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Mantra al Museo Burel di Belluno

Testo di Veronica D’Incà — Nel documento “I musei al tempo della crisi. Sei proposte di ICOM Italia per una gestione sostenibile degli istituti culturali e per un progetto di rilancio del sistema culturale italiano” Alberto Garlandini, presidente della sezione italiana scriveva:“I musei del XXI secolo non sono più solo istituti di conservazione del patrimonio […]

Testo di Veronica D’Incà —

Nel documento “I musei al tempo della crisi. Sei proposte di ICOM Italia per una gestione sostenibile degli istituti culturali e per un progetto di rilancio del sistema culturale italiano” Alberto Garlandini, presidente della sezione italiana scriveva:“I musei del XXI secolo non sono più solo istituti di conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica. Hanno una dimensione sempre più sociale e sono servizi pubblici al servizio delle comunità, producono e comunicano saperi, cultura, creatività. 
Sono agenzie per la mediazione culturale, per il dialogo interculturale, per la coesione sociale. Aprono le menti e aiutano a comunicare con il mondo. Danno nuova linfa alle identità e alle radici culturali; creano senso di appartenenza; potenziano le attrattive dei territori; migliorano la qualità della vita di quanti vi vivono e lavorano. L’Italia non ne può fare a meno”. 

In questi mesi di stasi culturale, il Museo Burel di Belluno diretto da Daniela Zangrando, è tornato a dialogare e a riallacciare un rapporto con la propria comunità attraverso il progetto da poco concluso “Mantra for a City”. 
Ideato dalla stessa direttrice, l’esperienza durata sette settimane ha visto coinvolti importanti curatori e artisti di fama internazionale, ognuno dei quali ha contribuito a donare alla città di Belluno il proprio pensiero, successivamente esposto nella vetrina del piccolo museo di Via Mezzaterra. 

La direttrice parla del mantra come di un pensiero ridotto ai minimi termini, nel quale l’energia rimane intatta, prorompente. Una formula che si ripete molte volte, talora come preghiera. Così si sono presentati alla collettività, realizzati in maniera schietta, diretta, nella quale la parola è diventata protagonista senza avere la necessità di alcun supporto visuale ma dando un senso di narrativa. La relazione tra arte visiva e scrittura ha quindi assunto una connotazione peculiare, collegata a stretto giro con le pratiche intermediari e con un rinnovato interesse nei confronti del racconto. 

La rassegna ha aperto i propri battenti con “Chiudete gli occhi e guardatevi fuori”, proposto da Francesco Bonami e si è conclusa con “Non costruirò una città” di Shumon Basar; nel mezzo ci sono stati i mantra di Luca Lo Pinto, Meriem Berreda, Tracy Chahwan, Andrea Lissoni e Andràs Szàntò.

In questo panorama, è diventata fondamentale la missione condotta dal Museo Burel per quanto riguarda la propria relazione con i cittadini. Infatti, quest’ultimo, nel tentativo di rientrare nella società, ha riconsiderato sé stesso e la propria funzione educativa e sociale, al fine di presentarsi non già come una semplice macchina educativa, bensì come strumento dedicato alla formazione della coscienza critica del cittadino. 

Un’educazione, in particolare, non più finalizzata alla mera trasmissione di nozioni, ma che recupera il valore del dialogo, dell’esperienza e dei sensi, aspirando inoltre ad essere appagante e divertente: il museo visita le comunità. 

Quanto proposto nelle scorse settimane a Belluno è stato proprio occasione di riconnessione tra l’istituzione, gli abitanti, i turisti ed i lavoratori della città. Per questo, sono state diverse ed eterogenee le reazioni ai mantra proposti settimanalmente: chi li immortalava con una fotografia, chi restituiva un feedback al Museo su quale fosse l’opera che più aveva preferito, ma anche chi semplicemente passeggiava davanti alla vetrina a testa bassa chino sui propri pensieri. 

In questa prospettiva, il Museo Burel si è dimostrato essere un museo vivo, attivo, aperto, capace di promuovere attraverso l’inclusione culturale la cittadinanza attiva e solidale, per mezzo della quale la comunità locale – in quanto espressione della società in un territorio – ha potuto riconoscere ed esprimere i propri bisogni, desideri ed aspirazioni. 

Per il periodo estivo sono attesi altri due appuntamenti coinvolgenti. Inaugurerà sabato 3 luglio il ciclo di proiezioni dell’opera “The Coast” dell’artista Sohrab Hura previste per i primi tre weekend del mese. Successivamente il 7 agosto verrà inaugurata la mostra di Luca Francesconi.