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Il museo immaginato. Storie da trent’anni del Centro Pecci

“Una piazza della città, dove è possibile trascorrere del tempo non necessariamente solo per visitare mostre”. É così che Cristiana Perrella, nuova direttrice del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, si immagina il futuro del Centro, un luogo sempre aperto al pubblico, non meta per brevi visite, ma una estensione della città in cui essere […]

The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

Una piazza della città, dove è possibile trascorrere del tempo non necessariamente solo per visitare mostre”. É così che Cristiana Perrella, nuova direttrice del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, si immagina il futuro del Centro, un luogo sempre aperto al pubblico, non meta per brevi visite, ma una estensione della città in cui essere protagonisti dei cambiamenti artistici e culturali del nostro tempo.
Il museo immaginato. Storie da trent’anni del Centro Pecci, a cura della direttrice, si pone come momento di riflessione per rileggere la storia espositiva del Centro e immaginare un prossimo futuro. Il Pecci è stata la prima istituzione dedicata al contemporaneo ad essere costruita ex novo, voluta fortemente dall’imprenditore Enrico Pecci come dono alla città di Prato in memoria del figlio Luigi, scomparso nel 1973.

Il percorso espositivo è suddiviso da tre elementi con cui è possibile leggere la storia del Pecci dalla sua fondazione nel 1988 ad oggi. Una timeline, realizzata dallo studio grafico Sara De Bondt, ripercorre la successione delle mostre e delle iniziative che ne hanno animato l’attività, indirizzata fin da subito a farsi interprete delle novità e del fermento culturale di quegli anni. Tra quelle ricordate da Cristiana Perrella ci sono Un’altra obiettività del 1989 che con una selezione di artisti tra cui Thomas Struth, Jeff Wall, Craigie Horsfield, ha segnato l’interesse del Centro per l’evoluzione della pratica fotografica; Artisti russi contemporanei nel 1990, che invece sottolinea l’interesse per il di porsi come centro internazionale aperto ai cambiamenti socioculturali e che accoglie la produzione di nuovi artisti, ma anche il suo coinvolgimento nella scena musicale con il Festival Delle Colline, che da quasi 40 anni celebra le diverse forme musicali e le sperimentazioni tra musica e video.

The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

Questo filo rosso che accompagna la mostra giunge fino agli ultimi anni di attività, dalla riapertura nel 2016 dopo l’ampliamento ad opera dell’architetto Maurice Nio con la mostra La fine del mondo, alle recenti mostre Mark Wallinger Mark, prima rassegna italiana dell’artista inglese e Codice Colore, omaggio alla collezione Alessandro Grassi. Il percorso espositivo è costellato da diverse sedute e tavoli, Le Tombe degli Architetti, che derivano dagli Istogrammi d’architettura (1969) di Superstudio ed invitano a fare una sosta per guardare e leggere alcuni elementi del materiale di archivio, tra cui video e cataloghi, messi a disposizione del pubblico per approfondire l’evoluzione storica e artistica del Centro Pecci. Di fronte alla timeline si trova il secondo elemento portante della mostra, una serie di grafici realizzati dal laboratorio MoSIS del Polo Universitario Città di Prato, che riportano una analisi statistica e semantica con dati forniti dall’archivio, attraverso una selezione delle parole usate dal Pecci per comunicare la propria attività.
Questi dati, esposti tutti insieme su di una unica parete, propongono una diversa lettura del Centro, non attraverso le sue opere e gli artisti che hanno camminato per i suoi spazi, ma con i numeri che descrivono le numerose opere acquisite, quello delle mostre, dei visitatori che hanno varcato l’ingresso, del budget a disposizione anno per anno, così da fornire una visione completa.

The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

A conclusione del percorso si trova il terzo elemento portante, una selezione di opere della collezione che propongono una visione d’insieme della ricerca artistica su cui si è sviluppato il Centro, come Break-Through (2016) di Thomas Hischorn e l’emblematica La spirale appare (1990) di Mario Merz, già esposte nelle mostre precedenti, ed altre non ancora esibite come I copy therefore I am (2011) di Superflex e soprattutto Work No 2833: Don’t Worry (2017) di Martin Creed, unica opera in mostra a non appartenere alla collezione.

Il museo immaginato “è un racconto in forma di auto fiction, in cui la realtà di quanto accaduto si alterna ad una visione immaginativa del museo che reinterpreta e configura il passato alla luce del presente”. Sono queste le parole con cui Cristiana Perrella descrive la passata e futura attività del Centro Pecci, prefigurando un luogo che non guarda esclusivamente alla produzione culturale, ma che vuole diventare un punto di incontro per il pubblico, incoraggiato a svolgere un ruolo attivo grazie alla riapertura di molti spazi e la messa a punto di quelle attività che ne hanno delineato l’identità fin dalla formazione, come il CID, centro di documentazione e biblioteca arricchito di nuovi dipartimenti, il cinema, serate teatrali e sale didattiche che proporranno nuovi incontri, lecture, tavole rotonde guardando ai progetti ideati a suo tempo da Bruno Munari.

Jannis Kounellis,  Senza titolo, 1985-1995 lastre di ferro, piombo, coltelli, cannelli in rame, gas, fiamme, cm 200x420 Comodato dell’Associazione Amici del Museo Pecci  Courtesy Centro Pecci. Photo Carlo Fei
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1985-1995 lastre di ferro, piombo, coltelli, cannelli in rame, gas, fiamme, cm 200×420 Comodato dell’Associazione Amici del Museo Pecci Courtesy Centro Pecci. Photo Carlo Fei
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio
The Museum Imagined. Stories from 30 years of Centro Pecci. Curated by Cristiana Perrella. Exhibition view. Courtesy Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci . Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio