ATP DIARY

Intervista con Marianna Vecellio – Paloma Varga Weisz al Castello di Rivoli

[nemus_slider id=”49492″] . . Abbandono, trauma, memoria ma anche nascita e amore: questi i temi della mostra   “Root of a Dream” dell’artista   Paloma Varga Weisz che il Castello di Rivoli ospita nelle sue sale auliche fino al 10 gennaio 2016. Curata da Marianna Vecellio, la mostra presenta complesse installazioni che oscillano da una forte […]

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Abbandono, trauma, memoria ma anche nascita e amore: questi i temi della mostra   “Root of a Dream” dell’artista   Paloma Varga Weisz che il Castello di Rivoli ospita nelle sue sale auliche fino al 10 gennaio 2016. Curata da Marianna Vecellio, la mostra presenta complesse installazioni che oscillano da una forte intensità poetica a profonde atmosfere inquietanti. A guidare il progetto curatoriale sviluppato da Marianna Vecellio, i molti riferimenti psicanalitici e la forte attenzione prestata al corpo, spesso inizio e fine della ricerca scultorea dell’artista di Düsseldorf.

 Segue l’intervista con curatrice. 

ATP: Partiamo dal titolo, “Root of a Dream”, tratto da una poesia di Paul Celan. Perché l’artista lo ha scelto e quali allusioni o metafora implica in relazione alla mostra?

Marianna Vecellio: Trarre un titolo da una poesia scritta da un poeta e intellettuale tanto complesso quanto Paul Celan non poteva non accrescere la dimensione poetica del lavoro. Paloma avrebbe potuto scegliere qualcosa da Winfried G. Sebald, da Thomas Bernhard, o da Robert Walser, scrittori che affrontano tematiche quali la memoria, il trauma e la ricerca di una propria identità esistenziale. Root of a Dream poi è suggestivo delle due nature del lavoro di Paloma, quella nostalgica, che attinge alla storia stessa dell’artista e quella onirica, nascosta, rimossa che riaffora attraverso il sogno.

ATP: Nell’introdurre la mostra, si intuiscono i temi, direi essenziali, per l’essere umano: memoria, rimosso e ritorno, ma anche “una dimensione dell’essere dolorosa e frammentata, in cui il corpo si fa porzione, l’identità travestimento e la memoria intermittenza”. Formalizzare, esprimere o semplicemente raccontare questi temi è senza dubbio una sfida. Avendo seguito da vicino l’iter della mostra, quale percorso ha compiuto l’artista per dare espressione a queste condizioni o stati d’animo?

MV: La mostra è stata realizzata a stretto contatto con l’artista, ma anche attraverso un dialogo curatoriale forte. Volevo che emergessero certe tematiche, ad esempio la relazione con la memoria; che i lavori agissero come degli specchi psicanalitici per lo spettatore, come qualcosa in cui guardarsi; ed è per questo che l’allestimento segue l’impostazione di un’opera per sala. Le sale del Castello sono misteriose e i lavori di Paloma vi si adattano alla perfezione. L’artista non ama svelare i meccanismi consci o inconsci dei suoi lavori e credo che questo abbia a che fare con la sua modalità lavorativa. Il sogno è anche un espediente che le consente di tenere nascosto il significato di molte cose o di trasformarle in qualcos’altro. Diceva Freud a proposito che nel sogno emergono i nostri desideri e le nostre paure mascherati. Possiamo aggiungere noi che il tema del camuffamento, della bambola, del gioco, del manichino e della maschera è molto forte in tutta l’opera dell’artista ed è un modo per Paloma di suggerire sensazioni senza spiegare ciò da cui esse hanno origine. Per rispondere alla tua domanda, Paloma non ama raccontare tanto del suo lavoro però poi ci mostra uomini che hanno un naso a forma di fallo o ricoperti di piaghe, donne angeliche senza ventre o volti nell’atto di trasformarsi in animale o con più occhi. Un corpo a pezzi è un corpo che sta soffrendo, o che si è fatto male, la scultura Beulenmann (Uomo con bolle), 2003, ritrae un uomo che soffre; se noi incontrassimo un uomo così per strada ne avremmo pena o lo guarderemmo con imbarazzo e curiosità. Inoltre, l’incisione invita a riflettere il tema del taglio e della ferita. Guardando queste sculture a me vengono tutte queste riflessioni.

ATP: In questa mostra al Castello di Rivoli, Paloma Varga Weisz ha racconto ed elaborato molti nessi e relazioni con la pittura e la scultura rinascimentale, così come alla cultura simbolista. In particolare, mi puoi approfondire questi rimandi ad altre epoche artistiche?

MV: L’arte rinascimentale è citata nei busti di donna, ad esempio in Birth (Nascita), 2014, che ricorda molto bene la statuaria di Francesco Laurana o le pitture di Piero della Francesca; la scultura Leiche (Cadavere), 1999, è direttamente ispirata al Cristo morto di Grünewald, mentre la Fallende Frau, Doppelköpfig (Donna che cade, con due teste), 2004 è ispirata ad alcuni disegni di Rembrandt che ritraevano l’esecuzione di una donna. Waldfrau (Donna della foresta), 2001, è direttamente ispirata a un quadro dallo stesso titolo di Friedrich Wilhelm Otto Modersohn, pittore di paesaggio tedesco vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Varga Weisz cita direttamente il quadro e ne accentua gli aspetti più conturbanti. Poi ci sono i rimandi alla metafisica di de Chirico e al surrealismo. 

