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Intervista con Petra Feriancová | An exhibition on doubt

[nemus_slider id=”58108″] English text below In contemporanea con il grande progetto espositivo dedicato alla fotografia con il maestro Garry Winogrand, il MAN di Nuoro ospita “An exhibition on doubt”, la mostra di Petra Feriancová nata dall’incontro tra Lorenzo Giusti e l’artista ad ArtVerona per il format LEVEL 0. Curata da Emanuela Manca, il progetto dell’artista […]

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English text below

In contemporanea con il grande progetto espositivo dedicato alla fotografia con il maestro Garry Winogrand, il MAN di Nuoro ospita “An exhibition on doubt”, la mostra di Petra Feriancová nata dall’incontro tra Lorenzo Giusti e l’artista ad ArtVerona per il format LEVEL 0. Curata da Emanuela Manca, il progetto dell’artista nata a Bratislava nel 1977 presenta una nuova installazione realizzata per il MAN dove introduce “uno spazio-tempo multiplo che si apre a molteplici interpretazioni, un rimescolamento di epoche e luoghi attraverso il quale riconsiderare i modi di fruizione della realtà e dell’arte.”

La mostra materializza l’idea di un’isola lontana,  utilizzando elementi esclusivamente slovacchi – oggetti d’artigianato, fotografie di folklore e feste popolari – determinati da condizioni naturali e culturali sorprendentemente simili a quelle della Sardegna (pastorizia, costumi, musica, strumenti).

ATP ha posto alcune domande all’artista —

ATP: Per la tua mostra al MAN di Nuoro, “An exhibition on doubt”, ti sei immersa nella realtà della Sardegna. Cosa ti ha affascinato di più di questo territorio ricco di storia e cultura?

Petra Feriancová: Non nella realtà, ma nell’idea sulla quale ho deciso di lavorare. Il mio punto di partenza è “non essere mai stata in Sardegna”, e ho così deciso di costruire l’immagine di una Sardegna, evitando qualsiasi riferimento legato all’esperienza o alla realtà, usando esclusivamente del materiale non avente origine dall’isola. É un concetto che porto avanti da tempo: limitarsi o deprivarsi. Questa volta, anziché partire dalle esperienze, ho lavorato con delle informazioni introdotte. Senza contare che l’entroterra sardo e veramente simile alla Slovacchia centrale.

ATP: Per la mostra hai realizzato un sovradimensionamento di oggetti e utensili. Con il mutamento di scala, hai utilizzato anche materiali diversi da quelli originali. Mi racconti come hai elaborato questo processo? Hai collaborato con maestranze artigianali?

PF: Ho solo aggiunto un’altra problematica, a cui sono interessata da tempo: l’oggetto. Volevo interrogare la sua funzione, la sua resistenza e il suo stato di relitto per caso; il nostro corpo e’ molto più vulnerabile e mortale. Gli oggetti con cui ho lavorato hanno acquistato nuove dimensioni e materiali. Sono in effetti delle repliche di strumenti, che per la civiltà rappresentano la scoperta del concetto di “utilità”. Cambiando il materiale mi sono liberata del tempo, e ho ri-ordinato anzi ho messo in disordine la cronologia delle epoche. L’età della pietra è diventata l’età del ferro, e i residui dell’uso degli oggetti sono stati eliminati dalla vernice usata grazie a dello display. Il lavoro con i piedistalli, il colore e la prassi museale è un altro tema importante in mostra, che mette in dubbio il museo come “contenitore” dell’ formazione del nostro sapere. Le collezioni museali spesso manipolano e canonizzano. Gli oggetti che vediamo in esposizione mutano il loro significato e valore.

ATP: Lo spettatore avrà la sensazione di trovarsi in un tradizionale museo etnografico che illustra vita e mestieri della Sardegna. Perché hai scelto di concepire un display di questo tipo?

