Nora Schultz, Figurazione – Substituzione, installation view, Pavillon prêt-à-migrér, Lucca
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Nora Schultz inaugura con un progetto specifico pensato per Lucca e Pavillon / prêt-à-migrér che subito suggerisce la sua inclinazione a pratiche di lavoro migranti e in via di trasformazione. “Figurazione-Substituzione” si produce dall’incontro fra l’artista e il nuovo contesto per il quale riattiva informazioni riguardanti l’emigrazione lucchese tra sette e novecento, una delle cui caratteristiche era la produzione di sculture di gesso vendute poi per strada in tutto il mondo. I calchi di gesso erano portati dentro canestri o caricati su una tavola di legno chiamata galera da mettere sulla testa: un utensile che consentiva di salvaguardare le fragili figurine di gesso e di esporle per la vendita itinerante. Gli emigrati lucchesi erano anche chiamati Image sellers nell’Inghilterra dell’ottocento e la tavola di legno dove le immagini-figure venivano esposte diventa adesso il poster di Nora in quanto portatore di immagini.
Nora Schultz lavora con materiali eterogenei più spesso trovati casualmente o come ella scrive confiscati nei diversi contesti in cui opera. All’interno di installazioni post-minimaliste molto essenziali l’oggetto decontestualizzato diventa una sorta di dubbio testimone della propria storia assumendo valenze allegoriche o allusive. Una griglia di metallo comunemente usata per stabilizzare pavimenti di cemento e ripiegata in due diventa una sorta di print station: macchina per produrre sculture tridimensionali quasi mini-architetture, mattoni o moduli costruttivi.
Anche lo spazio della mostra, che viene ripartito, diventa una sorta di laboratorio migrante e provvisorio e l’installazione modello dello stesso spazio così suddiviso.
Uno spazio migrante nella sua tendenza a superare i confini della città verso l’esterno e anche display che ritraduce al presente l’immagine scomoda del migrante italiano come extracomunitario, che troviamo in certe vecchie riproduzioni razziste e ironiche nella mostra. Attraverso la sospensione dell’istanza allusiva, il lavoro dell‘artista acquisisce una sorta di potenzialità energetica che una più esplicita enunciazione avrebbe disperso. In questo modo investiga l’azione diretta dell’opera sull’osservatore, il quale viene implicato nel processo di interpretazione, all’interno di un lavoro che si costruisce talvolta come una sorta di stazione esplorativa. Un luogo dove ogni volta quella sorta di patto tra opera, artista, osservatore e contesto viene rinegoziato.
Anche lo spazio della mostra, che viene ripartito, diventa una sorta di laboratorio migrante e provvisorio e l’installazione modello dello stesso spazio così suddiviso.
Uno spazio migrante nella sua tendenza a superare i confini della città verso l’esterno e anche display che ritraduce al presente l’immagine scomoda del migrante italiano come extracomunitario, che troviamo in certe vecchie riproduzioni razziste e ironiche nella mostra. Attraverso la sospensione dell’istanza allusiva, il lavoro dell‘artista acquisisce una sorta di potenzialità energetica che una più esplicita enunciazione avrebbe disperso. In questo modo investiga l’azione diretta dell’opera sull’osservatore, il quale viene implicato nel processo di interpretazione, all’interno di un lavoro che si costruisce talvolta come una sorta di stazione esplorativa. Un luogo dove ogni volta quella sorta di patto tra opera, artista, osservatore e contesto viene rinegoziato.
Paolo Emilio Antognoli Viti
Nora Schultz, Figurazione/ substituzione
a cura di P. E. Antognoli Viti
Fino al 20 gennaio 2012
Pavillon, Lucca