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VENEZIA 2022 — Penumbra: una mostra dal racconto dall’alba al tramonto

“E’ la nostra prima mostra. Esistiamo da due anni e, nella maggior parte dei casi, esistiamo in relazione ad altri musei e istituzioni, che ospitano opere basate sulle immagini in movimento che abbiamo commissionato o aiutato a produrre. Proprio per la natura nomade della nostra attività abbiamo sentito l’esigenza di avere un incontro con il […]

Ana Vaz, É Noite na América (It is Night in America), 2021. Three-channel video, 16mm transferred to HD, colour, sound, 44’. Co-produced by Pivô Arte e Pesquisa, and Spectre Production. Courtesy of the artist, and Fondazione In Between Art Film
Aziz Hazara, Takbir, 2022. Single-channel digital video, colour, 5.1 sound, 9’58’. Courtesy of the artist, Experimenter, and Fondazione In Between Art Film

“E’ la nostra prima mostra. Esistiamo da due anni e, nella maggior parte dei casi, esistiamo in relazione ad altri musei e istituzioni, che ospitano opere basate sulle immagini in movimento che abbiamo commissionato o aiutato a produrre. Proprio per la natura nomade della nostra attività abbiamo sentito l’esigenza di avere un incontro con il pubblico, per fare conoscere quello che facciamo e come lo facciamo. Visto che eravamo impegnati da oltre un anno e mezzo nella produzione di otto opere – che sono le otto installazioni che vedrete a Venezia – abbiamo pensato che il periodo della Biennale fosse un buon momento per rendere più tangibile quello che abbiamo fatto.”

In poche frasi Alessandro Rabottini, il direttore artistico della Fondazione In Between Art Film, motiva il grande progetto espositivo Penumbra, che sarà aperto al pubblico dal 20 aprile al 27 novembre 2022, ospitato nel Complesso dell’Ospedaletto a Venezia
Curata da Rabottini e dal curatore Leonardo Bigazzi, la mostra presenta una serie di 8 nuove video installazioni commissionate a Karimah Ashadu (1985, Regno Unito), Jonathas de Andrade (1982, Brasile), Aziz Hazara (1992, Afghanistan), He Xiangyu (1985, Cina), Masbedo (Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970, Italia), James Richards (1983, Regno Unito), Emilija Škarnulytė (1987, Lituania) e Ana Vaz (1986, Brasile). Tutte le opere sono commissionate e prodotte dalla Fondazione In Between Art Film, l’istituzione fondata e presieduta da Beatrice Bulgari. 
Il luogo che ospita il progetto è fortemente suggestivo e accattivante. L’Ospedaletto è stato eretto nel 1517 come luogo per accogliere i bisognosi. In seguito è diventato uno dei più importanti ospedali di Venezia. La struttura provvisoria fu progressivamente sostituita da reparti permanenti e da una chiesa, il cui progetto rivela l’influenza di Andrea Palladio. Nei secoli si sono avvicendate molte modifiche: dagli interventi barocchi di Baldassare Longhena sulla facciata della chiesa alle decorazioni di alcuni degli artisti più celebri del momento, tra cui Giambattista Tiepolo. In seguito, il complesso fu ampliato e ristrutturato più volte mediante discutibili interventi che hanno spesso degradato i vari ambienti.  
“Siamo partiti in modo molto spontaneo, assecondando la natura stessa del luogo che abbiamo scelto per la mostra, il Complesso dell’Ospedaletto a Venezia. Approfondendo la storia del luogo abbiamo iniziato a riflettere un po’ sull’idea che l’architettura abbia una sua potenzialità narrativa e temporale come gli stessi film e video.” Racconta Rabottini, introducendo la mostra e le motivazioni che la sostanziano.

Emilija Škarnulytė, Aphotic Zone, 2022. Single-channel video, 4K, colour, 5.1 sound, 16’. Courtesy of the artist, Erik Cordes and the Schmidt Ocean Institute, and Fondazione In Between Art Film
He Xiangyu, House of Nations, 2022. Single-channel video, 2K, colour, 5.1 sound, 28’58’’. Courtesy of the artist, and Fondazione In Between Art Film

In merito al titolo: “Abbiamo scelto Penumbra per due motivi molto semplici: uno perché la semi-oscurità è una condizione essenziale per quello che facciamo, c’è bisogno di buio affinché le immagini in movimento siano visibili; il secondo perché ci siamo resi conto che, seguendo la gestazione delle opere degli artisti, tutti stavano trattando, in modi, soggetti e linguaggi molto diversi, degli stati di passaggio tra una condizione e l’altra. Abbiamo iniziato a immaginare la ‘penumbra’ come una soglia, come un momento che preannuncia sia il nascere del giorno che l’arrivo della notte. Questa atmosfera si riflette sull’ambiguità degli stati che le opere evocano. In molto opere si trovano continui passaggi di stato, dalla finzione alla verità, dalla storia alla mitologia, dalla cura alla malattia.”

