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Le perle scomparse di Maria Loboda da Vistamare, Milano

“L’età della simulazione comincia con l’eliminazione di tutti i referenti – peggio: con la loro resurrezione artificiale in un sistema di segni, che sono una materia più duttile dei significati perché si prestano a qualsiasi sistema di equilvalenza, a ogni opposizione binaria, e a qualsiasi algebra combinatoria. Non è più una questione di imitazione, né […]

Installation view, Maria Loboda, Faux, Vistamare Milano. Ph Andrea Rossetti, Courtesy artista e Vistamare, Milano/Pescara

“L’età della simulazione comincia con l’eliminazione di tutti i referenti – peggio: con la loro resurrezione artificiale in un sistema di segni, che sono una materia più duttile dei significati perché si prestano a qualsiasi sistema di equilvalenza, a ogni opposizione binaria, e a qualsiasi algebra combinatoria. Non è più una questione di imitazione, né di duplicazione o di parodia. È piuttosto una questione di sostituzione del reale con segni del reale; cioè un’operazione di cancellazione di ogni processo reale attraverso il suo doppio operazionale. […] sarà un iperreale, al riparo da ogni distinzione tra reale e immaginario, che lascia spazio solo per la ricorrenza di modelli e per la generazione simulata di differenze. Scriveva Jean Baudrillard oltre 40 anni fa, con precisione nel 1981, nel trattato filosofico Simulacri e simulazione. L’autore  cercava di esaminare le relazioni tra realtà, simboli e società, in particolare i significati e il simbolismo della cultura e dei media coinvolti nella costruzione di una comprensione di esistenza condivisa.
I tempi, da allora, sono cambiati tantissimi, ma le sue intuizioni restano attuali, proprio per aver raccontato con estrema lucida come il simulacro non è ciò che nasconde la verità, “esso è la verità che nasconde il niente”. 
C’è una mostra a Milano che mi ha fatto rispolverare molti dei concetti di Universitaria memoria, riguardanti proprio le speculazioni di Baudrillard in merito ai concetti di falso, imitazione e inganno.
La galleria Vistamare ospita la mostra di Maria Loboda, che ha per titolo proprio Faux. L’artista polacca presenta sette nuove sculture e una serie di pitture murali connesse con il concetto di ‘imitazione’. La natura stilizzata e pietrificata dell’artista, ci guida in un giardino simbolico dove sette tronchi di legno diventano delle rocce secolari ‘agghindate’ ognuna con orecchini dalla fattura che prende ispirazione dai gioielli di Chanel e Bottega Veneta degli anni ’80. Quel decennio fatto di eccessi e gigantismi, non solo nella gioielleria, risuona nelle sculture di Loboda sotto forma di pendenti dalle grosse pietre incastonate, così come le fogge che ricordano l’estetica preziosa di Coco – elaborata da Legerfeld negli anni ’80 e ’90 – diventano ora forme serpeggianti e aggrovigliate. In una delle pareti principali, l’artista traccia approssimative decorazioni vegetali, innaturali per colore e  forma: una sorta di vigna geometrica e stilizzata tra i cui rami compare la scritta, un po’ inquietante, “nuclear weapon”.
In altre pareti, corrono rami dritti e per lo più spogli, foglie di fico in una griglia dai colori freddi. La vegetazione della Loboda sembra raccontata per simboli tristi e dimentichi di una natura rigogliosa e incontaminata.
In una parete una scritta che sembra un monito: “Ignore the pearls on the concrete” forse un messaggio che allude a delle perle sparse lungo le pareti della galleria, o si riferisce ad delle ‘perle’ simboliche sparse nella realtà che ci circonda a cui, sbadati, non prestiamo la minima attenzione. 

Maria Loboda, Warrior with a Faux Topaz Earring, 2023, Legno fossile, topazio, ottone dorato, 18 × 20 × 22,5 cm. Ph Andrea Rossetti, Courtesy artista e Vistamare, Milano/Pescara