Mario Dondero — Senza Confini. Fotografie dall’archivio della vita

L’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen ospita una mostra fotografica dedicata a uno dei più importanti esponenti del fotogiornalismo italiano ed europeo, Mario Dondero.
15 Dicembre 2022
Mario Dondero, La celebre foto degli scrittori del Nouveau Roman, Parigi, 1959
Mario Dondero, Anziano del villaggio, Lobi, Costa D Avorio, 1978

Mario Dondero (Milano,1928) è una delle più originali figure del fotogiornalismo contemporaneo. Nella sua lunga attività ha fotografato alcuni tra i più importanti intellettuali, artisti, uomini politici dell’ultimo secolo.Ha cominciato la sua carriera come giornalista all’inizio degli anni Cinquanta, per poi passare alla professione del fotografo per alcuni tra i più importanti quotidiani italiani come ‘L’Unità’, ‘L’Avanti’ e‘Milano Sera’. In seguito collabora anche con l’Espresso, Epoca e La Repubblica e molte riviste e quotidiani internazionali. Legato da sempre a gruppi di intellettuali – inizialmente a Milano, in seguito a Parigi, dove si è trasferito nel 1954, e infine a Roma, dove negli anni Sessanta frequentava personaggi come Pasolini, Moravia o Dacia Maraini – è sempre stato un fotografo eclettico e originale, dallo stile molto personale e difficile da inquadrare, nonostante si sia quasi sempre tenuto nel campo della fotografia di documentazione. Negli anni settanta ha viaggiato in tutto il mondo, realizzando reportage sociale e di impegno civile e politico, dalle torture in Algeria alle indagini del tribunare Russell a Stoccolma fino all’Afghanistan di Emergency.

L’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, dedica a questo importante esposte del foto giornalismo italiano la mostra Senza Confini. Fotografie dall’archivio della vita.
Il percorso espositivo copre quasi sessant’anni di storia, dal 1954 al 2011, raccontati dagli scatti di Dondero per narrare un’epoca attraverso i personaggi che l’hanno segnata, come Vittorio Gasmann, Samuel Beckett, Eugène Ionesco, Pierpaolo Pasolini, Francis Bacon e Glenda Jackson, ma anche attraverso alcuni momenti storici importanti.
Nei cinquanta scatti esposti, alcuni dei quali inediti, Dondero ci narra il Portogallo durante il regime di Salazar, gli emigrati meridionali nel nord dell’Italia, le manifestazioni politiche del 1968, il racconto della diffusione dell’alfabetizzazione nelle campagne italiane, l’Irlanda. E poi i grandi viaggi, l’Africa, Cuba, il lavoro di Emergency in Afghanistan, la Russia dopo la fine del comunismo.
Il suo stile fotografico è fortemente condizionato dalla grande empatia che riusciva a stabilire con i protagonisti dei suoi ritratti. Un’altra sua caratteristica è l’essenzialità delle composizioni, pulizia formale priva di dettagli superflui e ridondati.
Dondero riusciva a sintetizzare, in una sola immagine, la ‘storia di una vita’, un attimo unico e irripetibile. Nelle sue fotografie ciascun volto è riconosciuto nel suo valore insostituibile, come un interprete della Storia, per quanto sconosciuto esso sia. Nelle sue foto dimostra il suo convincimento più profondo: «Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono. Diversamente, il fotogiornalismo sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz’anima». 

Mario Dondero, Pastori nomadi nel Sahara, Assamaka, Niger, 1966
Mario Dondero, Ragazzi a Belfast, 1968
Mario Dondero, Sorbona, Parigi,1968
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