Dopo l’intervista con Nicola Genovese e Agathe Rosa, è il turno di Chiara Camoni e Daniel González: quattro artisti invitato alla residenza Living Room, curata da Andrea Lerda e promossa dall’associazione Art.ur di Cuneo. Gli artisti sono stati selezionati per dialogare con quattro realtà di Cuneo legato al mondo della moda e del tessuto.
Segue l’intervista con gli artisti —
Elena Bordignon: Quest’anno le residenze del progetto Living Room si svolgono in quattro realtà cuneesi legate al mondo della moda e del tessuto. Mi raccontate in che come vi siete relazionati a un materiale duttile e altamente simbolico come il tessuto?
Chiara Camoni: Nell’ultimo anno ho lavorato sul concetto di “distruzione bella”, mettendo in atto veri e propri processi distruttivi nella creazione delle opere. Si tratta di piccole e grandi azioni dissacratorie, rivolte verso oggetti solitamente considerati preziosi e intoccabili – gioielli e porcellane – collegati alla provenienza, alla tradizione, agli stereotipi e alle eredità, soprattutto di linea femminile.
Ne sono scaturite delle performance e, distruggendo i gioielli con il fuoco, abbiamo avuto bisogno di una dotazione minima di protezione: maschera, occhiali, guanti, grembiule ignifugo.
Ho proposto questi grembiuli pieni di tasche, di un duro tessuto nero a Nicoletta, la sarta a cui eravamo associati, e piano piano li abbiamo smembrati, scuciti (distrutti?) per rimontarli in forme diverse, più simili a gilet o comunque divise, per me e i miei assistenti, Elisa Zaninoni e Lorenzo Bottari, con cui farò la performance per Living Room.
Daniel González:Il rapporto del mio lavoro con il tessuto è una danza pagana tra il linguaggio e il concetto. Ad esempio da più di 15 anni realizzo “Banner Paintings”, opere bidimensionali con paillettes cucite a mano da artigiani in Messico utilizzando la luce come materia prima. Luce che si modula cambiando la direzione della cucitura, creando effetti e riflessi completamente diversi di colori nella superficie.
Tra l’altro ho iniziato la mia carriera con un progetto d’arte applicato alla moda, nato a Buenos Aires sotto dittatura militare. “Pisquit Sunwear” produceva sculture indossabili a limited edition che poi trasferendomi a Berlino si è declinato come “Daniel González Clothes Project” dove realizzavo pezzi unici presentati in performance-sfilate.
Elena Bordignon: Sei entrato in contatto con Rossella Campisi e la sua collega Karin Holzmann del negozio Pas de Mots. Cosa ti ha affascinato del loro lavoro? C’è un aspetto della loro professione che hai riscontrato affine al tuo modo di lavorare?
Daniel González: Mi è piaciuto trovarmi all’improvviso con dei Kimono e degli stencil fatti a mano Made in Cuneo; fabulous! La mia riflessione per questo lavoro con Rosella e Karin si concentra sulle dinamiche del marketing della moda. Cambierò totalmente la facciata del negozio, creando nuove sinergie, ricontestualizzando lo spazio proponendo una nuova immagine.
Elena Bordignon: Hai dialogato con la sarta Nicoletta Giuliano di Nicouture. Cosa ti ha affascinato del suo lavoro? C’è un aspetto della sua professione che hai riscontrato affine al tuo modo di lavorare?
Chiara Camoni: Nicoletta è stata molto disponibile e accogliente. La sua casa è anche il suo laboratorio, qui spazio pubblico e privato si intersecano in maniera armonica. Mi sono sentita subito a mio agio, perché anche per me è così. Entrando da lei, più che in una sartoria mi è sembrato di entrare in un piccolo spazio di meraviglia: da dietro la porta o da sotto il tavolo uscivano valigie e scatole contenenti stoffe variopinte. Più che con un progetto definito a tavolino, abbiamo lavorato passo a passo, cercando le forme e le soluzioni nel processo in divenire. Anche questo, credo, sia un’attitudine comune a entrambe.
ATP: Mi racconti come avete vissuto questa esperienza e cosa avete deciso di realizzate per il progetto?
Chiara Camoni:Le mie performance non sono azioni teatralizzate, messe in scena. Sono più che altro dei workshop, dei brevi seminari e a volte coincidono con la realizzazione di opere collettive.
In questo caso nei tre giorni finali di Living Room finiremo di cucire i gilet stessi, che verranno poi decorati con elementi metallici, spille e bottoni, ottenuti distruggendo altri gioielli. Le persone potranno assistere e in parte partecipare al lavoro in corso. In un processo inverso, che dalla forma ritorna verso l’informe, si genera inaspettatamente altra bellezza.
La distruzione bella intreccia brandelli di vita quotidiana con i processi di creazione dell’arte, gesti e voci nel fluire di tutti i giorni insieme ad azioni invece costruite e desiderate.
La distruzione bella esprime il desiderio di trasformazione e superamento delle gerarchie preordinate, attraverso processi giocosi e irriverenti. Il segno negativo diventa positivo, senza essere contraddetto.
Daniel González: Sto producendo No Problem Disco Building un’architettura effimera che sarà appesa sul fronte del negozio e che funzionerà come una festa popolare fantastica, uno Stargate sulla facciata, proponendo un salto nell’immaginario del pubblico. Attivo lo spazio per intercambiare esperienze; creo un luogo dove incontrarci per poi attraversarlo e trovarsi con la delicata tradizione dell’artigianato sartoriale.
No Problem Disco Building funziona come una immagine futura per addentrarsi a Pas de Mots e trovarsi in un’altra dimensione, come un salto spaziale nello stesso pianeta terra “Cuneo”.