Testo di Antonella Prasse —
“I wasn’t worried about the blood; the heavy rain was doing a good job at washing it away. Once he finished, I closed my eyes and returned to human form”.
La pratica transdisciplinare di Caterina De Nicola (1991, Ortona) si declina attraverso scrittura, pittura, scultura, musica, performance, un mash-up di medium galvanizzante.
La formazione ibrida dell’artista, pilotata da un primo percorso di studi in decorazione all’Accademia di Belle Arti di Brera, da un’esperienza all’Ecal di Losanna in grafica e design e dalla sua attività di Dj e produttrice musicale, la rende capace di padroneggiare tanti mezzi espressivi con disinvoltura e autenticità.
È con la sua mostra personale, Infedele, che Baleno International ha inaugurato il suo nuovo spazio a Roma. Lo spazio espositivo in via Raimondo Montecuccoli raccoglie nuove opere assemblate e organizzate direttamente in loco alcuni giorni prima dell’inaugurazione.
Atti performativi, tecniche D.I.Y., disegni e musica, Caterina De Nicola utilizza oggetti e simboli trattandoli con interventi manipolativi che inducono a un cambiamento sia nella forma che nel significato degli stessi, mettendone in discussione anche il gusto estetico, che anzi viene spesso utilizzato come veicolo di lettura delle opere.
Infedele regala un’atmosfera distopica ma familiare: finestre, schermi TV, gabbie, vetrine.
All’ingresso dello spazio Untitled (Part of Hospital for Anaemic Sounds) 2022, opera scultorea e performance sonora realizzata dall’artista con un organo degli anni ’60, rievoca il regno della musica noise e la sua estetica underground e rivoluzionaria. Tutt’intorno opere appese, disegni e tele ingabbiate alle pareti con delle strutture in metallo che abitano lo spazio esplorando il confine e il limite tra quadro e scultura.
Ferro saldato, vetro fuso, stampa fotografica, pennarelli, acrilici, sono tutte opere realizzate quest’anno: In Response to the Circumstances, Calling it-self Rational, Embodying a Variety of Roles, Showing What Negativity Can Do, i titoli delle opere rimandano a una sorta di critica al sistema o, come nel caso di The Final Fantasy, l’immagine di una realtà ideale, un sogno-cartolina ingabbiato. Le spirali in ferro nero tagliato al plasma, Extravagant Activity of Creativity, rievocano la scena rave. Quello che più affascina della pratica artistica di Caterina De Nicola è che tutti i medium utilizzati oltre a sapersi incontrare armonicamente, sembrano poter vivere anche in perfetta autonomia.
Il racconto speculativo che accompagna la mostra Degrowth Depletion è un’altra testimonianza della sua predisposizione alle narrazioni transmediali: l’artista utilizza spesso la fiction narrativa in forma scritta, caricandola di un horror drammatico e teatrale. I suoi testi diventano un medium corrosivo e derisorio della cultura occidentale dominata spesso da narrazioni catastrofiche.
La mostra, raccontata soltanto attraverso il testo scritto, è pervasa da un attitude provocatoria, un paesaggio irreale. Che significato ha l’autenticità nella dimensione post-estetica? Quanto l’idea di identità è influenzata dal gusto e dalla moda? Lo strumento chiave per indagare la pratica artistica di Caterina De Nicola risiede proprio nell’impossibilità di differenziare e analizzare i singoli oggetti, e si posiziona dunque nella relazione che si crea tra di essi attraverso l’appropriazione, la comunicazione, la narrazione “infedele” di una storia nuova, rumorosa, ribelle.