“Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza”: l’archetipo in grado di condurre alla deriva.

Con la leggerezza spirituale di Marisa e la gravità materica di Mario diventano molteplici i concetti dell’abitare, del dare forma, del reale e del rapporto che è possibile instaurare con quest’ultimo.
4 Agosto 2021
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza

Testo di Olga Cantini —

Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza è l’inedito progetto espositivo della Fondazione Merz che si concentra in maniera unitaria sulle figure dei due artisti – in mostra fino al 31 Dicembre 2021 – a cura di Mariano Boggia. L’idea del progetto nasce nel primo lockdown, mentre la Fondazione riflette e si interroga sulla propria funzione. Qual è il ruolo di un’istituzione culturale di questo calibro? Consolidare, rafforzare, persistere.
La frase di Mario Merz “La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” è la chiave che la Fondazione Merz offre allo spettatore per aprire nuovi mondi. La mostra è una ricerca basata sul dialogo. Le opere sono inedite e prive di didascalie, ciononostante chi conosce gli artisti non avrà difficoltà ad attribuire a ogni autore i propri lavori.

Nella retrospettiva di Mario Merz (Milano, 1925 – Torino 2019) e Marisa Merz (Torino, 1926 – Torino 2003) le opere condividono lo spazio della Fondazione. Oltre a dialogare con l’osservatore lo fanno anche tra loro, senza mettersi in ombra a vicenda. Il disegno, i linguaggi e le modalità espressive di Marisa e Mario Merz sono differenti, ma c’è tra loro un legame trasparente e ferreo che li connette. Il filo che lega i due artisti concettualmente, artisticamente e nelle loro vite viene protetto e custodito nella mostra e diventa tangibile nei lavori a quattro mani. In questi ultimi è evidente l’assenza di progettazione o meccanicità, mentre prevale la delicatezza. Nell’universo di Marisa e Mario la cooperazione artistica solitamente consisteva in un leggero gesto e piccoli interventi, come posare il proprio disegno sui lavori dell’altro. 

Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza

Lo spazio della Fondazione Merz diventa il loro spazio, quello che era il terreno vitale degli artisti: lo studio e la casa, destinati ad avere il medesimo ruolo contemporaneamente. Lo spettatore si ritrova nella loro intimità, nel loro spazio profondo e privato in cui l’interiorità di ciascuno muta in uno stimolo comune. L’igloo di Mario e i volti di Marisa che si presentano come i simboli degli artisti sono presenti, ma non occupano del tutto la scena. Per arrivare alla dimensione dialogica ricercata dalla Fondazione infatti, quest’ultima oltre al simbolo propone anche l’archetipo, quel punto di partenza necessario alla suggestione e ad una possibile deriva. L’archetipo, nonché punto di partenza che può eseguire un sorpasso di coscienza, lo si può trovare nei lavori più conosciuti e in quelli inediti. Infatti, attraverso quei gesti e quei segni, si crea un immaginario in cui tutto si fonde e prende la forma di ipotesi e intenzioni, per un dialogo a distanza.
Il passato e il futuro si ricongiungono nel presente dello spettatore, che ora si ritrova in un altro mondo. Con la leggerezza spirituale di Marisa e la gravità materica di Mario diventano molteplici i concetti dell’abitare, del dare forma, del reale e del rapporto che è possibile instaurare con quest’ultimo.
L’uno il contrario dell’altro, il delicato e il pesante si avvolgono in un legame che apre a mondi reconditi. Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza ci dona il tempo, in tutte le sue dimensioni. Sfiorare determinate essenze umane si presenta come un incoraggiamento attraverso segni, simboli, archetipi e quella che è stata (ed è ancora) una ricerca continua.
Quello della mostra è un tempo in cui sarà possibile eseguire un sorpasso rispetto all’ordinario e toccare quel posto dell’arte che è in ognuno di noi, presentandosi come una forma di difesa e resistenza. 

Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
Marisa e Mario Merz. La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza” -Veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz – Photo Renato Ghiazza
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