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Nicola Martini e le sublimazioni del ciclododecano

*** Si è inaugurata la settimana scorsa la personale ‘?’ di Nicola Martini al DOCVA Viafarini, a cura di Marco Tagliafierro. “?Il progetto nasce da una riflessione che trova il suo centro nella ponderazione della materia che si insinua nella materia stessa”.Significative le risposte che ha dato N.M. ad alcune domande del curatore. M.T.: “Quali […]

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Si è inaugurata la settimana scorsa la personale ‘?’ di Nicola Martini al DOCVA Viafarini, a cura di Marco Tagliafierro. “?Il progetto nasce da una riflessione che trova il suo centro nella ponderazione della materia che si insinua nella materia stessa”.
Significative le risposte che ha dato N.M. ad alcune domande del curatore.
M.T.: “Quali sono le condizioni per le quali lo spettatore entra in sintonia con il tuo lavoro?”
N.M.: “Il mio lavoro sfrutta il fruitore, nel senso che è impossibile che resti inerte, non in termini concettuali ma fisici; questo, ad esempio, recependo le risonanze e le vibrazioni e respirando le sublimazioni del ciclododecano. La massa liberata come conseguenza del processo che innesco, interagisce con le masse corporee attraverso la trasmigrazione e la compenetrazione di materia. Comunque mi interessa contribuire ad acuire la consapevolezza di ciò che avverrebbe, nell’ambito di uno spazio dato, anche non in presenza del mio lavoro”.
M.T.:”Sei solito affermare che un flusso di energia è in realtà un flusso di materia, lo dimostri attraverso il tuo lavoro?”
N.M.:”E’ il lavoro che lo dimostra. Mi considero un operaio al servizio del lavoro, è il lavoro ad avere la precedenza sul resto, è davanti a me; vive una vita propria. Io sono solo un innesto”.

Avendo visto la mostra durante l’inaugurazione, non ho sentito né vibrazioni, né risonanze né masse in movimento. Solo tanta gente che chiaccherava dentro, sopra, attorno alla grande installazione di cemento. Ci devo ritornare!

Nicola Martini e Marco Tagliafierro

Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024