Per gli appassionati di pittura, ma non solo, oggi alla Collezione Maramotti si svolge una pubblica conversazione tra Mario Diacono (critico e gallerista) e Bob Nickas (critico e curatore indipendente, vive e lavora a New York). L’incontro si propone di analizzare le vicende della pittura degli ultimi quindici anni negli Stati Uniti e in Europa. L’appuntamento è stato organizzato in occasione dell’uscita e della distribuzione internazionale del volume di Mario Diacono Archetypes and Historicity/ Painting and Other Radical Forms 1995-2007 (edito da Silvana Editoriale) e dell’apertura della mostra La pittura come forma radicale (Painting as a Radical Form) nella Collezione, che presenterà opere di molti degli artisti discussi nella pubblicazione. Negli ultimi anni, sopratutto in Italia, il linguaggio pittorico è tornato a far parlare di se per un sempre crescente interesse, sopratutto da parte dei giovani talenti, del mezzo pittorico. Ecco allora che una raccolta di testi come quella di Mario Diacono – testi critici che hanno accompagnato le esposizioni nella sua galleria di Boston tra il 1994 e il 2007 – possono diventare un utile strumento per fare non solo un punto sullo stato della pittura contemporanea, ma possono anche tracciare delle linee ‘direzionali’ o suggestive sullo sviluppo del futuro di questo mezzo. Senza contare che questo testo è la sua terza ed ultima esplorazione dell’arte post-concettuale, insieme ai testi Verso una nuova Iconografia (1984) e a Iconography and Archetypes (2010). Dopo Minimalismo, Concettualismo, Arte Povera e Body Art, Diacono ha scommesso sulla pittura in quanto capace di non legarsi ad un tempo, ma bensì di trasformarsi e riplasmarsi confermando la sua importanza come medium espressivo sempre attuale e portatori di contenuti intrinsechi al mezzo stesso.
Il libro, dunque, diventa anche una suggestiva guida per capire e approfondite molte delle opere in mostra alla Collezione Maramotti, che con il suggestivo (e forse anche un pò provocatorio) titolo La pittura come forma radicale, invita a ripensare il gesto pittura come rivelatore di nuovi linguaggi espressivi. Un libro e una mostra che si pongono anche come una sorta di testimonianza del fitto rapporto intellettuale tra Mario Diacono e il collezionista Achille Maramotti, che ha raccolto una consistente collezioni di opere pittoriche.
In mostra opere di artisti americani, o che operano negli Stati Uniti, presenti nella Collezione Maramotti e acquisite al momento della loro prima esposizione dal collezionista Achille Maramotti, fra cui Donald Baechler, Barry x Ball, Huma Bhabha, Michael Craig-Martin, Ann Craven, Matthew Day Jackson, Ellen Gallagher, Jutta Koether, Enoc Perez, Matthew Ritchie, Tom Sachs, Jessica Stockholder, Kelley Walker, Jules de Balincourt (di quest’ultimo è stata inaugurata la mostra ieri, sabato 6 ottobre e dell’artista sarà presto pubblicata una breve intervista sulle opere esposte alla Collezione Maramotti). Oltre a questi artisti, in mostra anche le opere di Matthew Antezzo, Pedro Barbeito, David Bowes, Ann Craven, Andy Cross, Jules de Balincourt, Benjamin Degen, Steve Di Benedetto, David Dupuis, Jason Fox, Wayne Gonzales, Scott Grodesky, Nicky Hoberman, Jacqueline Humphries, Matthew Day Jackson, Jutta Koether, Damian Loeb, Christopher Lucas, Lisa Ruyter, Dana Schutz, John Tremblay, Kelley Walker, Dan Walsh, Kevin Zucker.
La pittura come forma radicale (Painting as a Radical Form) – Aperta fina al 3 febbraio 2013