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✍ Note su Untitled (2000) di Tino Sehgal

Note su Untitled (2000) di Tino Sehgal Prima italiana ’45 – 21 marzo 2014 /UOVO Performing Art Festival Testo di Jacopo Miliani C’è un po’ di frenesia all’entrata della Triennale, molti si raggruppano alla biglietteria di Uovo Festival per entrare...

Note su Untitled (2000) di Tino Sehgal

Prima italiana ’45 – 21 marzo 2014

/UOVO Performing Art Festival

Testo di Jacopo Miliani

C’è un po’ di frenesia all’entrata della Triennale, molti si raggruppano alla biglietteria di Uovo Festival per entrare a vedere un ‘vecchio’ lavoro di Sehgal.

Questo crea quell’attesa necessaria per il pubblico in sala che chiacchera davanti a un sipario aperto per diversi minuti. Finalmente calano le luci e anche il palcoscenico è oscuro, da qui emerge una figura a braccia tese. La scena si illumina e appare un danzatore completamente nudo. Dice che questa è una danza di venti minuti per il Ventesimo millennio. I suoi gesti diventano sempre più precisi, avanza leggermente, si muove, partono degli scatti corporei.

Che cosa saranno questi movimenti? Sicuramente c’è un codice espressivo, un linguaggio o forse c’è l’ostinazione di voler capire tutto quello che vediamo quando parliamo di rappresentazione. Una delle prime banali idee che mi viene in mente: a essere messa a nudo è la danza stessa. (Ripeto: osservazione banale!) Infatti se mi fossi documentato un po’ prima su quello che sarei andato a vedere, avrei saputo che Untitled 2000 si basa su delle sequenze coreografiche che hanno segnato la storia della danza contemporanea. Invece non avevo letto niente su Untitled 2000, sapevo solo che sarei stato seduto in un teatro a vedere una performance di Tino Sehgal, cosa che non mi era mai capitata prima, pur avendo assistito a diversi suoi lavori.

Il corpo e i movimenti prendono sempre più forza e il mio sguardo rimane appagato dalla tecnica perfetta del danzatore, il suo flusso corporeo, le immagini che non si fermano quasi mai e spesso si ripetono. Quel bianco corpo nudo, che a tratti presenta delle chiazze rosse di contatto, con il passare del tempo diventa sempre più unto dal sudore. Inizio a non credere a quello che mi era stato detto, i venti minuti sono già passati e lui continua a danzare. Cercando di infrangere la famosa quarta parete, Frank, il nudo danzatore, si presenta al suo pubblico, dirige lo sguardo e la parola ad alcuni spettatori. Parla in inglese e quando chiede ‘Do you understand me?’ c’è un coro di ‘Yes’. Ci parla della ripetizione e contemporaneamente gioca con le mani e le braccia ripetendo un codice ben preciso. Ci dice che Tino è in Brazile e chiede di scrivere alla sua galleria di New York se lo spettacolo ci è piaciuto. Dice che è una performance di 14 anni fa. Io inizio a non credergli, ma è normale dubitare di una rappresentazione.  Tutto si ripete dentro un teatro, ma niente è uguale a prima. Credo ai suoi gesti, non alle sue parole. A volte parla anche quando fa azioni più complesse.

I movimenti si fanno difficili lo sforzo è maggiore, alcuni si ripetono, Frank arriva a scendere dal palco con uno scatto di forza e poi ci risale affermando che è la prima volta che riesce a non sbagliare tutta la sequenza. Il suo virtuosismo non è irritante, è seducente, ma non arrogante. Si prende il cazzo e lo fa roteare. Altri movimenti, poi esce di scena.

Partono gli applausi, rientra in scena si pizzica la pancia e piscia.

‘Fountain o Fontaine’ non ricordo se lo dice in inglese o in francese, forse perché penso al Manneken-Pis e a Bruce Nauman contemporaneamente. Guardo il pubblico compiaciuto e sbigottito e penso anche a Carmelo Bene. Esco dal teatro con molte immagini nella testa, sento tra le voci della gente i nomi di Nijinski e Isadora Duncan.

Adesso, a posteriori, penso che Untitled 2000 possa essere paragonato a un saggio di storia della danza in cui l’autore si auto-cita compiaciuto e strafottente; ma nel movimento e nell’esperienza non c’è l’arroganza e la retorica del linguaggio verbale.

Vado a casa e dopo una breve ricerca su internet leggo che nel 2000 sul palco c’era Tino Sehgal.

***

Ideazione Tino Sehgal – interpretazione Frank Willens – produzione Musée de la danse / Centre chorégraphique national de Rennes et de Bretagne, diretto da Boris Charmatz – l’associazione è sostenuta da French Ministry of Culture and Communication (Regional Office of Cultural Affairs – Brittany), the City of Rennes, the Regional Council of Brittany, the General Council of Ille-et-Vilaine – l’Institut français britannico contribuisce regolarmente al finanziamento delle tournée del Musée de la danse – coproduzione Tanz im August (Berlin); Kaaitheater (Brussels); Les Spectacles vivants Centre Pompidou (Paris, France); Festival “La Bâtie” (Geneva); Bonlieu Scène nationale (Annecy) parte del progetto PACT, beneficiario di finanziamenti ERDF nel quadro del programma per la cooperazione interregionale (INTERREG IV A Francia–Svizzera)

Quattordici anni dopo il debutto, Uovo ha presentato in prima italiana (senza titolo) (2000), l’ultimo lavoro per la scena di Tino Sehgal – Leone d’oro alla Biennale di Venezia 2013, artista tra i più influenti della nuova generazione, invitato dalle più grandi istituzioni come il Guggenheim Museum, la Tate Modern, il Centre Pompidou, il MoMA. Interpretato dal danzatore americano Frank Willens, il solo rappresenta il momento di transizione nella ricerca di Sehgal dalla coreografia alle arti visive. È una sorta di galleria della danza del ventesimo secolo, come un’esposizione in un museo che voglia riflettere sul suo valore storico e sociale. La danza viene esibita nella sua teatralità, ma la sequenza coreografica non è solo una ricostruzione della sua evoluzione estetica. È un’interpretazione personale e profonda delle potenzialità della danza. Presentato oggi, (senza titolo) (2000) offre nuove, inedite prospettive interpretative e uno sguardo, anche per il mondo dell’arte contemporanea, sul percorso dell’artista.

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