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Il mondo naturale di Precious Okoyomon a Sant’Andrea De Scaphis, Roma

Testo di Gaia Grassi The sun eats her children di Precious Okoyomon è un’installazione immersiva capace di trasportare il visitatore in un’altra dimensione. La mostra dichiara da subito il suo distacco con la realtà ponendo una cesura  visiva, una tenda nera in pvc, che impedisce il consueto sguardo dei passanti all’interno della chiesa. Attraversare questo […]

Precious Okoyomon, the sun eats her children, 2023. Courtesy of the artist and Sant’Andrea de Scaphis. Photography by Daniele Molajoli

Testo di Gaia Grassi

The sun eats her children di Precious Okoyomon è un’installazione immersiva capace di trasportare il visitatore in un’altra dimensione. La mostra dichiara da subito il suo distacco con la realtà ponendo una cesura  visiva, una tenda nera in pvc, che impedisce il consueto sguardo dei passanti all’interno della chiesa. Attraversare questo portale significa entrare nel mistero, dove si cela un mondo immaginifico e onirico abitato da piante, insetti e animali robotici.
Ciò che colpisce è il forte contrasto instaurato tra le piante, che crescono liberamente negli spazi della galleria, e l’antica chiesa del IX secolo. Anche l’altare, ultima memoria della funzione originaria dell’edificio, è conquistato dalla crescita della natura che resiste anche nei contesti più avversi. Certo non è la prima volta che in arte si decide di contaminare gli spazi espositivi con elementi naturali. Al di là della pratica stessa di Okoyomon, si possono citare esempi più lontani come la NewYork EarthRoomdi Walter De Maria del 1977, fino  alla più recente Surface Horizontenuta nel 2021 alla Fondation Lafayette Anticipations di Parigi.
In questo caso però l’effetto è ancora più dirompente: la mostra cela vari livelli di significato e di comprensione che rafforzano la sensazione di trovarsi in un sogno. Infatti ad abitare la chiesa non sono solo piante, ma anche varie specie di farfalle, prevalentemente di colorazione nera con contrasti brillanti, che si librano nell’aria. Questi delicati animali nascono, vivono e muoiono all’interno dello spazio espositivo. Le farfalle hanno un ciclo di vita molto breve, motivo per cui i loro bozzoli sono spediti regolarmente alla galleria per assicurarne una presenza costante. Ad animare lo spazio insieme a loro c’è Beloved, un orsetto robotico che sembra dormire serenamente. Questo elemento sonda il rapporto sperimentale tra arte e tecnologia. Il tutto è legato insieme dalla musica di Kelsey Lu che si contrappone alle voci di Sadiya Hartman, OkwuiOkpokwasili e Okoyomon.
Un urlo improvviso taglia l’atmosfera come un fulmine a ciel sereno. L’orso si sveglia e il visitatore si accorge di non essere più in un luogo sicuro, calmo e pacifico. Il bel sogno finisce e, come spesso capita, ci si accorge aver vissuto un incubo. Le piante, così affascinanti, sono esclusivamente specie velenose e le farfalle nere simboleggiano la fragile esistenza della comunità nera di Fort Mose, composta da ex-schiavi liberati nel XVIII secolo. Anche l’orsetto di peluche, icona della puerilità e dell’innocenza, non è ciò che sembra: l’intimo di pizzo che indossa evoca «la sessualità proibita e deviante che pervade le nostre prime esperienze dell’infanzia».
Diventa chiaro che il simbolismo che permea ogni elemento della scena è la diretta espressione della cultura, delle origini e dei riferimenti di Okoyomon e che l’installazione altro non è che un’esperienza, scioccante, per entrare nel suo mondo.

Precious Okoyomon
The sun eats her children
Sant’andrea De Scaphis
Fino al 16 settembre 2023

Precious Okoyomon, the sun eats her children, 2023. Courtesy of the artist and Sant’Andrea de Scaphis. Photography by Daniele Molajoli