Si è tenuta giovedì sera la performance Coperta d’ombra di Nico Vascellari in prima assoluta. Il luogo di svolgimento dell’esibizione è stato all’esterno della fiera, ai limiti di una serie di griglie metalliche che delimitavano il ponte che sovrastava una strada sotterranea, visibile dallo spettatore che stava in alto. Il pubblico numeroso è stato richiamato in quel luogo da un suono, che si alternava passando dal punk-metal all’Inno della gioia di Beethoven. I riferimenti da cui è partita tutta la performance, come già sapeva lo spettatore, erano rivolti a Nostalghia di Tarkovskij, in cui Domenico, quel matto di sovrumana grandezza nei suoi discorsi troppo alti per essere pienamente capiti da tutti, si erge sulla statua di Marco Aurelio e tiene un discorso sul rapporto tra pazzi e sani di mente, dandosi poi fuoco, sulle suddette note di Beethoven, davanti ad una folla sconcertata.
Qui la folla c’era, era curiosa sì (sconcertata no per fortuna), il Domenico tarkovskijano era immedesimato da un uomo, che stava seduto a cavalcioni sulla gherriglia di cemento che divide le due corsie della strada sottostante. Era tutto sospensione: non accadeva niente (lui rimane per tutta la performance in quella posizione) ma noi eravamo estremamente coinvolti. Il pubblico si accalcava sulle griglie per vedere cosa sarebbe successo.
I nostri occhi non ricevevano stimoli, ma i nostri timpani continuavano a vibrare sotto questo monologo tratto da Tarkovskij, oppure sotto l’inno di Beethoven o il punk-metal.
La performance rasentava quel clima di incomprensibile attesa che precede ogni grande gesto. Ma il grande gesto non c’è stato e il performer sceso dalla guard-rail si è fiondato al lato della strada.
Marco Arrigoni