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Per il secondo anno consecutivo la mostra Passi Erratici, a cura di Stefano Riba, torna a dialogare con gli spazi e le collezioni del Museo Nazionale della Montagna. Nel 2014 la mostra Passi erratici – che dal 12 luglio sara? esposta in forma rivisitata nella sede di Paraloup a Rittana (CN) della Fondazione Nuto Revelli nell’ambito del progetto La scuola del ritorno – aveva esplorato, con un trekking attorno al Monviso, l’atto del camminare che, dai tempi antichi fino a oggi, ha guidato la conquista dei luoghi inesplorati e la scoperta di nuove vie, difficolta? e ambizioni. Per conoscere l’edizione 2014
L’edizione 2015 ha inaugurato 10 luglio al Museo Nazionale della Montagna di Torino e presenta i lavori degli artisti Paola Angelini, Mario Tomè, Namsal Siedlecki, Fabrizio Perghem, Giuseppe Abate e Fabrizio Prevedello e la documentazione fotografica di Vittorio Mortarotti.
CS – Passi Erratici Torino e Paraloup
Intervista con il curatore Stefano Riba.
ATP: L’anno scorso il camminare come atto per raggiungere; quest’anno l’arrivo vero e proprio è il tema della seconda edizione di “Passi Erratici”, che si svolge a 150 anni dalla prima scalata sul Monte Cervino. Così hai chiamato sette artisti a raccontare il momento di scoperta e di esplorazione di un territorio, per non dire di conquista. O forse occorrerebbe parlare proprio di conquista o impossessamento. D’altra parte negli ultimi due secoli scoprire un luogo è stato spesso sinonimo di assoggettamento alle esigenze d’interesse dell’uomo. Come pensi che l’arte riesca a interpretare, valutare e discutere un tale approccio all’ambiente?
Stefano Riba: Dalla rivoluzione industriale in avanti la scoperta dei luoghi è, come dici tu, spesso stata seguita dall’assoggettamento della natura alle esigenze dell’uomo. È anche vero che, fin da allora, sono stato proprio gli artisti, pensiamo ai romantici tedeschi e inglesi di quel periodo, a muoversi verso la ricerca e la raffigurazione delle meraviglie di una natura che iniziava a essere compromessa. Credo che ancora oggi l’arte rimanga uno degli strumenti principali di scoperta oltre che di denuncia. Il progetto di quest’anno è partito con una breve residenza in un villaggio turistico costruito negli anni Settanta a 2150 metri sul livello del mare. É una piccola cittadella di cemento costruita di fronte al Cervino e concepita come un’entità del tutto autonoma rispetto all’ambiente circostante. Ho scelto questo luogo proprio per capire come un esempio dell’egemonia umana sulla natura potesse comunque stimolare me e gli artisti a scoprire dove si nascondesse la vera anima e bellezza della montagna. Credo che i lavori in mostra siano i risultati di questa ricerca.
In generale poi, l’arte è lo strumento con cui l’uomo ha illustrato la vita e il rapporto con la natura fin dalla preistoria. È come se la necessità di rappresentare ciò che viviamo fosse scritta nei geni umani. La differenza con i nostri antenati è unicamente nel fatto che oggi gli artisti interpretano il mondo che li circonda sulla base di un presente che include stratificazioni millenarie.
ATP: Camminare è un’attività di assoluta quotidianità, ma anche (o forse proprio per questo) un tema consolidato nella pratica dell’arte: penso alle passeggiate e alle sculture di Richard Long e a Hamish Fulton che si definisce “walking artist”, o, tra gli attuali, a Luca Vitone col suo deambulare antropo-etnologico. Gli artisti da te scelti partono da queste basi? Dialogano con esse, o se ne distanziano? O cosa aggiungono?
SR: Gli artisti che ho coinvolto arrivano da provenienze, ambiti e ricerche diverse. Tomè è bellunese e arrampica da quando era bambino, Angelini e Abate sono nati e cresciuti al mare e non avevano esperienza di vita in alta montagna (la gita sulla neve del 29 aprile è stata la loro prima), Prevedello e Siedlecki vivono ai piedi delle montagne toscane (le Alpi Apuane il primo, il Monte Amiata il secondo), Perghem è nato a Rovereto sotto le falesie della Val d’Adige, Mortarotti (come me) arriva da una pianura, quella cuneese, che è circondata dalle Alpi. Ciascuno di noi è salito a Cervinia portandosi dietro il proprio rapporto e la propria visione del camminare e della montagna. Nei cinque giorni trascorsi assieme, visto che il tempo non è stato molto clemente, abbiamo avuto modo di confrontarci sulle nostre esperienze e idee e credo che questo sia stato un momento importante per avere un’anteprima degli approcci e delle visioni che sarebbero poi state presentate in mostra.
ATP: Le opere nascono dopo una breve residenza che tu e gli artisti coinvolti avete vissuto ai piedi del Cervino dal 25 al 30 aprile scorsi, in quello spazio temporale in cui la meta turistica è, eccezionalmente, priva di turisti, dopo il boom sciistico e prima del caos estivo. Come hai selezionato preventivamente gli artisti?
SR: Mi interessano la varietà di provenienze e approcci quindi ho selezionato artisti che presentassero visioni diverse attraverso tecniche diverse.
ATP: La mostra rappresenta la sezione di Arti figurative del Festival culturale “Torino e le Alpi”. Parlaci di come “Passi Erratici” si inserisca all’interno di questo programma ed interagisca con esso.
SR: Passi Erratici è una delle quattro sezioni presentate a Torino per il Festival Torino e le Alpi. A questa si aggiungono la sezione letteraria curata da Enrico Remmert, quella video curata da Jacopo Chessa e quella dedicata alle arti sceniche che è a cura del Teatro della Caduta. L’interazione è tra linguaggi artistici diversi che si confrontano per offrire una visione globale degli stimoli che arrivano dall’ambiente alpino. Oltre a queste quattro sezioni cittadine, Torino e le Alpi ha quest’anno promosso, sempre grazie alla Compagnia di San Paolo, altri dodici progetti che si svolgeranno in montagna in un territorio che va dalla Liguria alla Val d’Aosta. In uno di questi, all’interno dei festival Nuovi Mondi e la Scuola del Ritorno che si terranno a Valloriate e Paraloup in Valle Stura, sarà anche presentata una versione aggiornata di Passi Erratici 2014. Per sapere altro sugli altri undici progetti e sul programma completo del festival basta andare sul sito di Torino e le Alpi (www.torinoelealpi.it/festival-torino-e-le-alpi-2015).