I numeri sono eloquenti e indicativi. 90 milioni di euro sono i soldi investiti dalla Fondazione CRT per riconvertire l’ex polo industriale torinese OGR-Officine Grandi Riparazioni in un centro culturale multidisciplinare – mostre, spettacoli, concerti, teatro, danza, laboratori, start up, imprese innovative (“dal Big Data al gaming”) – che vuole aspirare ad un panorama internazionale, mantenendo il nome d’origine. Le dimensioni stesse sono esemplificative della grandezza del progetto: 20mila i mq dello spazio, 16 i metri di altezza, per un totale di 36mila mq complessivi. L’opening ufficiale di OGR avverrà sabato 30 settembre 2017, ma continuerà fino al 14 ottobre.
Il tutto rientra in un percorso orientato al posizionamento di Torino tra i poli culturali europei più interessanti. Quasi una “succursale” dell’unica vera metropoli italiana, Milano, da cui dista 40 minuti di treno, il capoluogo piemontese accoglie realtà artisticamente di alto livello e di buona ricerca, tra fondazioni, musei, gallerie e Artissima, la fiera d’arte contemporanea che si gioca il primato italiano con miart.
La vicinanza di OGR a Milano viene ribadita anche in sede di presentazione del progetto alla stampa: il sito è obiettivamente vicino alla Stazione di Porta Nuova e dunque facilmente raggiungibile.
Le ambizioni (e le aspettative) sono alte: il direttore generale OGR Giovanni Quaglia ha sottolineato come la riqualificazione e la riconversione di questo polo culturale si inserisca in un progetto a grande scala e ad ampio raggio per fare emergere Torino per qualità tra le prime istituzioni italiane dedicate alla cultura. A parole sue: “Vogliamo ambire a un progetto unico nel panorama nazionale ed europeo, e richiamare a nuova vita le officine come luogo di ideazione e riparazione per l’arte, la cultura, l’innovazione e la tecnologia. Le nuove OGR saranno un luogo fruibile da tutti, in cui arti e scienze possano essere forgiate e ‘riparate’ in modo dinamico”.
Tra gli obiettivi di OGR c’è anche quello, necessario e strategico, di “fare sistema” con le realtà culturali ed innovative del territorio. Dato il suo duplice orientamento di ricerca artistica e tecnologica, si intende creare a Torino una rete di scambio e mutuo confronto con tutto ciò che il palinsesto piemontese offre da anni, nell’arte, nella tecnologia, nell’innovazione, nell’enogastronomia.
Il direttore artistico di OGR è Nicola Ricciardi, curatore indipendente e critico, che in conferenza stampa ci ha raccontato, con volute e dovute reticenze, qualcosa riguardo ciò che ci aspetterà nei prossimi mesi e anni. Di seguito un estratto del suo intervento –
Il nostro obiettivo è quello di trasformare OGR in una cassa di risonanza di quello che è il territorio: le OGR sono al servizio del territorio, di quelle eccellenze già presenti a Torino. Quello che mi ha colpito di Torino è stato il numero di eccellenze già ivi presenti e la loro capacità di integrarsi e di fare sistema. Noi vogliamo prendere quel sistema e portarlo a livello internazionale. Così noi siamo andati subito a parlare con i direttori di musei, di teatri, dei centri di ricerca per spiegare come noi potevamo essere un vantaggio per loro. Un buon esempio è la complicità che stiamo portando avanti con Artissima: in quell’occasione abbiamo deciso di dare un nuovo movimento alla collezione di CRT, prendendo temporaneamente in prestito e attivando le opere ora in comodato d’uso alla GAM e al Castello di Rivoli. Abbiamo pensato di farlo creando un dialogo con un’altra importantissima collezione privata torinese, quella di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Ma vogliamo anche espandere questo dialogo fuori dal paradigma dell’arte contemporanea. E abbiamo iniziato a sondare gli interessi di altri musei, come il Museo Egizio, Palazzo Madama, il MAO. Insieme siamo riusciti a costruire un bellissimo progetto museale che mette insieme arte classica, storica e contemporanea, ma ricontestualizzandole a livello internazionale, dato che per questa mostra abbiamo chiamato tre curatori d’eccezione, Tom Eccles, che per dieci hanno a diretto il New York public art fund, Mark Rappolt, editor in chief di ArtReview, e Liam Gillick, artista di fama internazionale.
Nella comunicazione abbiamo utilizzato il termine Big Bang per definire la nostra volontà di iniziare da capo. Questo Big Bang durerà in realtà due settimane, a partire da sabato 30 settembre con una serie di concerti gratuiti aperti al pubblico, con un sistema in parte di prenotazione e in parte di lotteria, per permettere a chiunque di parteciparvi. E continuerà fino al 14 di ottobre, giorno in cui ci sarà un’altra serie di concerti gratuiti; nel mezzo ci saranno tante attività, che legano insieme i temi della musica ma anche dell’arte e dell’inclusione.
In particolare ricordo un progetto con Patrick Tuttofuoco che penserà un paesaggio per le OGR che faccia dialogare con lui e le OGR un pubblico per noi molto importante, quello dei bambini che stanno attraversando diverse difficoltà. Abbiamo coinvolto CasaOz e insieme al castello di Rivoli, alla GAM e a Fondazioni d’arte e altri soggetti che gravitano attorno all’educazione e alla formazione di bambini stiamo creando progetti e laboratori che animeranno quelle settimane di giorno, in una logica di inclusione vera e propria.
Per quanto riguarda la conformazione dello spazio espositivo, esso si strutturerà in due parti nella manica nord. Entrambe grandi 4500 mq, una sarà dedicata agli eventi (concerti, spettacoli teatrali, danza), e in quel caso la logica è stata quella di parlare molto con direttori di teatro e organizzatori di eventi per fare in modo che le OGR diventassero un’utilità per loro, per sperimentare spettacoli che magari a volte non riescono a portare a termine. L’altra parte verrà dedicata alle arti visive, con una forte componente di arte contemporanea ma non solo. La cosa fondamentale è che vogliamo creare qualcosa che sia in continua evoluzione, con un programma sempre in estensione, che continua ad evolversi e a cambiare.
Il logo di OGR è stato pensato e ideato da Studio FM Milano partendo dalla vocazione originale dell’edificio: “un luogo attraverso il quale, alla fine dell’800, la città ha gettato le basi per il proprio futuro .Due linee parallele, due binari, gli scambi ferroviari, compongono l’acronimo OGR e definiscono il linguaggio visivo dell’intero progetto, a cominciare dal sistema di icone per la segnaletica all’interno dell’edificio. I binari sono inoltre un forte simbolo di connessione ed esplorazione di luoghi diversi, proprio come le OGR: punto di partenza per un viaggio attraverso l’innovazione culturale, tecnologica e del gusto”.
Per maggiori informazioni visita il sito: www.ogrtorino.it