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Officine Malanotte — Storia di una residenza artistica ‘eccentrica’

Testo di Emma Drocco — Cinque artisti, un’azienda vitivinicola e uno spazio industriale dimenticato. Thomas Braida, Beatrice Meoni, Nazzarena Poli Maramotti, Chris Rocchegiani, Alessandro Roma sono i protagonisti della prima edizione, appena terminata, del progetto Officine Malanotte, a cura di Daniele Capra. Un successo quello di questa edizione, fatto da artperitivi, studio visit e degustazioni, che […]

Officina Malanotte, 2022, Bonotto Delle Tezze, Vazzola – Foto Nico Covre

Testo di Emma Drocco

Cinque artisti, un’azienda vitivinicola e uno spazio industriale dimenticato. Thomas Braida, Beatrice Meoni, Nazzarena Poli Maramotti, Chris Rocchegiani, Alessandro Roma sono i protagonisti della prima edizione, appena terminata, del progetto Officine Malanotte, a cura di Daniele Capra. Un successo quello di questa edizione, fatto da artperitivi, studio visit e degustazioni, che fa subito pensare ad un bis.
Tutto è stato possibile anche grazie all’azienda vitivinicola Bonotto Delle Tezze, con la sua tenuta, che ha ospitato gli artisti a Tezze di Piave, una piccola frazione nel trevigiano. Un’accoglienza invidiabile la loro, tra momenti di condivisione, come le cene con la famiglia proprietaria dell’azienda e la libertà di confrontarsi con gli spazi, alla ricerca di stimoli per la propria ricerca artistica. Patrimonio storico e modernità, due elementi chiave per il progetto che convivono già nella cantina Bonotto delle Tezze. Un edificio che comprende i vecchi tini per l’affinamento, il granaio un tempo utilizzato per allevare il baco da seta e la cantina moderna dell’architetto Toni Follina, allievo di Carlo Scarpa.

Stimolo di rigenerazione, una pagina nuova

Ma qual è stata la linfa del progetto? Officina – Malanotte, la storia industriale dell’edificio (un’ex officina meccanica per trattori) da una parte e il Borgo Malanotte, nucleo storico del paese dall’altra. Un’interessante testimonianza dello stimolo di rigenerazione che l’arte contemporanea (e l’arte tutta) porta con sé, capace di leggere i luoghi e di destinarli, senza snaturarli, ad attività nuove, una vera restituzione culturale.
Le tre settimane di residenza sono state ricche di confronti, in primis tra gli artisti e l’edificio che li ha accolti. Una macchina del tempo. Tutto nel capannone è rimasto fermo agli anni Ottanta, gli archivi degli uffici con la loro organizzazione maniacale, così come il magazzino con migliaia di ricambi e parti meccaniche.
E poi l’odore dell’officina, inconfondibile, olio e grasso, che sembra non essersi affievolito nei vent’anni passati da quando è stata abbassata la serranda dell’officina.  Relitto di un mondo che non c’è più, si respira, si tocca con mano il Veneto post-industriale nelle Officine Malanotte, quello vero (lo stesso che ha ispirato Tosatti con il suo Padiglione Italia), fatto di fatica, aspettative, desiderio di fare e quello slancio che permette di andare oltre alle incertezze del presente. 

Officina Malanotte, 2022, Bonotto Delle Tezze, Vazzola – Foto Nico Covre

Un tesoro per gli artisti, liberi di confrontarsi con gli stimoli provenienti da dentro e fuori l’officina. Ispirati anche dalla visita alla Tomba Brion di Carlo Scarpa, alla palladiana Villa Maser con i suoi affreschi del Veronese. E poi dalle migliaia di pezzi meccanici, guarnizioni di ogni forma e colore, gli uffici rimasti cristallizzati nel tempo, i trattori d’epoca. Ma soprattutto dalla nostra attualità, con le ansie e le tragedie che la cronaca racconta, dalle urgenze climatiche alla guerra in Ucraina.

I protagonisti, gli artisti

Cinque artisti che non si conoscevano, ma che hanno una caratteristica comune che ha portato Daniele Capra a sceglierli, la capacità di tradurre nel proprio lavoro (con le tecniche più disparate) il contesto che li circonda.  La mostra open studio che ha concluso la residenza ci parla di una scommessa riuscita, le opere dialogano, si intrecciano, senza mai scontrarsi, mostrano un’analisi da più punti del nostro passato, ri inserendo un luogo abbandonato nel flusso del presente.
Ogni artista ha dal primo momento individuato il proprio spazio nell’officina, attirato dalla parete di fondo ornata dal vecchio crocifisso, Thomas Braida ha trasfigurato le tragedie del presente passando giorni (e notti) a dipingere la grande tela che raffigura l’acciaieria Azovstal di Mariupol, cambiandone spesso i colori, come in un’incessante rielaborazione personale dei fatti di cronaca.
Il centro dello spazio è dominato dal colore, con le opere di Alessandro Roma, colpito dai fiori finti presenti negli uffici ha creato vibranti lavori sia sul tessuto che sulle pagine di un libro d’artista.
La natura, quella presentata in un’anonima stampa all’interno degli uffici, come nel caso di Nazzarena Poli Maramotti, diventa un nuovo soggetto, piccole parti della dozzinale opera vengono estrapolate, dandogli una nuova dignità.  Ma anche la consapevolezza della sua forza distruttrice, a cui dedica il proprio polittico Cris Roccheggiani, dopo una grandinata che durante la residenza ha distrutto gran parte del raccolto. Un museo paleontologico è ciò che ha visto Beatrice Meoni all’interno del magazzino, passando molto tempo tra ricambi meccanici, guarnizioni, studiandoli come reperti archeologici di fantasiosi animali.

Tanti gli stimoli che questo ambiente può ancora trasmettere, pronto ad accogliere una nuova residenza, trasformando Tezze di Piave, luogo in cui l’azienda Bonotto delle Tezze è cresciuta, nel centro di attività culturali, pur sempre con la ruvidezza (in cui sta in bello) che contraddistingue questi luoghi.

Officina Malanotte, 2022, Bonotto Delle Tezze, Vazzola – Foto Nico Covre