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Annette Messager at Villa Medici, Rome | Interview with Chiara Parisi

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Il titolo dell’intera rassegna, UNE, è mutuato da un semplice dato di fatto: non una, articolo singolare femminile, ma une, plurale femminile – una licenza grammaticale – per sintetizzare un progetto che raccoglie le ricerche di alcune tra le più importanti artiste internazionali degli ultimi anni. L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, grazie all’impulso della sua direttrice Muriel Mayette-Holtz, ha dato avvio a un nuovo ciclo di mostre d’arte contemporanea, interamente curato da Chiara Parisi.
Pochi giorni fa ha aperto il ciclo la mostra Messaggera di Annette Messager (1943), Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 2005 e omaggiata l’anno scorso con il prestigioso Praemium Imperiale International Arts Award per la scultura. Dopo questa prima grande rassegna (visitabile fino al 23 aprile 2017), che raccoglie alcune delle opere più significative della lunga carriera dell’artista – in parte ideate appositamente per Villa Medici – seguiranno a maggio le mostre di Yoko Ono e Claire Tabouret, mentre in ottobre sarà presentato il dialogo tra Camille Claudel e Elizabeth Peyton e, all’inizio del 2018, la personale di Tatiana Trouvé.

Stabilendo una fitta trama di relazioni con gli spazi di Villa Medici, Annette Messager ha ideato un percorso originale e suggestivo tra gli ambienti interni e gli spazi all’aperto del complesso architettonico situato sulla collina del Pincio. La traccia su cui l’artista ha articolato l’intera mostra è l’esplorazione delle rivolte di cui le donne sono protagoniste, per rovesciare le paure e i pregiudizi in atti di forza e riscatto.
Dalla Fontana della loggia nel giardino all’Atelier di Balthus, dalle gallerie interne agli ampi saloni, l’intera Villa Medici si anima di opere-creature che prendono forma dalla sua appassionata immaginazione, tutte realizzate appositamente per la mostra.

Segue l’intervista con la curatrice Chiara Parisi  —

ATP: Con la mostra di Annette Messager prende avvio a Villa Medici il nuovo ciclo di mostre d’arte contemporanea, “Une”, interamente curato da te. Mi introduci il taglio tematico che darai al programma? Quali saranno le sue particolarità?

Chiara Parisi: Questo programma è nato su invito e dall’incontro con la direttrice di Villa Medici, Muriel Mayette-Holtz, la cui visione generosa e vitale è stata un forte incentivo. Una visione molto contemporanea su come animare un’istituzione pubblica. Nelle nostre discussioni era presente il ruolo della donna nella creazione, così come nella vita politica e nel quotidiano, e nello stesso abbiamo anche discusso sull’essere straniera nel paese dove si lavora. Da anni avevo il forte desiderio di presentare al pubblico il lavoro di Annette Messager, Tatiana Trouvé, Elizabeth Peyton, Yoko Ono, e più recentemente Claire Tabouret, la più giovane di tutte loro. Da questo plurale femminile è nato un singolare femminile, il programme Une. Il nostro desiderio non è tanto quello di dimostrare il ruolo delle donne nella creazione artistica – sarebbe ovvio e naturale nonostante che molte battaglie rimangano ancora aperte – ma di far vivere al pubblico dei progetti, così forti, radicali e impegnati. Il fatto che siano state ideate da donne non deve essere la sola chiave di lettura; sono donne artiste, ognuna alla testa di un combattimento diverso, visto che non hanno la stessa storia. È la loro unicità che mi ha guidata nel presentarle.

ATP: Dopo questa prima mostra, quali altre artiste hai invitato all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici? Con quali motivazioni?

CP: Yoko Ono con Claire Tabouret, Elizabeth Peyton con Camille Claudel e Tatiana Trouvé, che ci sta preparando delle sorprese; non saranno più delle mostre personali ma delle collaborazioni con altri artisti. Durante le nostre discussioni sono nate nuove opportunità, nuove combinazioni: Yoko Ono e Claire Tabouret, Elizabeth Peyton in dialogo con le opere di Camille Claudel. Annette Messager ha giocato con il grande fantasma della Villa, l’immaginario di Balthus. E Tatiana Trouvé sta immaginando un dialogo con un’altra artista.

