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L’oltre di Marco Strappato

[nemus_slider id=”52501″] — Untitled (Coming back to Rome) è una luce verde verticale che esce da una fessura all’angolo della parete. Una costruzione che avviene allo stesso tempo tra due spazi e sul loro confine. Evidenzia quel preciso punto tra il nostro spazio e l’atro, nascosto, escluso e inaccessibile. Rende stabile quel veloce momento in […]

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Untitled (Coming back to Rome) è una luce verde verticale che esce da una fessura all’angolo della parete. Una costruzione che avviene allo stesso tempo tra due spazi e sul loro confine. Evidenzia quel preciso punto tra il nostro spazio e l’atro, nascosto, escluso e inaccessibile. Rende stabile quel veloce momento in cui il sole, prima di sparire sotto l’orizzonte, crea una fascia luminosa verde-azzurra che dura solo pochi istanti. Le opere di Marco Strappato sembrano basarsi su questo preciso meccanismo, che è poi quello più in generale della rappresentazione: in uno spazio ne percepisco un altro altro che è oltre un oggetto definito. Se poi questo avviene attraversando una superficie limitata e piatta il meccanismo è ancor più chiaro e classico. La finestra – il quadro – lo schermo.  Over Yonder – titolo della mostra ospitata fino al 13 febbraio a The Gallery Apart – potrebbe facilmente essere definita come una raccolta di considerazioni sui massimi sistemi dell’arte passando attraverso la visione, il paesaggio, la cultura di massa e altro, ma quanto veramente indaga e maggiormente interessa è la questione dello spazio uno e trino: la realtà – la rappresentazione e l’infinito di cui questa vuole parlare e ne è traccia.

Questa è una ricerca che avviene tramite specifiche preposizioni di cui prima tra tutte è certamente l’utilizzo dello schermo. Una scelta esplicita con l’uso dei monitors, Ipad e computers, come in Untitled(Galaxy) in cui uno schermo verticale è accesso a una galassia; sia indiretta, come nelle stampe di paesaggi Over Painted ESO#1 – 2 – 3 alle quali si sovrappone uno strato di spray nero che raggiunge le cornici e sembra indicare quella barriera al di là della quale accade la visione. Ci sono poi opere come Untitled(Gate), in cui un vetro coperto di pittura spray nera lucida è allo stesso tempo elevazione e imitazione dello screen.

Altro aspetto importante è sicuramente la struttura multipla e per livelli delle opere sia per quanto riguarda la scelta dei materiali – dal cemento, al marmo, allo specchio, al monitor – sia nella sovrapposizione di immagini in un continuo rapporto ambiguo tra naturale e artificiale, reale e virtuale. In questo senso la struttura di internet è sicuramente quella a cui Strappato si riferisce maggiormente. Con questo non intendo dire che internet è usato come citazione ma piuttosto come modello narrativo.  Di citazioni non si può parlare, nemmeno quando sembrano referenze dirette, come il film The Wild Blue Yonder di Werner Herzog (2005) o l’album Mondi Lontanissimi di Franco Battiato (1985). Meglio considerarli come degli indizi sul metodo di lavoro: Herzog tratta infatti di fantascienza con un approccio scientifico-documentaristico alterando quindi i normali rapporti tra significato e significante, mentre Battiato narra della conquista di un’altra dimensione partendo dalla descrizione di dati sensibili e la definizione di sentimenti precisi.

Mi pare che Strappato voglia parlare in modi diversi della stessa conquista, o meglio, del racconto del suo conquistare perché non c’è un vero obiettivo, se non la contemplazione di questi meccanismi. E per questo mi trovo qui, a credere di guardare Derek Jarman e Yves Klein spiare il suo desktop wallpaper. E ora viaggio da sola: Derek Jarman, Yves Klein, Marco ed io surfiamo insieme a Mavericks.

Over Yonder,   installation view (basement) ,   courtesy The Gallery Apart Rome,   photo by Giorgio Benni
Over Yonder, installation view (basement) , courtesy The Gallery Apart Rome, photo by Giorgio Benni
Untitled(Ground),   2015,   concrete,   Portoro marble 10cm Ø,   iPad (video in loop),   size variable,   courtesy The Gallery Apart Rome,   photo by Giorgio Benni
Untitled(Ground), 2015, concrete, Portoro marble 10cm Ø, iPad (video in loop), size variable, courtesy The Gallery Apart Rome, photo by Giorgio Benni
Untitled(Galaxy),   2015,   still image on 42” monitor,   size variable,   courtesy The Gallery Apart Rome,   photo by Giorgio Benni
Untitled(Galaxy), 2015, still image on 42” monitor, size variable, courtesy The Gallery Apart Rome, photo by Giorgio Benni