PF: Ho voluto creare, all’interno del Museo, uno spazio fatto d’interni. Ci sono tante esposizioni, decisamente noiose, che mostrano interni e presentano stili di vita d’una volta, dove sparisce o muore tutto ciò che dovrebbe essere compreso come autentico. Ho voluto creare un enviroment, anche come richiamo della nostra neoavanguardia. É una mostra che necessita la presenza dello spettatore e ci sono display che sembrano casuali e fragili in contrasto con altri molto costruiti e manipolati. Assieme narrano la distorsione della realtà e creano dubbi sul nostro sapere.?Forse, con “An exhibition on doubt”, è anche uno dei miei ultimi progetti per una mostra. Ho capito che il formato “libro” è un medium migliore; comunica fisicamente e individualmente, e mi permette di non dover essere presente.

Petra Feriancova? -  An Exhibition on Doubt,   MAN Nuoro 2016 - Installation view
Petra Feriancova? – An Exhibition on Doubt, MAN Nuoro 2016 – Installation view

ATP: Il tuo intervento mette a confronto e, allo stesso tempo, avvicina elementi della cultura slovacca e quelli della Sardegna. Quali comunanze e analogie hai trovato tra i due patrimoni storico – artistici?

PF: Ciò che conosciamo come tipico e particolare è in realtà molto comune, ma rimane ugualmente tipico e particolare altrove. Alla fine c’è anche un po’ di sentimento e amarezza a dover contemplare la fine degli oggetti abbastanza recenti e funzionanti per secoli. E’ un po’ come un sommario soggettivo della storia della civiltà umana dove, ad esempio, la pietra amigdala non entra più nella mano ed e fatta da due grosse lastre di ferro battuto. Su questo esempio abbastanza esplicito metto in evidenza quanto fragile sia la nostra sicurezza del sapere ma anche dell’essere.

ATP: Per certi versi, il tuo intervento vuole minare le certezze insite sull’immaginario – o sui luoghi comuni – che definiscono determinate culture. Sin dal titolo, infatti, vuoi instillare il ‘dubbio’ sulle credenze. Mi racconti in che modo cerchi di attuale questo rovesciamento?

PF: Può essere un rovesciamento ma anche un affermazione di ciò che è ovvio; sono presenti la sovversione e il paradosso ma anche l’antagonismo. Tutto il mio lavoro si basa sulle risposte e sulle referenze della nostra conoscenza e capacità di associarle. Di fatto io guardo questo lavoro insieme al pubblico. É un continuo processo di postproduzione e ripetizione del mio immaginario con il cambiamento continuo della posizione e del modo in cui le immagini vengono ri-viste.

ATP: C’è un’opera esposta che, più di altre, racchiude il concetto basilare dell’intera mostra?

PF: La mostra e’ discorsiva, vi sono più modi e idee e molte altre interpretazioni di cui io non sono nemmeno consapevole. I miei progetti sembrano molto legati alle situazioni in cui vengono realizzati, ma in realtà ricapitolano vecchi temi, spesso riutilizzando le stesse immagini, o gli stessi lavori (anche in questo caso). Uso il materiale d’archivio come la lingua usa le parole. E parlo solo a proposito.

ATP: Temi ricorrenti della tua ricerca sono l’esplorazione dei processi di percezione del reale e di costruzione della memoria. Perché sei interessata a questi temi? Da cosa parti per elaborarli e per dargli un’espressione formale e trasmissibile?

PF: Per me è stato importante andare a Roma e viverci per un lungo periodo. La città riesce a creare delle emozioni reali. Per sei anni a Roma sentivo di dover stare sempre in giro ad assorbire, ma poi sono voluta tornare a casa, a digerire il tutto. Quella digestione non e ancora finita. Sempre di più mi rendo conto della vulnerabilità di un momento, invece della stabilità di un ricordo. Alla fine siamo guidati più dalle idee e ricordi che dai fatti. Non giudico se ciò è meglio o peggio, ma per assurdo proprio i ricordi  diventano uno stato di fatto. Ogni tanto ho una gran invidia delle persone che hanno poca immaginazione, ciò che succede in giro e troppo crudele e non riesco a comprenderlo. E forse una mia difesa cercare di creare il “mondo” basandomi sulle mie riflessioni e, in tal modo, realizzare una sorta di “scudo con la medusa”.