ATP: La mostra che curi di Annette Messager ha un titolo che gioca con il suo cognome, “Messaggera”. Mi racconti come l’artista si cala nei panni della ‘messaggera’? Quale senso dare a questo titolo? 

CP: Questo titolo è anche la somma di storie e coincidenze che convergono. Durante la nostra prima visita a Villa Medici, Annette, che aveva già passato molto tempo in Italia, incluso quello alla Biennale di Venezia e anche alla Villa, era divertita all’idea che il suo cognome comparisse nel quotidiano romano “Il Messaggero”. E ha realizzato che in italiano si aggiunge una “g”. Nella mostra, proprio nello snodo tra l’interno e l’esterno, c’è la statua di Hermes/Mercurio, che si innalza sui giardini, e Annette l’ha trasformata, di modo che ora lui brandisca una parrucca, uno scalpo. Il “messaggero degli dei” diventa un “portatore di rivolta” e, da questo punto di vista, il titolo assume un significato particolarmente calzante.

Annette Messager, Sexe au repos, 2009 - Villa Medici, Rome - Photo Giorgio Benni
Annette Messager, Sexe au repos, 2009 – Villa Medici, Rome – Photo Giorgio Benni

ATP: Come racconteresti, brevemente, l’attitudine ‘punk’ dell’artista? Quali sono i tratti della sua ricerca che, a tuo parere, sono da considerare anticonformisti e provocatori?

CP: Adoro il modo in cui Annette trasforma il corpo femminile in un emblema da vivere in qualsiasi momento della vita. In questo senso la “carta da parati-utero”, che ha installato nello studio di Balthus, è particolarmente forte: si arriva in un luogo convinti che ciò che vediamo, al primo impatto, sia un motivo floreale, e avvicinandosi si scopre che è un organo femminile. Sulla parete opposta, un capolavoro ambiguo: una piccola bambola raffigurante la Monna Lisa che porta lo slogan “Non c’è Dio nel mio utero”.
Annette non è solo una grande artista, ma una personalità forte e schietta, una donna che non vorresti mai lasciare, grazie alla sua volontà di essere libera, sempre con umorismo.

ATP: L’artista, per questa importante mostra, ha studiato un percorso “originale e onirico”. Nel confronto con l’architettura rinascimentale di Villa Medici, come ha pensato di strutturare il percorso dell’esposizione? Ci sono delle opere installate in stretta relazione con gli ambienti?

CP: In primo luogo penso che Annette avesse già la sua idea della città, ne aveva fatto l’esperienza la prima volta che arrivò in Villa invitata dai suoi amici pensionnaires, Anne e Patrick Poirier, e gli incontri che fece qui all’epoca, come ha vissuto, e poi c’e’ stata la sua partecipazione alla mostra sui Giardini nel 1998 invitata da Hans Ulrich Obrist: i giardini dove ha lavorato con le Niobidi e il Parnaso. E poi, c’è ancora l’immaginario italiano e la sua profonda conoscenza delle storie di Pinocchio di Collodi, ma c’é’ anche Dante che si mescola con Virginia Woolf… E con tutto questo in mente, ha profondamente modificato ogni classicismo, ha animato i giardini con animali, e ha fatto “esplodere” la fontana con un rito di serpenti. C’è certamente una storia raccontata qui, la sua. Ed è proprio la sua visione, di come lei ha fatto esperienza di Villa Medici oggi, un luogo che combina leggerezza e contenuto.

ATP: La Messager ha concepito delle opere appositamente per la mostra? Quali? 

CP: Tutti i lavori in esterno sono produzioni recenti e site-specific che riportano alla storia e all’architettura della Villa, siano essi la Fontana di Serpenti su piazzale, gli Animali che popolano i giardini alla francese o la “Balthuterus Mona Lisa” e la “carta da parati-utero”, che ha posizionato nello studio dove Balthus dipingeva per ore.
Nei saloni, ha nuovamente enfatizzato la “classicità” con l’installazione “Eux et Nous” nata in origine per il Palais de Papes di Avignone o “Histoire des traversins”, il lavoro che era stato presentato ala Biennale di Venezia.

