La quarta edizione di DAMA – che prende avvio da giovedì 31 a domenica 3 novembre – apre i battenti in una nuova sede. Il percorso espositivo parte da Palazzo Coardi di Carpeneto, situato in Via Maria Vittoria 26, all’angolo con la nota Piazza Carlina. Ristrutturato e riaperto da poco al pubblico questa sede ospita 11 gallerie internazionali, selezionate dal curatore Domenico de Chirico. Come le precedenti edizioni, alle gallerie e ai rispettivi artisti rappresentati, è stato chiesto di proporre progetti in dialogo con l’architettura e la storia delle sale barocche.
Alla sede principale, distante pochi minuti a piedi, Palazzo Birago di Borgaro in Via Carlo Alberto 16, ospita il Live Programme grazie alla partnership iniziata nel 2018 con la Camera di Commercio di Torino.
Cura il progetto live Elise Lammer (curatrice svizzera presso SALTS a Basilea e fondatore della piattaforma di ricerca sulla performance Alpina Huus), che ha impostato il programa sui concetti di potere e resilienza. Gli artisti invitati sono: Bekim Sébastien Krivaqa, Lonely Boys, Caroline Mesquita, Adrian Piper, Dorian Sari.
Anche quest’anno abbiamo posto alcune domande al fondatrore di DAMA, Giorgio Galotti
Elena Bordignon: Tante le novità di questa quarta edizione. Direi che la più ‘evidente’ è il cambio di sede. Dal sontuoso Palazzo Saluzzo Paesana a Palazzo Coardi di Carpeneto. Mi racconti il perché di questo cambiamento? Gli ambienti della nuova sede hanno le stesse caratteristiche (e forse anche limitazioni) della scorsa sede?
Giorgio Galotti: Il cambio di sede è stata la parte più complessa nella costruzione della prossima edizione. Abbiamo ritenuto interessante questa soluzione dopo tre anni di percorso, lo avremmo voluto fare già nella scorsa edizione ma ci siamo trattenuti per portare a termine un ciclo in cui anche il pubblico potesse rendersi conto dell’evoluzione del progetto. Le caratteristiche di DAMA sono quelle di provare a dialogare con la storia di Torino che proviene da questo tipo di ambienti ma è anche vero che essendo luoghi molto connotati sia giusto rendere il progetto sempre dinamico. Quindi per ora ci bilanceremo a questa porzione di storia della città, ricercando luoghi barocchi e affreschi rinascimentali, proteggendo ulteriormente quello che nel tempo è anche diventato un segno distintivo del progetto.
Quest’anno però è importante sottolineare che saremo in due palazzi del centro, a tre minuti a piedi l’uno dall’altro: Palazzo Coardi di Carpeneto dove saranno ospitate le gallerie, e Palazzo Birago dove prenderà forma il Live Programme dedicato a performance e video.
EB: “Selezione” sembra essere la parola d’ordine della filosofia di DAMA. Le gallerie da 13 dell’anno scorso sono diventate 11. Perché la necessità di diminuire ulteriormente le presenze? Ci sono dei ritorni e delle nuove presenze?
GG: Ci bilanciamo per forza di cose agli spazi a disposizione, in 500 metri quadrati circa questo numero di partecipanti è sufficiente per proteggere la visione curatoriale e offrire qualcosa che abbia un approccio umano, senza sovraccaricare la proposta che in quella settimana offre già moltissimo ai visitatori.
EB: Una delle caratteristiche di DAMA è quella di stimolare le gallerie e i relativi artisti proposti per dialogare con l’architettura e il passato delle sale espositive. Immagino che tu abbia seguito da vicino la selezione del curatore Domenico de Chirico. Puoi svelarmi qualche proposta site specific? O più in generale, c’è un taglio contenutistico che emerge?
GG: In realtà il mio ruolo è solo quello di dare delle linee guida per impostare la mostra, anno dopo anno, nel modo più coerente possibile. La scelta dei partecipanti è totalmente rimessa al curatore, anche perchè partecipando anche con la mia galleria credo sia opportuno lasciare spazio a Domenico nella selezione dei contenuti.
Ad ogni modo tutte le proposte saranno site specific e nell’invitare i partecipanti di questa quarta edizione siamo voluti partire da una base di amici che sono con noi da un paio d’anni, 6 su 11 per la precisione, e inserire nuovi attori provenenti da altre zone del mondo. Quest’anno abbiamo in mostra 8 nazioni su 11 gallerie presentate, con partecipazioni straordinarie come quella di Franz Kaka dal Canada e Galerie Main dall’Australia.
EB: Scompare il progetto Corte (perché?), sostituito da un progetto di video e performance sui concetti di potere e resilienza, curato da Elise Lammer, curatrice svizzera presso SALTS a Basilea. Mi introduci un po’ questo progetto?
GG: Il progetto Corte non è scomparso, quest’anno lo occupo proprio io con la mia galleria, è solo ridimensionato negli ambienti. Era nato lo scorso anno per sfruttare anche la corte del palazzo, appunto, oltre agli spazi interni. Quest’anno però la corte non era possibile utilizzarla perchè l’attuale palazzo ha appena avviato un processo di ristrutturazione che interesserà probabilmente anche gli spazi comuni in futuro, quindi per questa edizione la sezione ‘Corte’ si svilupperà sullo scalone che porta all’ingresso dell’appartamento nobiliare. Ho affidato questo lavoro ad Anders Holen, artista norvegese con cui lavoro da circa due anni, che presenterà una serie di sculture in ceramica.Rispetto al Live Programme invece, abbiamo invitato Elise Lammer dopo aver studiato la ricerca che porta avanti. Nella composizione del programma per DAMA Live si è concentrata su un nucleo di artisti a lei vicina, componendo una mostra di 3 video e due performance. Il pubblico entrando si troverà di fronte a una proiezione di Adrian Piper, sicuramente l’artista più riconosciuta, da li potranno accedere alle sale di Palazzo Birago, normalmente chiuso al pubblico perchè sede della Camera di Commercio di Torino, dove troveranno altri due video, uno di Caroline Mesquita e uno di Dorian Sari, in formato più intimo, e infine una performance dello stesso Dorian Sari con Bekim Sébastien Krivaqa che si ispira ad un famoso quadro di Goya e che prenderà forma in due momenti della settimana. Il programma poi si conclude con un concerto delle Lonely Boys il Sabato sera, nella corte di Palazzo Birago che è tra le più belle corti di Torino.
EB: Oltre alle novità di cui abbiamo accennato, ci sono altri aspetti, proposte o innovazioni che ci vuoi raccontare?
GG: No, se non quello di visitare entrambe le sedi per avere una visione completa del tipo di proposta che stiamo portando avanti.
EB: L’anno scorso ti ho chiesto in che rapporti stava DAMA con Artissima. Sostanzialmente nessun rapporto, hai dichiarato. Ci hai raccontato, però, che molte gallerie passate prima da DAMA, poi le hai ritrovate, nelle edizioni dopo, ad Artissima. La tua opinione in merito alla ‘fiera-madre’ di Torino è mutata? Ci sono state delle aperture o… vi guardate sempre a distanza?
GG: E’ un rapporto ambiguo, sarebbe bello dialogare di più per trovare un coordinamento maggiore, non tanto per noi quanto per la città e i visitatori che la raggiungono in quei giorni. Creare un sistema vuol dire anche collaborare e come ho detto sin dalla prima edizione di DAMA, noi siamo a disposizione.