Play / Fondazione Sandretto Re Rebaudengo / Torino

  Hans-Peter Feldmann, 9/11 Front-Page, 2001 Alessandro Quaranta, The handy holes watchers parade, 2011   The Third Memory (2000) di Pierre Huyghe   Artur Zmjiewski, Democracies, 2009 Fiona Tan , News from the Near Future, 2003  Steve McQueen, Gravesend’ 2007   Thomas Hirschhorn, ‘Ingrowth’ del 2009    Jon Kessler, Kessler’s Circus, 2009   Alessandro Gagliardo, […]

  Hans-Peter Feldmann, 9/11 Front-Page, 2001
Alessandro Quaranta, The handy holes watchers parade, 2011
  The Third Memory (2000) di Pierre Huyghe
  Artur Zmjiewski, Democracies, 2009
Fiona Tan , News from the Near Future, 2003
 Steve McQueen, Gravesend’ 2007
 
Thomas Hirschhorn, ‘Ingrowth’ del 2009 
 
Jon Kessler, Kessler’s Circus, 2009
 
Alessandro Gagliardo, Palinsesto, note complesse, 2012
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Quell’immagine ci ha segnati un pò tutti. Stavo preparando la tesi di laurea quando, 10 anni fa, un amico mi ha detto di accendere subito la televisione. La seconda torre non era ancora caduta, la prima era già in fiamme. Con questa immagine si apre idealmente il nostro XXI secolo. Con il caleidoscopio di immagini dell’ ’11 settembre’ si apre anche la mostra curata da Irene Calderoni, Press Play,   alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
L’ opera 9/11 Front-Page di Hans-Peter Feldmann, ci mostra centinaia di prime pagine dell’evento più visto, chiaccherato, fotografato, ripreso degli ultimi tempi. Spettacolarizzazione della sofferenza, della vulnerabilità di una super potenza come gli USA, quest’opera appunta come quest’attacco terroristico abbia creato prima di tutto un’icona indimenticabile. Un’immagine tanto reale da diventare artificiosamente irreale. Questa suggestiva opera apre il percorso espositivo che si prefigge, come dice il sottotitolo di tracciare relazioni, nessi o semplicemente, suggestioni tra l’arte e i mezzi d’ informazione.
Per il contenuto della mostra, era inevitabile che il mezzo video fosse quello più utilizzato. Questo ha fatto si che la visione della mostra richiede tempo e concentrazione. Ho avuto la fortuna di entrare quando le sale erano vuote e ho potuto soffermarmi in alcuni lavori in particolare. Alcuni lo conoscevo già, essendo opere già esposte in importanti occasioni, come The Third Memory (2000) di Pierre Huyghe, o il bellissimo breve film di Steve McQueen, Gravesend (2007) sullo sfruttamento dei lavoratori del Congo esposto alla Biennale di Venezia nel 2007.
Mi ha coinvolto molto il complesso progetto di Alessandro Gagliardo, la cui ricerca è incentrata sulla televisione come campo d’indagine per lo sviluppo di uno studio antropologico dell’Italia. L’opera, ‘Palinsesto, Nota complessa’, 2012, consiste in una serie di riprese video, spezzoni di trasmissioni, fotografie e proiezioni che mostra dal parto in diretta, al cerimonia straziante in tutti i sensi del funerale di Raimondo Vianello, dagli ex-politicanti che si grattano in Parlamento alle manifestazioni di piazza. L’artista accompagna l’installazione con un testo che inizia da un ricordo della madre: “…bastava piazzarmi con il seggiolone davanti al televisore per rendermi quieto e immobile per qualche ora. Era l’84 e condividevo l’avvio della mia esistenza con l’avvento delle a televisione commerciale…” Nella stessa grande sala, speculare all’installazione di Gagliardo,   le decine di video di Artur Zmjiewski – curatore della prossima Biennale di Berlino – che mette in onda 20 eventi diversi, da manifestazioni di protesta a  folle deliranti per una partita di calcio, a soldati in marcia ecc.  
Nel video del torinese Alessandro Quaranta, invece, è un non-evento il contenuto del suo video girato al Cairo nel 2010: una folla di egizioani che con i loro cellulari filmano una  scena che non vediamo. La mostra continua con video molto poetico di Fiona Tan del 2003, News from the Near Futuro: un montaggio di di cinegiornali d’epoca incentrati sui legati tra l’acqua e la vita umana.
Coinvolgente, crudele e paradossalmente divertente la grandissima installazione di Jon Kessler: vero e proprio circo – come fa riferimento il titolo – in cui l’artista inscena uno spettacolo mediatico in cui soldatini mutilati-sanguinanti vengono fatti a pezzi da rudimentali marchingegni a loro volta ripresi da piccole telecamere. Gira un pò la testa in questo girare di gambe e braccia mutilate. Corpi mutilati anche nel’altrettanto grande installazione di Thomas Hirschhorn, ‘Ingrowth’ del 2009. Una lunga fila di manichini con lo stomaco perforato, una coroncina con parole quali grazia, giustizia, speranza, fede, e  dalle lunghe trecce simil avatar. La sua nota stilistica trash, qui esaspera le orripilanti immagini che alcuni manichini hanno hai loro piedi: persone sventrate e massacrate. Foto inguardabili e mai pubblicate.
Nel complesso la mostra è ben studiata e le opere sono interessanti. Simpatico il catalogo ‘confezionato’ come fosse un quotidiano. 
In occasione dell’opening, è stato anche reso noto il vincitore della prima edizione del concorso indetto dalla Fondazione SoundtrArt: la sound designer Chiara Luzzana. A lei l’arduo compito di ideare la colonna sonora della mostra PressPlay. L’unico dubbio che mi è rimasto è: come ascoltare la colonna sonora mentre ho le cuffie dei video in mostra? Se ritorno in mostra, vi racconto che soluzione ho trovato! 🙂

 Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Richard Armstrong Direttore Guggenheim New York, Irene Calderoni,   Chiara Luzzana
Alessandro Quaranta, i curatori selezionati per la Residenza 2012 FSRR, Michele Fiedler, Andrey Parshikov, Benoit Antille
Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024