Testo di Marta Silvi —
Delle tante iniziative dedicate alle famiglie organizzate durante le feste natalizie su Roma e Provincia, quella ospitata nel Castello di Santa Severa è unica nel suo genere, unica perché realmente a misura d’uomo, autentica, perché non necessita dell’illusione di idee strabilianti che affoghino il reale, lasciando che il reale sia ancora un mondo pieno di immaginazione.
Organizzata dall’Associazione Zip_Zone con il sostegno di LazioCrea, Regione Lazio, in un luogo già pregno di fascino e di avventure fantasticate, dove la fortezza sul mare completa l’incanto, le attrazioni “a impatto zero”, dai giochi di legno, ai saltimbanchi, al cibo artigianale, creano una cornice natalizia ben curata in felice decrescita, mentre anche l’arte si ritaglia il suo spazio con una chicca all’interno del percorso. Nella sala più nascosta del castello, situata sul perimetro che affaccia su una fetta di mare aperto, troviamo Aurora Boreale, un’istallazione dei Muta Imago – solida compagnia teatrale e progetto di ricerca artistica nato a Roma nel 2006, vincitrice due volte (2006 e 2021) del premio speciale Ubu, nonché artista residente del Teatro di Roma, nel progetto Oceano Indiano per il triennio 2019-2022. Il pubblico è catapultato in un ambiente completamente buio in cui luci, suoni, sensazioni olfattive traghettano la percezione in una narrazione astratta, quanto inaspettatamente intensa. Come il lato oscuro delle fiabe, l’istallazione accoglie lo spettatore ignaro destrutturando l’idea natalizia piacevolmente assorbita in precedenza: tanta è l’immedesimazione indotta dalla traccia sonora e dalle sollecitazioni percettive da provocare una sensazione di fastidiosa perdita di punti di riferimento, di perdita della cognizione del luogo, trasportandoci direttamente nei freddi paesaggi boreali fino in mare aperto in mezzo (forse) a un nubifragio. Il senso di spaesamento induce gran parte del piccolo pubblico ad abbandonare la sala: una nota volutamente stridente che ci rammenta la funzione paideutica dell’arte. E come ogni fiaba che si rispetti – seguendo quelle stesse funzioni teorizzate più di cento anni fa dallo studioso Vladimir Propp – attraverso il superamento dell’oscurità si conclude la prova che porterà al premio agognato e allo scioglimento della morale: riguadagnare il conforto della luce, divenuti più consapevoli del proprio stare al mondo.
Fino all’8 gennaio 2023