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Pietro Consagra. Colloquio diabolico | Cortesi Gallery, Milano

Consagra in colloquio con il diavolo: bitume, legno e bronzo infiammano la Cortesi Gallery

Testo di Salvatore Emanuele

In Via Morigi 8 si respira eleganza e raffinatezza. Prima ancora di accedere allo spazio espositivo, è impossibile non notare – sulla sinistra del cortile interno – una magnifica scultura di Arnaldo Pomodoro, come se l’arte anticipasse se stessa anche fuori dalle mura. L’ambiente favorisce una fruizione concentrata e silenziosa, perfetta per addentrarsi nel mondo “incendiato” di Pietro Consagra. 

La mostra Pietro Consagra. Colloquio diabolico, a cura di Alberto Salvadori (direttore artistico della Fondazione ICA Milano e curatore di lungo corso, da Villa Medici a importanti mostre retrospettive), è un progetto che riporta al pubblico italiano un momento centrale della ricerca scultorea di Consagra, con opere rare e significative, molte delle quali viste per l’ultima volta più di sessant’anni fa. 

La scelta di presentare il lavoro di Consagra alla Cortesi Gallery nasce dalla particolare attenzione sull’astrattismo “psicologico” e alla frontalità delle opere dell’artista. Il concetto di “dialogo frontale” si riferisce ad una serie di sculture – dove fuoco e metallo si fondono in un alfabeto espressivo di pura tensione psichica – che si caratterizzano per essere osservate frontalmente, da un unico punto di vista, in un rapporto diretto e paritario con lo spettatore. Una nuova modalità di percepire la scultura che si sviluppa dagli anni ’50 in risposta alla volontà di liberare la scultura dalla sua tradizionale funzione di oggetto centrale e simbolo di potere. 

L’opera che introduce il percorso è anche il fulcro concettuale della mostra. Colloquio diabolico (1960), con il suo legno bruciato sorretto dalle nervature in bronzo, si impone frontalmente all’ingresso, generando una sorta di attrazione magnetica che obbliga lo spettatore a una pausa. Presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia nello stesso anno (dove Consagra vinse il Premio Internazionale per la Scultura). Attorno a questa aura materica, le pareti ospitano le cosiddette “opere bituminose” tempere e bitume su faesite che sembrano il negativo fotografico delle sue sculture. Più che studi preparatori, appaiono come eco su altra superficie: Fondo Bianco (1960), Fondo Grigio (1961), Fondo Bianco (1958) restituiscono una scrittura pittorica sporca e silenziosa, il bitume sembra una patina che trattiene le visioni dello scultore prima della materia.

Installation view, Pietro Consagra: Colloquio Diabolico, a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con Archivo Pietro Consagra, Cortesi Gallery Milano, 2025. Foto di Guido Rizzuti

Negli anni, Consagra rafforza la sua capacità di reinventare la scultura in un continuo rapporto empatico con la società. Nel passaggio alla seconda sala il tono si fa più narrativo. Qui, le cinque sculture in bronzo del ciclo Racconto del demonio del 1962 (foto in copertina), si allineano come capitoli di una storia oscura. Nate originariamente per Sculture nella città a Spoleto (per l’occasione dell’evento, il critico Giovanni Carandente invitò 52 tra i maggiori scultori del XX secolo ad esporre le proprie opere durante il Festival dei Due Mondi), sono qui ripresentate con una leggerezza che è solo apparente. Ogni figura sembra un idolo post-industriale, affilato e tagliente, come se fosse stato calato in una religione sconosciuta. Ad accompagnare le sculture, le fotografie di Ugo Mulas (Italsider, Savona 1962), testimoniano il rapporto tra l’artista e la produzione industriale italiana del tempo. Nella terza sala l’apparato documentario si intensifica: nuovi scatti di Mulas, un estratto video della Fondazione Ansaldo che mostra Consagra al lavoro, e l’ennesimo “fondo bianco” bituminoso che chiude il cerchio.

Più che una mostra celebrativa, Colloquio diabolico è un’incursione chirurgica dentro le ossessioni materiche e simboliche di Pietro Consagra. La curatela di Salvadori evita l’approccio museale, costruendo invece un ritmo espositivo equilibrato, che invita a una lettura empatica, emozionale ed intellettualmente coinvolgente. Cortesi Gallery, da anni impegnata nel valorizzare figure centrali dell’arte italiana del secondo Novecento, si conferma come spazio raffinato e coerente, capace di restituire profondità storica senza rinunciare a una presenza contemporanea.

Colloquio diabolico si propone come un ritorno necessario alla scultura di Consagra, alla sua sfida frontale, alla sua ossessione per la materia e per l’immagine. 

Cover: Installation view, Pietro Consagra: Colloquio Diabolico, a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con Archivo Pietro Consagra, Cortesi Gallery Milano, 2025. Foto di Guido Rizzuti

Installation view, Pietro Consagra: Colloquio Diabolico, a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con Archivo Pietro Consagra, Cortesi Gallery Milano, 2025. Foto di Guido Rizzuti
Installation view, Pietro Consagra: Colloquio Diabolico, a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con Archivo Pietro Consagra, Cortesi Gallery Milano, 2025. Foto di Guido Rizzuti