ATP DIARY

Intervista a Barbara Meneghel ☛ Il Crepaccio

Il Crepaccio riapre la stagione espositiva dando il via ad una catena di Sant’Antonio curatoriale. Uno dopo l’altro, alcuni curatori di stanza a Milano, si passeranno il testimone all’interno della vetrina su strada.  Una catena di Sant’Antonio insolita e produttiva che, in...

Il Crepaccio -  Barbara Meneghel,   marzo 2014 - Don't shoot me
Il Crepaccio – Barbara Meneghel, marzo 2014 – Don’t shoot me

Il Crepaccio riapre la stagione espositiva dando il via ad una catena di Sant’Antonio curatoriale. Uno dopo l’altro, alcuni curatori di stanza a Milano, si passeranno il testimone all’interno della vetrina su strada.  Una catena di Sant’Antonio insolita e produttiva che, in onore del “santo protettore” del Crepaccio, viene ribattezzata “La catena di San Maurizio”.

La catena parte sabato 29 marzo alle 19.00 con Barbara Meneghel che cura il progetto “Shooting gallery” di Filippo Bisagni.

Matteo Mottin – in collaborazione con ATPdiary – ha fatto qualche domanda alla curatrice.

MM: Cos’è “La catena di San Maurizio”? Da dove nasce l’idea?

BM: L’idea è nata in maniera molto spontanea pensando a un format per la nuova stagione espositiva del Crepaccio, ora che Caroline Corbetta è impegnata con la curatela di Expo Gate – l’edificio di Expo Milano 2015 che aprirà il prossimo 10 Maggio di fronte al Castello Sforzesco.  Lei ha immaginato un passaggio del testimone da un curatore all’altro, una catena di Sant’Antonio curatoriale che continuasse ad animare lo spazio in modo praticamente autonomo. Rimanendo fedeli alle caratteristiche del Crepaccio, si è pensato di dare vita a una serie di progetti che in qualche modo vivessero di vita propria, sia dal punto di vista dei contenuti, che dei nomi coinvolti. E la formula della catena è risultata perfetta.

Da Sant’Antonio a San Maurizio poi, il passo è stato breve…C’è ancora chi pensa che dietro il Crepaccio ci sia Cattelan. In realtà lui è un cliente affezionato del Carpaccio, il ristorante che ospita il progetto. All’entrata del locale è appesa una sua foto che è diventata una specie di santino.

MM: Puoi parlarmi del tuo progetto “Shooting gallery”?

BM: Si tratta di un progetto personale di Filippo Bisagni – artista emergente di stanza a Milano la cui ricerca è in gran parte incentrata sull’immagine mediatica, e sul suo rischio di distruzione nella cultura visiva contemporanea. Focalizzandosi su questo tema, Filippo prende le mosse da un lavoro video di cui al Crepaccio analizza le componenti concettuali e ne svela il processo sottostante in modi nuovi e sperimentali.  Con lui si parlerà di Romy Schneider e di tiro al bersaglio, di video e di luna park, di spari, di cinema, e di molto altro.

MM: Se ho capito bene, tu dovrai nominare il curatore che si occuperà del prossimo progetto. Potresti già dirci chi sarà o darci qualche indizio?

BM: …Ancora top secret! Per ora posso solo dire che assisteremo a una serie di vetrine molto diverse l’una dall’altra, nel corso della catena – e proprio per questo il format “rischia” di funzionare molto bene soprattutto in uno spazio eterogeneo e inclusivo quale è Il Crepaccio. Anche se il suo sviluppo è del tutto imprevedibile.

Crepaccio - Barbara Meneghel,   marzo 2014 - Don't shoot me
Crepaccio – Barbara Meneghel, marzo 2014 – Don’t shoot me
Il Crepaccio - Barbara Meneghel,   marzo 2014 - Don't shoot me
Il Crepaccio – Barbara Meneghel, marzo 2014 – Don’t shoot me
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