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Padiglione Piemonte a Venezia | Intervista con Marianna Vecellio

Tra la miriade di eventi in laguna, anche The Piedmont Pavilion: Che tu possa vivere tempi interessanti ai piedi dei monti. Tantissimi i nomi di artisti, scrittori, pensatori, design, poeti e curatori che spaziano da Pistoletto a Gozzano, da Mollino a Ricuperati, da Perrone a Pellizza da Volpedo, ma anche Ceylan, Pinot Gallizio, Simondo, Dionisio,la […]

Vincenzo Castella Torino, 2003 archival color print 150 x 240 cm Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Tra la miriade di eventi in laguna, anche The Piedmont Pavilion: Che tu possa vivere tempi interessanti ai piedi dei monti.
Tantissimi i nomi di artisti, scrittori, pensatori, design, poeti e curatori che spaziano da Pistoletto a Gozzano, da Mollino a Ricuperati, da Perrone a Pellizza da Volpedo, ma anche Ceylan, Pinot Gallizio, Simondo, Dionisio,la Fiat 500 dal 1957,  la Fiera del Tartufo, il Barolo ecc. A cura di Marianna Vecellio, l’ esposizione regionale del ‘the best of” è ospitata nello spazio Combo Venezia al Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4878 dal 8 maggio al 20 luglio 2019.A muoversi per l’organizzazione, i ‘big’ piemontesi come il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. L’idea del Padiglione è partita da un concetto di Carolyn Christov-Bakargiev e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente dell’omonima Fondazione.

The Piedmont Pavilion presenta opere d’arte provenienti dalle Collezioni del Castello di Rivoli e della Collezione Sandretto Re Rebaudengo oltre a prodotti dell’industria e del territorio piemontese, come la Fiat 500 del 1957, la sonda orbitante TGO (Trace Gas Orbiter) della missione europea ExoMars, dispositivi ottici che hanno anticipato la nascita del cinema, ma anche una pregiata bottiglia di Barolo dalla cantina di Pinot Gallizio, un progetto d’artista degli anni cinquanta sulla Fiera del Tartufo e la storia di una rivoluzionaria macchina espresso per lo spazio.

Non poteva mancare un tocco surreale per l’organizzaizone. Il Padiglione è costruito come una pièce teatrale o come un governo immaginario.
I personaggi sono: Primo Ministro: Marianna Vecellio | Ministro della Parola: Gianluigi Ricuperati | Ministro delle Comunicazioni: Irene Dionisio | Ministro dell’Urbanistica: Ludovica Carbotta | Ministro del Mare: Renato Leotta | Ministri Senza Portafoglio: Vincenzo Castella, Lara Favaretto, Diego Perrone, Michelangelo Pistoletto

Carlo Biscaretti di Ruffia Pompa di iniezione (Injection Pump), 1941 ink drawing 36,5 x 50,5 cm Collezione disegni e stampe Carlo Biscaretti di Ruffia, Museo Nazionale dell’Automobile, Torino.
Diego Perrone Pendio piovoso frusta la lingua, 2010 nylon bristles, fiberglass, iron, acrylic finish 200 x 260 x 180 cm Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Abbiamo posto alcune domande alla curatrice Marianna Vecellio —

Elena Bordignon: Letteralmente una sfilza di artisti, scrittori, pensatori, ma anche vino, tartufi ecc. Il Padiglione del Piemonte ‘plana’ a Venezia proponendo quello che sembra essere ‘il meglio’ della città di Torino. Con che criterio hai ‘ammalgamato’ personalità, talenti ed eccellenze piemontesi per questo progetto?

M.V: L’idea è di dare forma a una sorta di wunderkammer di un area precisa geografica. Più che di Torino parliamo del Piemonte, presentando una mostra fatta di prodotti e di creatività, di arte alta e di imitazioni, all’insegna dello sconfinamento continuo dalle identità fisse sia nel senso di pratiche artistiche che di confini geografici. Vi è il desiderio di mostrare come ogni storia abbia una relazione multipla con l’ambiente in cui nasce e con le figure con cui si confronta, così tanto da aggrovigliarsi in una nuova configurazione. Non siamo individui separati, agiamo in relazione continua con ciò che ci circonda. Per questo usiamo l’espressione di compost. La mostra è un compostaggio.

E.B: Due le ideatrici del progetto, Carolyn Christov-Bakargiev, e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. E’ evidente che la loro influenza sia stata preponderante nella scelta degli artisti. Mi piace pensare al tuo ‘tocco’ curatoriale sia stato all’insegna di una sensibilità più letteraria, aperta alle citazioni di scrittori e poeti che hanno dato lustro alla storia piemontese. Mi riferisco, in particolare, al crepuscolare Guido Gozzano. Gli dai un contesto in relazione al Padiglione? Aleggia una vena crepuscolare nel Padiglione?

