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Ordet: una nuova piattaforma di produzione artistica a Milano

Prima officina, poi showroom, e ora spazio sperimentale dedicato all’arte in tutte le sue coniugazioni: apre a Milano Ordet, un luogo fisico e una piattaforma di produzione artistica e culturale che si propone di espandere il format della mostra d’arte e promuovere nuovi modelli di ricerca e trasmissione di contenuti connessi al nostro presente e futuro. […]

Prima officina, poi showroom, e ora spazio sperimentale dedicato all’arte in tutte le sue coniugazioni: apre a Milano Ordet, un luogo fisico e una piattaforma di produzione artistica e culturale che si propone di espandere il format della mostra d’arte e promuovere nuovi modelli di ricerca e trasmissione di contenuti connessi al nostro presente e futuro. Perché sono proprio i contenuti quelli che caratterizzeranno questo nuovo spazio votato alla cultura, nato da un’idea di Edoardo Bonaspetti e Stefano Cernuschi, con la collaborazione di Anna Bergamasco

Come ci racconta Edoardo Bonaspetti, Massimo Giorgetti, fondatore di Msgm, ha messo a disposizione uno spazio di 250 metri quadrati in zona Porta Romana – prima sede del marchio: “E’ stato il suo primo showroom, dunque è rimasto molto legato a quel luogo. Per coincidenza, proprio in quel periodo, stavo lavorando con Stefano a un possibile progetto espositivo e di produzione artistica. Da qui l’idea di aprire Ordet. Massimo ha sposato fin da subito il progetto, dandoci lo spazio in via Adige e diventandone sostenitore”.

In merito al nome, Ordet, è mutuato dall’omonimo film che il regista danese Carl Theodor Dreyer  ha girato nel 1955, che gli valse il Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La programmazione, diretta da Bonaspetti e Cernuschi, sarà sviluppata anche con il contributo di un development committee composto da curatori, critici e teorici internazionali: Elena Filipovic, direttrice della Kunsthalle basel, Philippe Pirotte, rettore della Staedelschule di Francoforte, Ute Meta Bauer, direttrice del Centre for contemporary arts di Singapore; Chus Martínez, direttrice dell’Art institute della Fhnw academy of art and design di Basilea, Catherine Wood, senior curator alla Tate modern di Londra, Vincenzo de Bellis, curatore al Walker art center di Minneapolis e Fernanda Brenner, direttrice di Pivô a San Paolo.

“Vogliamo portare all’interno dello spazio progetti e ricerche e stimolare riflessioni sul fare arte, in tutti i suoi aspetti, con un approccio fortemente connesso al presente e al futuro prossimo. 
Lo spazio è articolato in diversi ambienti e ci permette di presentare, attorno a un’ossatura espositiva, anche altri progetti che tocchino una serie di temi da prospettive diverse: una mostra, una presentazione di un giorno o un workshop di una settimana possono essere tutti strumenti con cui affrontare in modo trasversale alcune tematiche oggi impellenti. Ordet, dunque avrà una programmazione dinamica e inattesa. Venendo dall’editoria, è come se pensassi allo spazio come una redazione, e ai suoi contenuti come al menabò di una rivista: accanto a un tema principale, contributi diversi affrontano, da punti di vista differenti, gli stessi argomenti…”

Ordet apre domenica 5 maggio, dalle 15 alle 21, con A work in situ, una mostra personale dell’artista americano John Knight (1945, vive e lavora a Los Angeles). 

“Abbiamo scelto questo grande artista perché volevamo un progetto site specific. Knight è riconosciuto per i suoi interventi – anche radicali – sullo spazio. Volevamo iniziare la programmazione con un intervento che forte e significativo. I lavori di Knight sono dei veri e propri ‘dispositivi’ che attivano una serie di riflessioni e reazioni. La cosa più importante è quello che, attraverso la sua opera, arriva allo spettatore. L’opera può essere compresa come un ingranaggio, un dispositivo di pensiero.”

In risposta all’invito a inaugurare il programma, John Knight testerà le potenzialità del nuovo spazio con due interventi radicali e in successione. Uno lo potremo vedere il 5 maggio, mentre il secondo sarà presentato un mese dopo, nei primi giorni di giugno. 

“Non escludiamo la possibilità di presentare anche mostre con lavori storici”, continua Bonaspetti. “L’aspetto fondamentale è che tutti i progetti, presenti o passati, abbiamo un’attinenza con le urgenze del presente, cercando di incoraggiare la scoperta e la partecipazione.”

Ordet
John Knight A work in situ
preview: 5 maggio, h. 15 – 21
Dal 11 maggio – 1 giugno 2019

John Knight Another work in situ preview: 5 giugno, h. 18 – 21
Dal 6 – 29 giugno 2019
mercoledì – sabato, h. 12 – 19 e su appuntamento