ATP DIARY

Occhi, stomaco, nervi e mano – Cabinet

Angelo Mosca, Grey Butterfly, 2010, olio su tela* Angelo Mosca, E’ facile dipingere bene un muro, difficile dipingero male, 2010, olio su tela* Gianni Caravaggio, Via dalla luce mia (la verità), 2007 Gianni Caravaggio, Cosa, 2006 Gianni Caravaggio, Agire come...

Angelo Mosca, Grey Butterfly, 2010, olio su tela*
Angelo Mosca, E’ facile dipingere bene un muro, difficile dipingero male, 2010, olio su tela*
Gianni Caravaggio, Via dalla luce mia (la verità), 2007
Gianni Caravaggio, Cosa, 2006
Gianni Caravaggio, Agire come la falce di cronos, 2008

Michele Tocca, Fire works (before it rains), 2011*
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Parte dalle speculazioni sulla materia, la piccola e intensa mostra, ‘True Matter’ – a cura di Marco Tagliafierro e Maria Chiara Valacchi, Cabinet, Milano – con il lavoro degli artisti Gianni Caravaggio e Angelo Mosca. Del primo ho scritto poco tempo fa, in merito alla sua personale alla galleria kaufmann repetto. Penso che Caravaggio abbia una particolare sensibilità nel trattare visceralmente la materia, sia essa marmo, alluminio, bronzo, talco o cioccolato. L’artista, a mio parere, è abile nel creare forme poetiche e dal forte carattere scultoreo. In questa occasione, tra le tre opere in mostra, una in particolare – Via dalla luce mia (la verità) – sintetizza la sua rara capacità di trattare un materiale durissimo come il marmo, facendolo vibrare e alleggerendo il volume con lievi e delicate ombreggiature. Il masso, composto da due tipi di marmi diversi, è colpito dall’ombra del muro giusto nella linea dove i due marmi si incontrano. L’effetto è molto affascinante e di rado vedo opere così intense.
Considerevole anche la serie di piccoli quadri di Angelo Mosca, artista che considero tra i pittori più interessanti nel panorama italiano. Coerente da sempre con la sua ricerca rivolta alla capacità della pittura di esprimere non solo forme e immagini, ma un vero e proprio linguaggio segnico, Mosca non rappresenta, ma filtra il reale in visioni opache e allusive. La densità materica dei pigmenti, fatta di sovrapposizioni tonali e leggere intensità di colore sfumato, le pennellate contorte, spezzate, esitanti suggeriscono delle rappresentazioni della realtà come pretesto, non come fine. Mosca parte dalle immagini per scomporle in una trama pittorica tutta autoreferenziale. Qui la pittura non è decisamente considerabile come un mezzo, ma bensì un ‘fine’ con un codice molto personale e originale. “Si ha bisogno, qualora ci si riesca, di una visione completa tra mente, occhi, stomaco, nervi e mano, insomma tra il corpo e tutto il resto. Giungo a dire un rapporto quasi ‘biologico’ in cui il telaio è lo scheletro, la struttura. La tela è la pelle e il colore il sangue”. Angelo Mosca
Accanto a questa doppia personale, il giovane pittore Michele Tocca con una serie di quadri decisamente promettenti, o, per essere franca, mossi da un’intenzione pittorica molto consapevole e che deve ancora dimostrare la sua forza. Ma penso che Tocca sia sulla buona strada.

* Photo Courtesy Spazio Cabinet

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