La prima selezione dei 12 finalisti è il risultato del confronto della giuria composta da Andrea Bruciati, storico dell’arte, Patrizia Moroso, art director di Moroso, e Paola Pivi, artista di riconosciuta fama internazionale premiata con il Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 1999 e quest’anno special guest dell’iniziativa.
Ai 12 finalisti verrà chiesto di realizzare un progetto concepito appositamente per gli ambienti Moroso che potrà essere al tempo stesso realizzato e veicolato presso musei e centri d’arte contemporanea istituzionali.
Seguono le presentazioni di Canemorto, Anna Franceschini, Valerio Nicolai e Driant Zeneli
Canemorto —
Canemorto (collettivo composto da Silvio Bertelé nel 1988) ha presentato il progetto dal titolo The Txakurra Codex, consistente nella realizzazione di libri di diverse dimensioni (dal classico formato 35×25 cm a dimensioni colossali pari a 200 x 150 cm) costituiti da tessuti di scarto dell’azienda Moroso su cui vengono fatti dei dipinti. Si ottengono libri dipinti o dipinti da sfogliare che, a seconda delle dimensioni, delle cromie, dei materiali, prendono posto all’interno dello showroom, assumendo anche rilevanza a livello allestitivo. Il titolo rimanda all’antico codice manoscritto da una parte e alla divinità dalle sembianze di cane (elemento centrale nel loro immaginario visivo) dall’altra. “Questo progetto permette di inserire la nostra ricerca pittorica all’interno dello showroom, ‘trasformandola’ in una serie di oggetti con cui i visitatori possono stabilire un rapporto diretto e personale, toccandoli, sfogliandoli e spostandoli nello spazio espositivo”.
Anna Franceschini —
Con il progetto On seduction, Anna Franceschini (1979) parte dal libro Seduzioni di Jean Baudrillard dove vengono prese “in considerazione diverse forme di seduzione, nelle diverse discipline, intendendole come un’al- ternativa moderata alle relazioni sociali esistenti e e un antidoto, piuttosto ari- stocratico, all’ideale della produzione borghese. Una particolare attenzione e’ dedicata alla ‘seduzione super ciale’, alle pratiche dell’illusione ottica, all’in- ganno retinico nelle arti”. L’installazione prevede film antinarrativi composti dalla ripresa dei tessuti dell’azienda, scelti a seconda delle loro particolarità estetiche. Tutto partendo dal cinema sperimentale strutturale (Hollis Frampton, Stan Brakhage, etc.).
Valerio Nicolai —
Il Progetto per trasportare l’ opera e l’ artista di Valerio Nicolai (1989) “nasce per esigenza, esprime la voglia di raggiungere un sogno, s’impone deformando e abbandonando definitivamente la razionalità, le regole, la routine quotidiana”. Si tratta della realizzazione di possibili elementi volanti costituiti da tele e ispirati ai deltaplani, resi rigidi impiegando resine, gessi, mastici, ecc. I modelli potranno essere diversi e adattabili ai mobili Moroso, seguendone sfumature di colore e silhouette.
Driant Zeneli —
Driant Zeneli (1983) viene ispirato da una fotografia in bianco e nero tardo ottocentesca del Marubi Museum di Shkodra (Albania) in cui due donne posano su un qilim, il tappeto simbolo del dominio ottomano durato cinque secoli. Con Ardit Trungaj, l’architetto con cui ha collaborato per il progetto per Moroso, ha visitato un bazar della città di Shkodra dove vengono venduti antichi manufatti, tra cui questi tappeti. Un’altra scoperta fatta sul luogo riguarda i racconti di molti bambini che dicono di sognare spesso un tappeto volante che abbia il potere di portarli da un’altra parte. Zeneli e Trungaj hanno pensato di creare un oggetto di riflessione che potesse ridare vita a questa tradizione e al sogno: 12 tappeti dei colori usati nella tradizione con la scritta “Under a surface there is nothing else than another surface”. I più piccoli saranno fluttuanti nello spazio, mentre dalla porta un lungo tappeto avrà la stessa scritta fatta col filo della tradizione.
Testi raccolti da Marco Arrigoni