Petra Feriancova? -  An Exhibition on Doubt,   MAN Nuoro 2016 - Detail
Petra Feriancova? – An Exhibition on Doubt, MAN Nuoro 2016 – Detail

From 15 July to 9 October 2016, the project room of the Man Museum will host Petra Feriancová’s project entitled An exhibition on doubt, curated by Emanuela Manca.

The exploration of the processes of perception of reality and the construction of memory as well as the ways (hardly ever unambiguous) through which these take place are the recurring themes  in the work of PetraFeriancová. Through the use of diverse visual language – installations, photographs and texts – her works reflect reality in a fictitious way and raise doubts on the spatial and temporal dimensions in which the spectator moves.

In this installation created for the MAN Museum of Nuoro, the artist introduces a space-time situation that is open to multiple interpretations, a rearrangement of time periods and places through which to reconsider the ways of perceiving reality and art.

The spectator will have the feeling of being in a traditional ethnographic museum that illustrates Sardinia’s life and occupations. The objects on display will in reality be replicas of common tools on an enlarged scale and re-made by hand with materials different from those of the originals. The change in scale and material characteristics clearly render the objects as created for purely aesthetic contemplation through a process of abolishing their functional use. They become untouchable artefacts, relics, that of which one perceives the form, even before our common knowledge realizes their initial purpose.

The exhibition thus materially calls up the idea of a faraway island, using exclusively Slovak elements – handicraft objects, photographs of folklore manifestation and festivities – determined by natural and cultural conditions that are surprisingly similar to those of Sardinia (sheep breeding, folk costumes, music, tools).The artist’s aim is to demonstrate that just as our understanding and interpretation of history can be disputed, so can what appears before our eyes be persuasive even when non-existent or based on a fabrication.

Here, the typical impression of Sardinia is thus uprooted and questioned. Every representation of places is indicative of a precise reality, which in the space generated by doubt the artist succeeds in transforming into a metaphor: a process of personal interpretation that links individual experience and the mechanisms of comprehension conditioned by history and culture. Forms, images and traces of the past are received with the understanding that their original meaning has for some time been corrupted or lost, but for the very reason of this distortion of the “original” meaning the vision of reality can be questioned by redefining one’s own account of the world.

Petra Feriancová’s work was selected by the MAN Museum at the time of the ArtVerona 2015, within the framework of the Level 0 project, to which some of Italy’s most important museums of contemporary art have adhered. The exhibition has been organized with the contribution of the Slovak Art Council.

Petra Feriancová was born in 1977 in Bratislava, where she lives and works. She works mainly with texts, photographs and installations. In 2010, she was awarded the Oskar Cepan Prize for young visual artists organized by the FCS Foundation for a Civil Society, and has exhibited in many institutions, among which: Fondazione Morra Greco, (Naples, 2014), ISCP International Studio & Curatorial Program (New York, 2011) and the Brno House of Arts (2012). In 2013, she represented Slovakia and the Czech Republic at the 55th Biennial of Venice with the project titled Still the same place.

Petra Feriancova? -  An Exhibition on Doubt,   MAN Nuoro 2016 - Installation view
Petra Feriancova? – An Exhibition on Doubt, MAN Nuoro 2016 – Installation view
Petra Feriancova? -  An Exhibition on Doubt,   MAN Nuoro 2016 - Installation view
Petra Feriancova? – An Exhibition on Doubt, MAN Nuoro 2016 – Installation view
Petra Feriancova? | An exhibition  on doubt - MAN Nuoro 2016
Petra Feriancova? | An exhibition on doubt – MAN Nuoro 2016
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