M.V: Carolyn e Patrizia sono due donne intelligenti e forti, è stato un onore per me ricevere il loro invito a curare il progetto. Desideravo allo stesso tempo che la mostra fosse il più possibile nelle mie corde e corrispondesse alla mia sensibilità. Volevo che fossero presenti opere importanti e allo stesso tempo toni narrativi e suggestioni letterarie; che fossero percepibili momenti e presenze storiche significative accanto a coloro ai quali gli artisti hanno guardato come in un gioco di corrispondenze, di rimandi o di sconfinamenti che, in questo caso, chiamiamo il diluvio universale.
Ad esempio Edoardo Sanguineti che ha scritto molto di Gozzano ed era amico di Carol Rama, è presente in mostra in un’immagine dello studio dell’artista che lo ritrae al suo fianco. Guido Gozzano è il poeta delle ‘buone cose di pessimo gusto’: una metafora straordinaria per spiegare chi sono i piemontesi: eccentrici e provinciali allo stesso tempo. Le liriche di Gozzano servono a narrare questo aspetto e a mettere insieme in mostra aspetti a prima vista lontani tra loro, come la sonda spaziale e il barolo, o la Fiat Nuova 500 del 1957 e un poster della fiera del Tartufo del 1955, come in una versione contemporanea di Gozzano. Non so se la mostra abbia un’atmosfera crepuscolare ma se intendiamo crepuscolare nel senso di volersi lasciare alle spalle l’aulicità delle identità forti e dei parametri di mostre inattaccabili e respirare un tono ironico, allora forse sì.

Carlo Mollino Curve successive a cristiania, 1939 silver-salt print 18 x 24 cm Courtesy Archivio Leo Gasperl presso Museo Casa Mollino, Torino
Teschio che si trasforma nella testa di Bacco (Skull that Turns into Bacchus’ Head) plate for dioptric paradox graphite and watercolor on cardboard Gran Bretagna, I quarto XIX sec. / Collezioni Museo Nazionale del Cinema – Torino. Fondo Prolo

E.B: La vocazione del Padiglione è quella di ‘valorizzare e promuovere’ l’identità contemporanea del nostro territorio. Una domanda un po’ provocatoria. Ha senso dare un’identità precisa ad un luogo, altrettanto preciso? Oggi, permeati da smisurate influenze e contaminazioni, che ragione c’è nel voler identificare che artisti, scrittori, architetti provengano da una determinata regione?

M.V: La mostra intende “valorizzare e promuovere” l’identità di una nazione che non esiste. Il paradosso di questo intento dovrebbe spiegare già di per sé il nostro approccio. Sembriamo esserci dimenticati oggi che le biennali sono nate dalle grandi mostre universali ideate per promuovere l’economia delle nazioni. Il nostro progetto intende ironizzare anche su questo aspetto. Allo stesso tempo vuole riflettere sul concetto di verità oggi, ospitando uno dei quadri più importanti della modernità ovvero Il Quarto stato di Pellizza da Volpedo rifatto però da Taner Ceylan, artista turco conosciuto iternazionalmente per la sua pittura iperrealista. Il Quarto stato è un’immagine simbolo per i movimenti democratici, in un mondo popolato di fake news che valore ha un quadro falso che parla di democrazia? Ne cambia forse il senso?

E.B Il Padiglione è costruito come una pièce teatrale, oppure come un governo immaginario. Svolgi il ruolo di Primo Ministro, il Ministro della Parola è Gianluigi Ricuperati, il Ministro delle Comunicazioni è Irene Dionisio ecc. Qual è la ragione di rendere ‘plateale’ la struttura del progetto? Carolyn Christov-Bakargiev parla di una punta di umorismo…

M.V: Assolutamente si. L’intenzione è di giocare con dei ruoli. Il significato stesso di padiglione viene dal latino papilio -onis che significa ‘farfalla’, nel senso che la pianta di un padiglione ricorda le ali aperte di una farfalla. La mostra non intende dissacrare ma offrire una osservazione della realtà che usi l’immaginazione come risorsa per l’essere umano.

TGO (Trace Gas Orbiter) Missione ExoMars, 2016 Courtesy Thales Alenia Space
ISSpresso, 2015 – Macchina espresso progettata per lo spazio – Courtesy Lavazza

E.B: Spieghi: “…un gioco, una falsa notizia, una pièce teatrale e un territorio che non esiste più come rappresentazione di un’area confinata, ma come un misuratore di esperienza”. A grandi linee, gli artisti che ruolo hanno in merito al ‘misurare esperienze’?

M.V: Gli artisti sono liberi. Attraverso le loro pratiche espandono il nostro modo di fare esperienza. 

E.B: A tuo parere, dove emerge, lo spirito del ‘Piemonte’? In un manufatto, in poche righe poetiche, in un’automobile o dove?

M.V: Per la mostra, Renato Leotta ha realizzato la nuova installazione ambientale Sole, 2019. L’opera mette in relazione tutti i lavori in mostra, illuminati dall’uso di fanali di automobili che l’artista ha recuperato nelle sfasciacarrozze di Torino. I fari riportano in luce la storia industriale del territorio che viene illuminata come da un sole di acciaio. Con questo lavoro, Leotta si sofferma sul cambiamento subito negli ultimi anni dalla città e dal suo territorio e conduce lo spettatore a ricordarne con profonda ironia il suo passato che come un fantasma riappare tra bagliori di luce e buio.

Bepi Ghiotti Inside Carol Rama #36 (Dentro Carol Rama #36), 2012-2014 fine art giclèe print 52,5 x 43 cm ca
Piero Simondo Manifesto XXV fiera del Tartufo (XXV Truffle Fair Manifesto), 1955 ink on paper 100 x 70 cm Fondazione Ferrero, Alba
Gallizio Pinot, Costant, Asger Jorn, Jan Kotik, Piero Simondo, Gallizio Jr Senza titolo (Untitled), 1956 oil and resin on masonite 155 x 75 cm Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo