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Pista 500 | Pinacoteca Agnelli, Torino

Testo di Cecilia Paccagnella — Uno degli emblemi della città di Torino è il Lingotto, un comprensorio di edifici tra cui quelli destinati ad eventi internazionali – il Salone del Libro, Artissima – e il centro commerciale, dal quale si ha accesso alla Pinacoteca Agnelli e alla Pista 500, aperta al pubblico dal 2022. Sul […]

Liam Gillick – Courtesy l’artista e Pinacoteca Agnelli, Torino – Ph. Sebastiano Pellion di Persano

Testo di Cecilia Paccagnella

Uno degli emblemi della città di Torino è il Lingotto, un comprensorio di edifici tra cui quelli destinati ad eventi internazionali – il Salone del Libro, Artissima – e il centro commerciale, dal quale si ha accesso alla Pinacoteca Agnelli e alla Pista 500, aperta al pubblico dal 2022. Sul tetto della città, oggi, i visitatori possono passeggiare dove originariamente venivano collaudate le auto FIAT, tra il giardino pensile e opere d’arte, godendosi il panorama circostante. A partire dallo scorso anno, infatti, con la direzione affidata a Sarah Cosulich, la collezione Agnelli si apre al contemporaneo di artisti e artiste internazionali, chiamati ad interagire con lo spazio per realizzare opere site-specific. Il progetto espositivo all’aperto è altresì un’occasione per dimostrare una volontà di guardare all’oggi e al futuro, nonché di reinventarsi e di rivalutare un’area altrimenti inutilizzata. Il risultato è un connubio tra arte, natura e archeologia industriale, in dialogo tra loro per offrire una visita immersiva e totalizzante.
All’interno di questo paesaggio, convivono media diversi, accomunati da un unico sottotesto: entrare in relazione con lo spazio e la sua storia che, inevitabilmente, s’intreccia con quella di Torino. In quest’ottica, le tematiche ricorrenti nei lavori esposti ruotano attorno a questioni politiche e sociali, riflettendo sul contesto urbano in cui è fiorita la FIAT.
Yes to all (2007-2022) sembra riassumere perfettamente l’obiettivo di questa nuova scommessa, sottolineando sin dall’ingresso l’intento di inclusività su tutti i fronti. L’opera di Sylvie Fleury – classe 1961 – scaturisce da una presa di coscienza rispetto al gesto, ormai meccanico, di accettazione di termini e condizioni che siamo quotidianamente invitati a compiere. Un gesto che, per pigrizia o impazienza, ci spinge a ignorarne il contenuto, diventa una dichiarazione politica e fortuita metafora per esprimere la nuova visione del museo.

Nan Goldin, Monopoly Game, New York, 1980 – Courtesy l’artista e Pinacoteca Agnelli, Torino – Ph. Sebastiano Pellion di Persano
Sylvie Fleury – Yes to all – Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano__Credit Installation view Pinacoteca Agnelli Torino

The hopes and dreams of the workers as they wandered home from the bar (2005-2022) di Liam Gillick si sofferma in particolar modo sul concetto di “novità” che abbraccia la Pista 500 e tutto il complesso del Lingotto: con un manto di glitter rossi, l’artista inglese ricopre un segmento della storica rampa per le automobili, trasformandola così in un’architettura preziosa e atemporale. Come un riconoscimento esplicito dei perenni tentativi di riqualificazione, i glitter rimandano anche a una condizione onirica in cui sono custoditi sogni e speranze di chi in passato lavorava in fabbrica e camminava con il corpo e con la mente in quelle stanze e in quei corridoi. Allo stesso modo, i visitatori possono far fluttuare i propri, interagendo con l’installazione lasciando il segno, per una continuità tra passato e presente. Nan Goldin, invece, prende Monopoly Game, New York, 1980 dal proprio inventario e la pone al centro della pista, provocando un cortocircuito che mette in discussione il confine tra gioco e realtà. L’iconico tabellone immortalato su supporto fotografico, per quanto in grado di suscitare nostalgie e vecchi ricordi, in dialogo con la pista assume tutt’altro significato, perché invita a riflettere su quanto sia sottile e fragile quel confine.
Il mondo FIAT – e il mondo degli affari in generale – è, ed è stato, un mondo prevalentemente maschile, proprio come quello dell’arte. Louise Lawler parte proprio da questo parallelismo per riattualizzare Birdcalls (1972-1981), installazione sonora che riproduce in loop la sua voce nell’intento di pronunciare 28 nomi di celebri artisti uomini simulando il verso degli uccelli. Per quanto ironica possa suonare una simile interpretazione, è palese la denuncia che la Lawer porta avanti contro l’egemonia patriarcale.
Sul versante opposto riflette Die Doppelgängerin (2010-2022), una coppia di forbici spropositatamente grandi che Valie Export eleva a monumento femminile, dove la personificazione del corpo di donna avviene attraverso un oggetto a lei associato in termini di sartoria e cucito.
PISTARAMA incarna al meglio l’espressione anglosassone last but not least, in quanto ultima opera entrata nella rosa della Pista 500, dove Dominique Gonzalez-Foerster raccoglie tutti gli aspetti e le tematiche affrontate singolarmente dai colleghi e li dispone a collage sulla curva parabolica nord come una linea del tempo di 150 metri carica di riferimenti e spunti di riflessione: un manifesto per e su Torino, con un’eco internazionale.

Valie Export – Die Doppelgangerin_Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano – Credit Installation view Pinacoteca Agnelli Torino
Dominique Gonzalez-Foerster, PISTARAMA, 2023 – Commissionato e prodotto da Pinacoteca Agnelli, Torino – Courtesy l’artista e Albarran-Bourdais, Madrid; Galerie Chantal Crousel, Paris; Corvi-Mora, London; Jan Mot, Brussels; Esther Schipper, Berlin, Paris, Seoul; 303 Gallery, New York. Ph. Sebastiano Pellion di Persano
Lucrezia Calabro Visconti – Sarah Cosulich