Marco Strappato — Over Yonder

Una raccolta di riflessioni sull'ultimo progetto dell'artista in occasione della sua terza personale alla The Gallery Apart di Roma
10 Dicembre 2015

Marco Strappato — Over Yonder,   Tha gallery Apart,   Roma 2015

Domani, giovedì 11 Dicembre, inaugura  Over Yonder, la terza personale di Marco Strappato a The Gallery Apart. Questa raccolta di considerazioni anticipa “l’atmosfera” della mostra lasciandone aperte le possibilità.

Marta Ravasi: L’unica immagine che ho della tua mostra è quest’onda. La riconosco, ma faccio fatica a precisarne la collocazione. E’ una superficie grinzosa e cangiante con un ordito verde e una trama blu. Trascino l’onda in Google e trovo Mavericks: Mavericks California.

Maverick’s, o Mavericks, è uno spot per la pratica del surf situato al largo della costa nord della California, approssimativamente a 3 km dal porto di Pillar Point, nella Contea di San Mateo, a nord della Half Moon Bay nel villaggio di Princeton-by-the-Sea. A seguito di una tempesta invernale proveniente dal nord del Pacifico le onde in questo punto possono superare gli 8 m, fino a raggiungere altezze di 24. La straordinaria altezza e potenza di queste onde è causata da un’inusuale conformazione rocciosa che si trova sul fondale marino. Mavericks è la meta invernale di alcuni dei più grandi surfisti di onde giganti, che comprende un numero piuttosto ristretto di praticanti; di questi, solo una minima parte si azzarda a rischiare nelle pericolose condizioni marine che lo spot presenta. Ogni anno in inverno si tiene una competizione, alla quale si accede unicamente tramite invito da parte degli organizzatori, e si svolge quando le condizioni marine offrono le onde migliori. (Wikipedia)

MR: Mi piace molto che l’onda sia un posto reale. Un giorno se vuoi possiamo andarci in vacanza. Ma tu sai surfare?

Marco Strappato: Vengo da un paese di mare, ma il Mare Adriatico purtroppo non è l’Oceano e le onde sono quelle che sono. So nuotare, ma non so surfare. Actually, I can surf the web. Comunque vengo con te a Mavericks solo se poi andiamo a Las Vegas: ho trovato una compagnia (www.vivalasvegasweddings.com) che offre matrimoni a tema per poche centinaia di dollari, direi che il tema più appropriato in relazione alla mostra sia Intergalactic.

OS X Mavericks è la decima versione del sistema operativo OS X sviluppato da Apple. Il software è stato presentato il 10 giugno 2013 durante il WWDC 2013, ed è stato distribuito il 22 ottobre, sotto forma di upgrade gratuito dal Mac App Store. È stato il primo sistema operativo Apple il cui l’aggiornamento è stato offerto gratuitamente, anche per questo motivo è stato installato dal 51% degli utenti nel primo anno. (Wikipedia)

MR: Credo di non ricordarmi dell’Onda di Mavericks come Wallpaper sul mio computer… non feci in tempo ad aggiornare Leopard che il mio MAC fu rubato.

MS: E’ l’immagine di default che sul mio computer non ho mai cambiato, la cosa interessante è che è stato il primo paesaggio Californiano – poi sostituito dalle montagne rocciose di Yosemite del Parco Naturale anch’esso in California. Sono contento di questa scelta, qualcosa è cambiato nella strategia di marketing della Apple, ora utilizzano nomi di luoghi bellissimi e al limite del reale, mentre prima i nomi dei sistemi operativi erano affidati ad animali molto aggressivi: Cheetah, Puma, Jaguar, Panther, Tiger, Leopard, Snow Leopard, Lion, Mountain Lion.