Una delle particolarità di questa mostra è la stretta collaborazione che si è creata tra i due curatori, gli artisti e lo studio che ha curato gli allestimenti: Ippolito Pestellini Laparelli con il suo studio 2050+. “Hanno fatto un lavoro molto speciale costruendo una sorta di architettura nell’architettura. L’allestimento è infatti concepito come una raccolta di parti provenienti da un corpo smembrato, che a volte valorizzano le stanze esistenti, e altre le nascondono. Lo spazio-tempo tra un film e l’altro è occupato da tenebre, squarci di luce, frammenti di strutture che fanno crollare le distinzioni tra passato, presente e futuro. Il visitatore è così immerso in un viaggio immanente attraverso un’architettura dormiente, che galleggia nel flusso inconscio dei sogni.” 

Anche il curatore Leonardo Bigazzi ha introdotto alcuni aspetti del progetto, citando la prima e l’ultima opera che aprono e chiudono il percorso espositivo. Si inizia con il lavoro dei Masbedo, Pantelleria. Una storia Vaga (2022) e si chiude con la proiezione Takbir (2022) di Aziz Hazara.
Per come abbiamo seguito e ci siamo relazionati agli artisti, una parola calzante che posso utilizzare è ‘cura’. Lo stesso Complesso dell’Ospedaletto era un luogo dove si curavano i bisognosi. Ed è una parola che connota anche la modalità con cui noi lavoriamo con gli artisti: a cominciare dalla commissione delle opere – iniziata da gennaio 2021 -, per poi seguirli passo passo, dallo sviluppo dell’idea, ai passaggi di produzione, fino alla spazializzazione dell’opera nell’ambiente espositivo che, in questa occasione, sottolineo, è stata molto importante grazie alla presenza di Studio 2050+. E’ stato un privilegio poter lavorare in modo creativo con loro mettendo in dialogo gli artisti con un terzo livello, che è quello di riflettere su come le immagini in movimento dialoghino con la natura degli spazi che le ospita.”

James Richards, Qualities of Life: Living in the Radiant Cold (2022). Featuring Daily Photos and Observational Photos (both, 2000–2007) by Horst Ademeit (1937–2010). Single-channel video, 2K, colour, stereo sound, 10’. Special thanks to Fatima Hellberg. Courtesy of the artist, the Estate of Horst Ademeit, and Fondazione In Between Art Film.
Jonathas de Andrade, Olho da Rua (Out Loud), 2022. Single-channel video, colour, stereo sound, 25’. Courtesy of the artist, Galleria Continua, Galeria Nara Roesler, and Fondazione In Between Art Film

Segue una breve sinossi delle otto opere in mostra —

Plateau (2021) di Karimah Ashadu ritrae un gruppo di minatori di stagno e i rischi di questa attività nel contesto della fine disastrosa del regime coloniale britannico. Boca Livre (Bocca libera, 2022) di Jonathas De Andrade si confronta con un gruppo di persone senza dimora riunite per un pranzo domenicale mentre si interroga su quanto l’arte possa essere uno strumento politico di narrazione speculativa. Girato a Kabul subito dopo la recente invasione dei talebani, Takbir (2022) di Aziz Hazara osserva la dimensione notturna come uno spazio denso da cui fuggire o in cui rifugiarsi. Ambientato a Berlino durante la pandemia da COVID-19, House of Nations (Casa delle nazioni, 2022) di He Xiangyu è il ritratto intimo di uno studente di origini cinesi mentre è alle prese con le sue aspirazioni e le sue incertezze esistenziali. Pantelleria. Una storia vaga (2022) di Masbedo si misura con l’eredità storica e mitologica dell’operazione Corkscrew durante la Seconda Guerra Mondiale attraverso un processo partecipativo di riscoperta che coinvolge la comunità dell’omonima isola. Untitled (Senza titolo, 2022) di James Richards unisce filmati di sistemi fognari e apparati digerenti per guardare più da vicino le dimensioni private e pubbliche del contagio, dell’igiene e della decomposizione. Aphotic Zone (Zona afotica, 2022) di Emilija Škarnulytė intreccia gli orrori della distruzione ecologica e del colonialismo in una sottile meditazione sulla sopravvivenza alle devastazioni dell’avidità umana. Infine, É Noite na América (È notte in America, 2021) di Ana Vaz è un ritratto meditativo che osserva le numerose specie che sono state salvate e che ora vivono nello zoo di Brasilia, sfidando l’ideologia della loro conservazione. 

I due curatori hanno sottolineato che Penunbra sarà accompagnata da un programma pubblico interdisciplinare curato da Bianca Stoppani e Paola Ugolini – rispettivamente editore e curatrice della Fondazione – che coinvolgerà gli artisti presenti in mostra ed espanderà il dibattito riguardo alle loro pratiche e alle immagini in movimento attraverso panel con curatori e intellettuali internazionali. 

Karimah Ashadu, Plateau, 2021. Two-channel video, colour, sound, 27’. Additional support by African Culture Fund, Mali. With thanks to Columbia Institute for Ideas and Imagination. Courtesy of the artist, and Fondazione in Between Art Film
Masbedo, Pantelleria, 2022. Single-channel video, colour, stereo sound, 19’. Courtesy of the artists, and Fondazione In Between Art Film