ATP DIARY

‘PROGETTO MULTIPIATTAFORMA’ di Apichatpong Weerasethakul

Stasera 22 marzo, dalle ore 19.00 alle 8.00 di domani mattina,  Mysterious Objects: imperdibile appuntamento per vedere tutta la produzione di Apichatpong Weerasethakul  (in versione originale con sottotitoli in italiano). Tra i film da non perdere: Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives / Lung Boonmee Raluek Chat (Gran Bretagna / Thailandia / Germania / Francia /Spagna, […]

Stasera 22 marzo, dalle ore 19.00 alle 8.00 di domani mattina,  Mysterious Objects: imperdibile appuntamento per vedere tutta la produzione di Apichatpong Weerasethakul  (in versione originale con sottotitoli in italiano).

Tra i film da non perdere:

Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives / Lung Boonmee Raluek Chat (Gran Bretagna / Thailandia / Germania / Francia /Spagna, 2010, 113’, 35mm, col.), il lungo metraggio che si è aggiudicato la Palma d’Oro come Miglior Film al Festival di Cannes nel 2010 e Mysterious Object at Noon / Dogfahr Nai Meu Marn (Thailandia, 2000, 83’, 35mm, b/n), progetto che segna il debutto di Weerasethakul come regista di lungometraggi.

Apichatpong Weerasethakul Primitive,   2013 Vedute dell'installazione in HangarBicocca Installation views HangarBicocca Foto Agostino Osio Courtesy Fondazione HangarBicocca,   Milano
Apichatpong Weerasethakul Primitive, 2013 Vedute dell’installazione in HangarBicocca Installation views HangarBicocca Foto Agostino Osio Courtesy Fondazione HangarBicocca, Milano
Apichatpong Weerasethakul Primitive,   2013 Vedute dell'installazione in HangarBicocca Installation views HangarBicocca Foto Agostino Osio Courtesy Fondazione HangarBicocca,   Milano
Apichatpong Weerasethakul Primitive, 2013 Vedute dell’installazione in HangarBicocca Installation views HangarBicocca Foto Agostino Osio Courtesy Fondazione HangarBicocca, Milano

PRIMITIVE: IL “PROGETTO MULTIPIATTAFORMA” DI APICHATPONG WEERASETHAKUL ALL’HANGAR BICOCCA

Dei ragazzi giocano a calcio con una palla infuocata che lascia una scia luminosa potente e suggestiva. A un certo punto la palla colpisce quella che sembra essere la porta da gioco, uno schermo sul quale è proiettato il video Nabua. “L’immagine brucia”, si dissolve, e le ombre dei giovani, come fantasmi, si confondono con quelle del crepuscolo. Il titolo del video: Phantoms of Nabua. La scena rimane impressa nella mente e si ripresenta davanti ai nostri occhi man mano che ci si addentra in questa “macchina combinatoria” di suoni e immagini. Ritroviamo infatti l’elemento primordiale del fuoco in I’m Still Breathing, videoclip musicale girato dalla band pop thailandese Modern Dog a Nabua, villaggio rurale nella provincia di Isan, nel nord della Thailandia. Lo ritroviamo anche in alcuni frame della doppia proiezione verticale di Primitive – fulcro della mostra – nei quali una figura umana, un monaco, prende fuoco.

Da queste “tracce” si intuiscono quelli che sono alcuni degli elementi tipici del mondo suggestivo di Apichatpong Weerasethakul: il fuoco, appunto – con l’alternanza di buio e luce, visibile anche nei fulmini che squarciano la notte in un altro video -, la presenza di apparizioni quasi magiche, ma sempre “controllate” (che fungono da elementi di natura narrativa), come animali e fantasmi. C’è poi il frequente ricorso alla casa e alla dimensione domestica, esplorata dalla macchina da presa nelle sue caratteristiche sia interne che esterne, così come l’ossessione della finestra, elemento sul quale spesso Apichatpong posa insistentemente l’occhio.

C’è poi senza dubbio il potere evocativo della memoria collettiva e del singolo. E il ricordo che inevitabilmente riaffiora, creando un insieme di voci narranti nelle quali, elementi autobiografici, riflessioni storico-sociali e politiche sembrano innestarsi l’uno sull’altra. Anche il senso del tempo rispecchia questa visione: esso non è più lineare, bensì frammentato, e si presenta come un insieme di realtà e finzione che oscilla tra un presente speranzoso, un passato duro (il villaggio fu infatti vittima di una feroce repressione da parte del governo thailandese nel 1965, all’indomani della rivolta degli agricoltori) e un futuro incerto e forse utopico. I movimenti della camera, i tempi interni delle inquadrature e i ritmi di montaggio anomali, contribuiscono certamente alla resa costruttiva di questa sensazione.

Una metaforica navicella spaziale, una sorta di time capsule della fuga dalla realtà, ma anche un luogo di incontro, scambio e relazione, è protagonista di due video: Making of the Spaceship e A Dedicated Machine. Nel primo vediamo ragazzi, lavoratori e animali impegnati nelle varie fasi di cooperazione per la costruzione di questo strano oggetto. Un luogo nel non-luogo un po’ambiguo, una sorta di “proiezione” di quella pratica collaborativa che si è instaurata anche tra il team di Apichatpong e gli attori coinvolti, sulla scia dell’arte relazionale di Rirkrit Tiravanija.

Il secondo video, invece, mostra il vano tentativo della navicella di intraprendere un movimento ascensionale.  Questo “spazio evasivo”, nel quale sembrano proiettarsi tutte le speranze di una giovane generazione, sembra destinato al fallimento.

Suggestivi e coinvolgenti, i video presenti all’Hangar sembrano gravitare, in modo circolare, l’uno sull’altro. Penso al video retroproiettato Nabua.  Posizionato sul “confine” tra un vano e l’altro del grande spazio espositivo, esso si apre su due “scenari” differenti, se non opposti tra loro: le torri di Anselm Kiefer e quello di Primitive nella sua totalità di installazione sensoriale. Freddo e silenzio da una parte, caldo e coralità di voci dall’altra. Lo spazio della sala Shed dell’Hangar è così trasformato e può essere esperito sensorialmente nella sua totalità, senza seguire un ordine prestabilito, un itinerario dato. Ci si può sdraiare, sedere, oppure osservare le immagini mentre si cammina, facendo dialogare lo sguardo qua e là, su diversi piani e altezze, creando piani prospettici imprevedibili.

Quello che si innesta è sicuramente un nuovo modo di muoversi all’interno di un’installazione con immagini in movimento, ridisegnando una visione del tutto personale costellata di “innesti visivi”, e che sia in grado di farci riflettere sulla condizione di fruizione di quel flusso immagini, ormai davvero invasivo e proliferante.

Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero
Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero
Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero
Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero
Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero
Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero

IMMAGINI TRATTE DALLA PUBBLICAZIONE

Apichatpong Weerasethakul “Cujo – Primitive” con Edizioni Zero