Marco Strappato — Over Yonder,   Tha gallery Apart,   Roma 2015

MR: Il wallpaper del mio IPhone bianco ha cime di montagne innevate su un cielo nuvoloso grigio ghiaccio. Non l’ho scelto, era già impostato e non l’ho mai cambiato. Mi ricorda molto l’immagine ideale del posto in cui mi trovo ora. Ogni volta che guardando lo schermo e le ore e i minuti raggiungono lo stesso numero faccio uno screen-shot. Ho letto che la ricorrenza di tutti i numeri è di buon auspicio. Trovo i wallpaper sempre ipnotici. Di qualunque categoria si tratti hanno sempre le stesse caratteristiche di essere spazi aperti lontanissimi e profondissimi. Strano che si adattino così bene a una superficie limitata e piatta. Quando in aereo guardo dall’oblò vedo prima il cielo, poi il mare, poi oltrepasso le Alpi, quelle del volo Londra>Milano, che sono le stesse del mio schermo. Penso a tutto, poi a niente. Di solito mi concentro su un dettaglio preciso e piccolo di quello che vedo, un’ombra, un cambio di colore e non c’è più spazio ne’ tempo e mi ritrovo sola con la vertigine del: “Chissa’ là…’”

MS: Si, quando viaggio dall’Italia all’ Inghilterra prendo il posto fisso al finestrino, solamente per godermi quei 20 minuti di quella vista, le Alpi innevate che superano le nuvole sono una di quelle immagini del desiderio e di fuga dalla realtà, un luogo altro dove poter fuggire. Chi non ha mai voluto fuggire? Ma da cosa? Da dove? Verso dove? In che modo? Indubbiamente tutti hanno avuto l’urgenza di essere da qualche altra parte in momenti di stress e incertezza. Ma cosa significa veramente fuggire?

La parola “fuggire” in questo caso la intendo come una “temporanea diversione mentale”, la potresti anche “trovare” nel tempo passato leggendo un romanzo o guardando un film. La fuga può anche essere definita più in generale come uno delle più grandi “ragioni” dell’esistenza umana. Quello che ci motiva, nella nostra epoca è un’inclinazione a evadere le situazioni in cui ci troviamo. Lo abbiamo fatto creando strumenti precisi. Mentre gli animali modificano il mondo intono a loro naturalmente, solo l’uomo lo fa attraverso la tecnologia e l’immaginazione. La cultura è il prodotto dell’immaginazione. In questo senso qualsiasi cosa facciamo o creiamo al di fuori dell’istintivo e della routine è preceduto da un’ idea o immagine. L’immaginazione è il nostro unico modo di evadere. Evadere da dove e dove? Verso qualcosa chiamato “buono” – una vita migliore e un posto migliore. Con questa possiamo cambiare il mondo intorno a noi, siamo capaci di immaginare cose come non sono, come potrebbero essere o perfino come non lo saranno mai. La nostra vita quotidiana, naturalmente è piena di limiti, limiti da cui vogliamo fuggire.

MR: Over Yonder e’ quel laggiù che non si vede. Sento cosa c’è nel mio e lo sento chiaro.

MS: Laggiù, lassù, al di là da. E’ come andare verso l’orizzonte, sai che non lo raggiungerai mai, ma vale la pena spingersi il più possibile verso di esso.

MR: 1985, trent’anni fa (tu avevi 3 anni e io -2) usciva Mondi Lontanissimi di Franco Battiato. Battiato indica una via alla conquista dei mondi virtuali passando attraverso i riferimenti alle cose fisiche e la descrizione di sentimenti precisi.

MS: Un altro riferimento insieme a Battiato potrebbe essere Werner Herzog, in particolare mi riferisco a The Wild Blue Yonder, (film del 2005). Una storia tipicamente di fantascienza ma con stile documentaristico che fa ricorso ad immagini di repertorio a cui viene attribuito un significato nuovo e diverso, innescando cortocircuiti tra significante e significato.

No Time No Space another Race of Vibrations
the Sea of the Simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight

MR: Ho scaricato Mondi Lontanissimi, £4.99. lo ascolto con le cuffie, nel mio pigiama grigio chiaro, sotto le mie coperte bianche nella mia stanza Ikea semivuota.

Quando esce questo testo ti compro uno dei lavori che hai nel crowdfunding Beartonline/Mondilontanissimi  –  Vorrei “If you still breathing you’re the lucky one” è una stampa su carta metallica Kodak vero? Penso di essere attratta da questa carta metallica…

Mi sono dimenticata di dirti una cosa: credo che nell’Over Yonder ci sia la morte, ma ne parliamo meglio appena arrivo a Roma.

CS – Marco Strappato — Over Yonder, Tha gallery Apart, Roma 2015

Marco Strappato — Over Yonder,   Tha gallery Apart,   Roma 2015

Marco Strappato — Over Yonder,   Tha gallery Apart,   Roma 2015

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