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Pittore di Storie: le grandi tele di Yan Pei-Ming a Palazzo Strozzi

Celebre per le sue tele monumentali che oscillano tra vita personale e storia del nostro tempo, Yan Pei-Ming è il protagonista della nuova retrospettiva di Palazzo Strozzi a Firenze. Inaugurata il 7 luglio e visibile fino al 3 settembre 2023, “Pittore di storie” a cura di Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, si presenta […]

Yan Pei-Ming – Pittore di Storie – Installation view – Palazzo Strozzi © Photo ElaBialkowska OKNOstudio

Celebre per le sue tele monumentali che oscillano tra vita personale e storia del nostro tempo, Yan Pei-Ming è il protagonista della nuova retrospettiva di Palazzo Strozzi a Firenze. Inaugurata il 7 luglio e visibile fino al 3 settembre 2023, “Pittore di storie” a cura di Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, si presenta come la più grande mostra mai dedicata in Italia al pittore franco-cinese. 

Il progetto nasce in collaborazione con la Fondazione Hilary Merkus Recordati nell’ambito di Palazzo Strozzi Future Art e propone un percorso di oltre trenta opere che permettono di esplorare la ricerca artistica di Yan Pei-Ming tra vita privata e storia collettiva. Soggetti delle sue tele sono appunto personaggi pubblici ma anche celebri opere d’arte e fatti di cronaca che si intersecano con frammenti del suo vissuto dando vita ad un cortocircuito tra storia, racconto, cultura Orientale e cultura Occidentale. 

Nato a Shanghai nel 1960, Yan Pei-Ming è cresciuto in Cina negli anni della Rivoluzione Culturale per poi trasferirsi a partire dal 1980 in Francia. Si trova dunque a fondere insieme tecniche e soggetti appartenenti a culture profondamente differenti; torna, ad esempio, fin dalla sua infanzia l’immagine di Mao Zedong che nelle sale di Palazzo Strozzi è posto in dialogo con una figura della cultura pop come Bruce Lee, iconico anello di congiunzione tra cinema ad Est e ad Ovest. “Mao per me è una specie di laboratorio” ha raccontato l’artista “faccio tutte le mie prove, i miei esperimenti sui suoi ritratti”, proprio la riflessione sul leader comunista apre la ricerca di Yan Pei-ming sulle più importanti figure politiche della storia recente da Adolf Hitler a Benito Mussolini per arrivare ad una sala dedicata al confronto tra il volto di Vladimir Putin e quello di Volodymyr Zelensky. Entrambi protagonisti della copertina della rivista “Time”, il primo nel 2007 mentre il leader ucraino nel 2022, sono idealmente collegati dall’opera Champ de crânes rouges, appunto un campo di crani rossi come monito degli orrori delle guerre. 

Yan Pei-Ming – Pittore di Storie – Installation view – Palazzo Strozzi © Photo ElaBialkowska OKNOstudio

Per Yan Pei-Ming dunque la pittura può essere un atto politico ma al contempo è in grado di servirsene come riflessione personale “il mio lavoro è sempre orientato verso l’essere umano” ha raccontato l’artista “l’uomo è al centro di ogni cosa, l’elemento fondamentale del mio lavoro”. Il riferimento al proprio vissuto torna infatti in molte delle sue opere come nel ritratto della madre posto accanto a un grande buddha tratteggiato con le tonalità dell’arancione, ricordo della profonda religiosità della donna. 

L’artista utilizza delle pennellate ampie e di getto che, partendo da un riferimento fotografico, riescono a staccarsene delineando le figure senza avere alla base un disegno preparatorio. Per Yan Pei-Ming la pittura “non è una carezza”, come lui stesso ha più volte affermato, ma è un atto di grande forza quasi una lotta corpo a corpo con la tela. “Egli ama definirsi pittore d’assalto” ha raccontato il curatore Arturo Galansino “poiché quando dipinge attacca la tela con energia, con pennellate vigorose e ampie, stese direttamente sul supporto, senza disegni preparatori, creando le figure con rapidità, grazie a pochi gesti sicuri e quasi rituali”. Altra caratteristica del pittore franco-cinese è l’utilizzo di una tavolozza quasi sempre bicolore, grazie alla quale riesce a staccarsi dai soggetti ai quali si ispira, andando ad evitare il confronto diretto con i grandi maestri del passato. 

L’artista attinge infatti alle più importanti fonti iconografiche della storia dell’arte “sono interessato ai grandi pittori, non faccio che nutrirmi del loro lavoro” ha spiegato, ed infatti sfilano l’uno accanto all’altrodipinti ispirati all’auto-incoronazione di Napoleone nella celebre immagine che ci è arrivata grazie a Jacques-Louis David, ma anche il suo Marat assassiné, il ritratto di Innocenzo X di Diego Velázquez, ripreso poi negli anni ‘50 da Francis Bacon e per finire El 3 de mayo en Madrid di Francisco Goya. 

Yan Pei-Ming – Pittore di Storie – Installation view – Palazzo Strozzi © Photo ElaBialkowska OKNOstudio

Con l’opera Les Funérailles de Monna Lisa, Yan Pei-Ming raggiunge invece una completa commistione tra la storia condivisa e quella personale: a fare infatti da compendio alla sua versione della celebre Gioconda di Leonardo da Vinci l’artista inserisce da un lato il ritratto del proprio padre sul letto di un ospedale e dall’altro le proprie immaginarie esequie. Con quest’opera affronta il difficile tema del rapporto padre-figlio, sovvertendo il normale svolgimento del tempo e lasciando dunque che sia il padre a seppellire il figlio. 

Yan Pei-Ming è assolutamente ossessionato dal tema della morte che torna in moltissime delle sue opere e che riesce a declinare in modi sempre differenti. Dal cadavere di alcune delle più celebri personalità della storia italiana recente fino ad esorcizzare questa paura dipingendo se stesso morto come nel caso di Les Funérailles de Monna Lisa o crocifisso come nel trittico Nom d’un chien! Un jour parfait.

In diretta connessione con l’Italia, l’esposizione ospita una sequenza di dipinti legati a celebri immagini fotografiche che hanno documentato alcuni tra i più drammatici momenti della storia del Novecento, dando vita ad una sorta di trilogia di deposizioni laiche in cui il fulcro è ancora una volta la morte. Vediamo dunque i corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci, giustiziati ed appesi a testa in giù,  il corpo riverso di Pier Paolo Pasolini all’idroscalo di Ostia nel 1975; e il ritrovamento di Aldo Moro nel bagagliaio di un’auto a Roma nel 1978. Con queste tre grandi tele dialoga una Crocifissione ispirata ad un fotogramma del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Yan Pei-Ming chiude così il cerchio del racconto storico e personale iniziato nella prima sala con la crocifissione di se stesso. La mostra è quasi un’ode allo scorrere del tempo e al fluire della Storia, non a caso la retrospettiva si apre con un carrello nel quale l’artista ha stratificato dal 1996 i residui di vernice delle proprie opere, compendio degli ultimi venticinque anni del suo lavoro. 

Yan Pei-Ming – Pittore di Storie – Installation view – Palazzo Strozzi © Photo ElaBialkowska OKNOstudio