ATP: Nell’Atelier di Balthus l’artista ha pensato un’installazione dai toni decisamente provocatori. Quali tematiche affronta e qual è il tuo punto di vista su questi lavori?

CP: Nello studio di Balthus, Annette ha usato uno degli slogan delle Femen, il famoso “Non c’è Dio nella mia vagina”. Essere una donna, è una lotta che la Messager ha precorso, la prima donna francese ad aver ottenuto una retrospettiva al MoMA di New York nel 1995, la prima donna a rappresentare la Francia alla Biennale di Venezia nel 2005 e, inoltre, la prima ad aver vinto il Leone d’oro…

ATP: Da sempre l’artista si è posta decisamente contro la visione ‘virile’ dominante nel sistema dell’arte. Tra le tante tematiche affrontate dall’artista emergono temi forti e conflittuali?

CP: Negli anni ’70 è stata trattata da strega, quando tagliava le sue sculture fatte di corpi a pezzi, svuotava le viscere di animali impagliati, metteva teste di argilla alle bambole, creava animali ibridi, mescolava teste e corpi, dava la vita a organi creati da lei stessa. Questa attività metamorfica è tra i vari aspetti del suo lavoro in mostra a Villa Medici, come in un mondo reale fatto in apparenza di meravigliose storie di fate e streghe, a volte utilizzando un connubio ibrido di pittura e fotografia, come nel caso della sublime opera intitolata “Pêché”.

Annette Messager, La Messaggera - Villa Medici_2017, installation view - Photo Giorgio Benni
Annette Messager, La Messaggera – Villa Medici_2017, installation view – Photo Giorgio Benni

Annette Messager at Villa Medici

Until April 23, 2017  the French Academy in Rome – Villa Medici will host the first solo exhibition in Italy by Annette Messager, one of the most famous, innovative and non conformist French artists on the contemporary art scene.
Internationally speaking the exhibition is already looking like one of the big cultural events of the season. Titled Messaggera, the show combines the most remarkable works of a prestigious career with new ones specially created for the Villa.
With Annette Messager, and at the instigation of director Muriel Mayette-Holtz, the French Academy in Rome – Villa Medici is initiating Une, its new series of contemporary art exhibitions, curated by Chiara Parisi: women artists internationally famed as contemporary icons will be presenting major shows with works for the most part not seen in Italy before. Each exposition will highlight the expressive force of the artist’s project and their vision.

We asked some questions to the curator Chiara Parisi —

ATP: It is with Annette Messager that you start a new cycle of exhibitions of contemporary art at Villa Medici, entitled Une. Could you tell us a few words about this program you’ve conceived, with its points of view and its characteristics? 

Chiara Parisi: This program was born following the invitation of and the meeting with Muriel Mayette-Holtz, whose vision, both generous and vital, transported me. A very contemporary vision on how to radiate a public institution. In our discussions, there was this posture of being a woman in creation, as in daily life, and in parallel a foreigner to the country where she works. Meanwhile, I had this strong desire to present to the public the work of Annette Messager, Tatiana Trouvé, Elizabeth Peyton, Yoko Ono, Claire Tabouret. From this plural feminine was born a singular feminine. Our desire is not so much to demonstrate the role of women in artistic creation – it is obvious and natural even if many battles remain open – but it was above all to be able to show to the public these proposals, so strong, radical and engaged. The fact that they were carried out by women, it is not a theme; and they are not part of the same story, rather it is their uniqueness that led me to present them.

ATP: Can you already tell us who are the artists that will intervene throughout your program?

CP: As I said, first, they are artists in their individuality, which resulted in this program. So we will follow naturally the exhibitions of Yoko Ono, Elizabeth Peyton, Tatiana Trouvé who are perhaps preparing a surprise to us; at the end, it will no longer be a solo show but collaborations with other artists. During our discussions, new opportunities, new combinations were born: Claire Tabouret, or the desire for Elizabeth Peyton to enter in dialogue with the works of Camille Claudel. Differently, Annette Messager, played with the imaginary of Balthus.

ATP: The title of Annette Messager’s exhibition plays a funny and direct reference with her last name. How do you think the artist slipped into the skin of the “messenger”? What meaning do you give to this title “Messaggera”?

