E’ stato da poco reso noto il vastissimo programma delle mostre 2024-25 del Comune di Milano. Ampio spazio ai grandi nomi della fotografia e ai maestri dell’arte: Martin Parr, Brassaï, Ugo Mulas, Giuseppe de Nittis, Cèzanne, Renoir, Dubuffet e l’Art Brut, Alberto Martini, Leonor Fini, Chaïm Soutine, Leonora Carrington, Edvard Munch, Niki de Saint Phalle, Enrico Baj ecc. Non mancano anche le mostre dedicate al design od omaggi a personalità della moda come Dolce & Gabbana o della televisione, come la mostra dedicata a Mike Bongiorno o dedicate al cinema con la mostra Tim Burton’s Labyrinth alla Fabbrica del Vapore. Per il programma completo: LINK
Tra le decine di mostre proposte, c’è posto anche per una buona selezione di arte strettamente contemporanea. Siamo andate a scovarle tra il PAC e il Museo del Novecento.
Adrian Piper. Race Traitor
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Dal 20 marzo al 9 giugno 2024
Prima retrospettiva europea dell’artista afro-americana nata a New York City nel 1948 che ripercorre oltre sessant’anni di carriera, con importanti prestiti internazionali provenienti dai più prestigiosi musei europei e americani tra i quali il MoMa e il Guggenheim di New York, il MoMa di San Francisco, l’MCA di Chicago, il MOCA di Los Angeles e la Tate Modern di Londra.
Leone d’Oro alla Biennale 2015, Adrian Piper solleva domande spesso scomode sulla politica e l’identità razziale: il suo lavoro è provocatorio e chiede ai visitatori di confrontarsi con se stessi e con la società in cui vivono. La sua produzione comprende performance e interventi in luoghi pubblici, dipinti e sculture, nonché eventi e oggetti difficilmente definibili secondo i termini convenzionali della storia dell’arte.
Il fulcro della sua pratica teorica, artistica e attivista è il concetto di lotta permanente contro il razzismo, la misoginia, la xenofobia, l’ingiustizia sociale e l’odio, su tutti i fronti.
A cura di Diego Sileo
Haris Epaminonda. Futurist Drama
Museo del Novecento – Dal 10 aprile al 26 maggio 2024
In occasione di Artweek 2024 il Museo del Novecento ospita Futurist Drama, progetto site-specific dell’artista cipriota Haris Epaminonda. La mostra, promossa dalla Fondazione Henraux e a cura di Edoardo Bonaspetti, apre nella prestigiosa Galleria del Futurismo un dialogo inedito tra i capolavori del primo Novecento, una selezione di opere di Medardo Rosso – figura di riferimento per l’avanguardia Futurista – e la ricerca dell’artista.
Attraverso una serie di interventi installativi, a cavallo tra opere d’arte ed elementi espositivi, Epaminonda ci offre un viaggio simbolico ricco di possibilità, in cui le sottili tensioni tra le opere esposte, i materiali e lo spazio architettonico offrono prospettive insolite agli spettatori.
Futurist Drama si concentra su codici visivi che collegano generi, linguaggi e temporalità per offrire una riflessione articolata e poetica sulle nostre esistenze e sulle relazioni tra passato e presente.
A cura di Edoardo Bonaspetti
Masbedo – Ritratto di Città
Museo del Novecento – Dal 10 aprile al 30 giugno 2024
Il Museo del Novecento di Milano presenta Ritratto di Città, progetto di Masbedo (Iacopo Bedogni e Niccolò Massazza) a cura di Cloe Piccoli, che nasce dalla partecipazione degli artisti al bando Italian Council XI del Ministero dei Beni Culturali. Ritratto di Città, grande installazione audio- video multi-canale, parla della rinascita culturale di Milano: dalla musica elettronica dello Studio di Fonologia RAI, dalle invenzioni di Luciano Berio e Bruno Maderna, lo sguardo si allarga all’architettura, (BBPR), all’arte (Lucio Fontana), al cinema (Michelangelo Antonioni), alla grafica.
Il racconto attraversa epoche e discipline e arriva fino al contemporaneo, mettendo al centro innovazione, visione e spirito democratico di Milano.
A cura di Cloe Piccoli
Magali Reus. Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura – VII edizione
Museo del Novecento – Dal 10 aprile al 30 giugno 2024
In occasione di Art Week 2024 il Museo del Novecento presenta una mostra-focus dedicata all’artista olandese Magali Reus, a cura di Federico Giani, vincitrice della VII edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura.