ATP: Oltre alla storia dell’arte, le opere dell’artista hanno dei rimandi ad episodi del suo vissuto. Ce ne sono alcuni in particolare che si posso raccontare?

MV: L’artista è restia a raccontare il suo vissuto. Nel film Deux artists (Due artisti), 1986, la vediamo ritratta assieme al padre che si dipingono e mascherano. Il film è presentato insieme a una casa di bambola con cui giocava l’artista da piccola. Poi vi sono numerose altre memorie. La madre di Paloma era una chimica del vino e sono presenti molti accessori che usava la madre, tra questi sicuramente la botte presente nell’opera (Kleines Fass) (Senza titolo – Piccola botte), 2012 o altri elementi nel Cabinet 4 (Legno dormiente – Armadietto 4), 2015.

ATP: Assieme all’artista, avete elaborato un particolare tipo di percorso espositivo?

MV: Il percorso inizia con Waldfrau (Donna della foresta), 2001 poi si dirama in due direzioni verso le due torri del Castello. Il percorso che suggerisco, è quello di procedere verso il salotto cinese, dove è esposta Fallende Frau, Doppelköpfig (Donna che cade, con due teste), 2004 , l’opera più drammatica della mostra e proseguire verso la torre sud al cui termine s’incontra Beulenmann (Uomo con bolle), 2003. Alla conclusione di tale percorso si ritorna indietro fino alla torre opposta. Al salotto cinese è annessa la cappella e un piccolo corridoio in cui troviamo esposti alcuni disegni su carta e Bois Dormant – Cabinet 4 (Legno dormiente – Armadietto 4), 2015. Questa parte rappresenta il luogo più conturbante dell’intera mostra, poiché presenta alcune opere a soggetto erotico, linguaggio che Paloma non tocca mai in modo esplicito. E’ anche lo spazio espositivo più affollato di opere. Il percorso poi riprende con opere esposte una per sala per ritornare ad una rarefazione, rigorosa ed elegante, che lascia spazio al mistero e all’onirico.

ATP: L’artista predilige per lo più il legno nelle sue sculture. Ci sono particolari motivi per questa scelta? Ha valore simbolico ecc.

MV: A proposito del legno l’artista dice: “Intagliare è molto duro: è come sbucciare una mela di legno a cui non puoi correggere gli errori. Richiede grande sforzo fisico di immaginazione e concentrazione.”

ATP: Mi racconti un’opera in particolare, che a tuo parere sintetizza l’intero progetto o condensa appieno i temi della mostra?

MV: Personalmente amo molto Ohne Titel (Kleines Fass) (Senza titolo – Piccola botte), 2012. Si tratta di una botticella da cui fuoriescono le gambe di un bambino. La botte sembra un grande grembo che partorisce il corpo del giovane. Vi è poi il dettaglio del becco della botte che posto proprio sopra le gambe sembra ricostruirne l’identità sessuale. L’ambivalenza presente nell’opera attiva multiple interpretazioni la cui conflittualità diventa la chiave di lettura del lavoro dell’artista.

Installation view,   Paloma Varga Weisz. Root of a Dream,   Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,   October 27,   2015 – January 10,   2016. Curated by Marianna Vecellio © Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,   Rivoli,   Turin - Photo Stefan Hostettler,   VG Bild-Kunst,   Bonn
Installation view, Paloma Varga Weisz. Root of a Dream, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, October 27, 2015 – January 10, 2016. Curated by Marianna Vecellio © Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli, Turin – Photo Stefan Hostettler, VG Bild-Kunst, Bonn
Installation view,   Paloma Varga Weisz. Root of a Dream,   Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,   October 27,   2015 – January 10,   2016. Curated by Marianna Vecellio © Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,   Rivoli,   Turin - Photo Stefan Hostettler,   VG Bild-Kunst,   Bonn
Installation view, Paloma Varga Weisz. Root of a Dream, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, October 27, 2015 – January 10, 2016. Curated by Marianna Vecellio © Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli, Turin – Photo Stefan Hostettler, VG Bild-Kunst, Bonn
Paloma Varga Weisz,   Gesicht mit Geistern (Faccia con fantasmi) (Face with Ghosts),   2007 Acquarello su carta / Watercolor on paper 36 x 51 cm Collezione privata / Private collection Foto / Photo: S. Hostettler,   VG-Bild-Kunst,   Bonn Copyright the Artist; courtesy Sadie Coles HQ,   London; Gladstone Gallery,   New York; Konrad Fischer Galerie,   Düsseldorf
Paloma Varga Weisz, Gesicht mit Geistern (Faccia con fantasmi) (Face with Ghosts), 2007 Acquarello su carta / Watercolor on paper 36 x 51 cm Collezione privata / Private collection Foto / Photo: S. Hostettler, VG-Bild-Kunst, Bonn Copyright the Artist; courtesy Sadie Coles HQ, London; Gladstone Gallery, New York; Konrad Fischer Galerie, Düsseldorf