CP: This title is also the sum of stories and coincidences that are converging. On our first visit to Villa Medici, Annette, who already spent so much time in Italy including the Venice Biennale and also at the Villa, was amused to imagine her name in the local newspapers of Rome “Il Messaggero”. We realized at that point that in Italian a “g” was added. Then, in the exhibition, specifically at the junction between inside and outside, there is that Hermes/Mercury, who soars into the gardens, and Annette transformed it so he is brandishing a wig, a sort of scalp. The «messenger of the gods» becomes a «revolt bearer», and with this point of view, the title makes perfect sense.

Annette Messager, Histories Des Traversine 2004 - 2005 - Villa Medici, Rome - Photo Giorgio Benni
Annette Messager, Histories Des Traversine 2004 – 2005 – Villa Medici, Rome – Photo Giorgio Benni

ATP: You told that the artist, Annette Messager, is deeply ‘punk’. How is this reflected in the exhibition?

CP: I love the way Annette changes the female body into an emblem. In that way, the “womb wallpaper”, that she installed in the studio of the painter, is particularly evocative of all this: you arrive in this place filled with a first impression of floral pattern and by approaching it you discover that it is a female organ. On the opposite wall, one ambiguous masterpiece: a small doll of the Mona Lisa carries this slogan “No god in my uterus”.
Annette is not only a great artist, but a strong and outspoken personality, a woman that you would never want to leave, for all her freedoms, with humor and power.

ATP: For this exhibition, the artist designed an “original and dreamlike journey” through Villa Medici Renaissance architecture, including its history. How did she structure her exhibition?

CP: I think, primarily, she had her own vision of Rome, how she experienced it when she first came to the Villa invited by her boarder friends, Anne and Patrick Poirier; and the encounters she made at the time there, and how she lived it, by participating in the exhibition organized by Hans Ulrich Obrist in 1998: the gardens in Rome where she worked with the Niobides and the Parnaso. And then, there also was the Italian imagination and her deep knowledge of the stories of Pinocchio by Collodi, where Dante, Virginia Woolf mingle… And with all of this in mind, she deeply changed every classicism, animated the gardens with animals, had snakes burst forth from the fountain. There is certainly a journey that is told here, but it’s hers. And there is her vision of how she experienced Villa Medici today, a place that combines lightness with content.

ATP: Did Annette Messager create works especially for this exhibition? 

CP: All the outside works are specific and recent productions that respond to the Villa’s history and architecture, whether they are the fountain of snakes that enhances the yard, the bushes of animals that populate the French gardens or the “Balthuterus Mona Lisa” and the “uterus wallpaper” that she places in the workshop where Balthus spent hours painting.
In the halls, she re-emphasizes the beautiful “classics” of his work, including “Eux et Nous” which was was born in the Palais des Papes in Avignon or “the history of bolsters”, the flagship piece of the Venice Biennale.

ATP: Especially in Balthus’ workshop, Annette Messager seizes this “sacred” space with facilities that lead us to its very history, the strong and pervasive atmosphere of its occupant.

CP: In Balthus’ studio she even uses one of the FEMEN slogans, the famous “No god in my vagina.” Being a female, like being a woman in any society, is a fight that Annette has pioneered, the first French woman to have presented a retrospective exhibition at the MoMA in New York in 1995, the first woman to have represented France at the Venice Biennale in 2005 and moreover the first one to have won the Lion d’or…

ATP: Annette Messager continues to decisively confront with great humor the “virile and imperial” vision of the art system. How do her contradictory and strong statements take shape in her work?

CP: She was treated of witch in the 70s, since she cut up the body into pieces, emptied the bowels of stuffed animals, put clay heads on dolls, sewed hybrid animals, mixed heads and body, sprung to life hand-made organs. This metamorphic activity is also what she shows at the Villa as a fantastic world of wonderful fairy tales and stories of witches, sometimes using a hybrid mixture of painting and photography, as it is the case with the sublime piece entitled “Pêché”.

Annette Messager, La Messaggera - Villa Medici, 2017, installation view - Photo Giorgio Benni
Annette Messager, La Messaggera – Villa Medici, 2017, installation view – Photo Giorgio Benni