Nella sua pratica Reus accumula immagini e oggetti della vita di tutti i giorni, stravolgendoli e reinventandoli attraverso la costruzione di meticolosi puzzle scultorei, nei quali il sapere artigianale si miscela con l’applicazione delle nuove tecnologie.
Abbracciando in un certo senso l’eredità dello sguardo della Pop Art sulla banalità del quotidiano, Reus isola e estrania una realtà a prima vista riconoscibile, spalancando davanti agli occhi dell’osservatore nuove prospettive di approccio e di comprensione sul mondo che ci circonda.
A cura di Federico Giani
Liliana Moro
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Da giugno a settembre 2024
Un progetto coprodotto con il Kunstmuseum Liechtenstein e in collaborazione con Magazzino Italian Art di New York. La mostra – che a Milano vede protagonista Liliana Moro nella sua città d’origine – include lavori realizzati in un arco di tempo che parte dalla fine degli anni Ottanta per arrivare a oggi con la realizzazione di nuove opere, e sceglie di approfondire un aspetto fondamentale del suo lavoro: il suono.
La pratica dell’ascolto continuo di Liliana Moro ci incoraggia ad essere attenti e ci invita a partecipare fisicamente, ma anche intellettualmente ed emotivamente. La sua produzione artistica ha conosciuto diverse fasi e ha esplorato differenti mezzi espressivi come appunto i suoni, ma anche le parole, la scultura, la performance, il disegno, il collage e il video. Le sue opere si basano spesso su oggetti e situazioni quotidiane e invitano lo spettatore a guardare oltre ciò che è solo apparentemente ovvio.
A cura di Letizia Ragaglia e Diego Sileo
Marcello Maloberti
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Da novembre 2024 a febbraio 2025
Un progetto pensato appositamente per il PAC che ripercorre l’intera produzione di Marcello Maloberti.
L’esposizione è una dedica a Milano che diventa la reale protagonista della mostra. Una dichiarazione d’amore che Maloberti volge alla città e ai suoi abitanti, un luogo carico di storia che lo ha accompagnato nella costruzione della sua carriera.
L’artista intreccia, attraverso le opere, i temi cardine della propria ricerca, creando connessioni continue che consentono ai lavori di convivere e coesistere l’uno con l’altro. Tra questi, emergono il tema della sacralità e dell’elemento spirituale, un continuo rimando al quotidiano e all’elevazione della parola scritta sotto forma di poesia. Maloberti si relaziona con il PAC utilizzando sia lo spazio esterno sia quello interno, creando un allestimento che si pone in contrasto con l’estetica modernista di Ignazio Gardella.
A cura di Diego Sileo
Shirin Neshat
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Da marzo a giugno 2025
Prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana Shirin Neshat, che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura. Nelle tormentate fotografie di donne, con il volto segnato da calligrafie in farsi o che indossano l’hijab impugnando pistole, lo sguardo della donna diventa uno strumento di comunicazione potente e pericoloso. Tramite la poesia e la calligrafia vengono esaminati concetti come il martirio, lo spazio dell’esilio e le questioni di identità. Nella sua pratica l’artista utilizza un immaginario poetico per affrontare i temi del genere e della società, dell’individuo e della collettività e del rapporto dialettico tra passato e presente, attraverso la lente delle sue esperienze di appartenenza e di esilio.
A cura di Diego Sileo e Beatrice Benedetti
Lovett/Codagnone
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Da luglio a settembre 2025
In collaborazione con Participant INC di New York, la prima mostra antologica del duo di artisti Alessandro Codagnone e John Lovett.
Il duo italo-americano, nato a Milano nel 1995, ha spaziato con il proprio lavoro dalla fotografia alla scultura, dal video all’installazione fino alla performance, medium che spesso vede protagonisti i due artisti in un ironico gioco delle parti teso a smascherare i rapporti di forza che si definiscono all’interno delle relazioni interpersonali. La loro arte esplora le dinamiche di potere e riflette su quei processi di normalizzazione in atto che castrano e soffocano le sub-culture, le pratiche di dissenso, l’affermarsi del soggettivo. A sei anni dalla morte di Codagnone, la mostra sarà un’occasione unica per capirne la rilevanza nel panorama artistico e l’influenza sulle generazioni successive a loro.
A cura di Diego Sileo