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Man Ray – Forme di luce | Palazzo Reale, Milano

“Ho sempre preferito l’ispirazione alla conoscenza. Creare è divino, riprodurre è umano”. Man Ray
Man Ray – Forme di luce | Palazzo Reale, Milano – Foto Andrea Verzola

Testo di Costanza Leonardi —

In questi mesi Palazzo Reale ospita la mostra Man Ray. Forme di luce, un’ampia retrospettiva dedicata ad uno dei principali maestri dell’arte del Novecento. Man Ray è stato un’artista poliedrico che si è dedicato a molteplici discipline tra cui disegno, la fotografia e il cinema, creando un proprio linguaggio ibrido e dedito alla sperimentazione. In particolare nell’utilizzo della fotografia è stato tra i primi ad impegnarsi per elevare quest’ultima a strumento di espressione artistica e non di mera documentazione.
Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, è nato nel 1890 a Filadelfia. Nel 1911 frequenta il Ferrer Center di New York, una scuola libertaria e al tempo punto d’incontro per artisti, militanti politici e intellettuali. Questo ambiente, fondamentale per la sua maturazione artistica, gli ha permesso di entrare in contatto con i principali artisti e le principali avanguardie del tempo.

Nel 1921 si trasferisce a Parigi ed entra in contratto con il gruppo dei surrealisti di André Breton. In questi anni da sfogo al suo desiderio di sperimentazione e definisce alcune delle sue tecniche più innovative come la rayografia: Tale procedimento non prevede l’utilizzo della macchina fotografica, poiché le immagini si ottengono per semplice interposizione dell’oggetto fra la carta sensibile e la fonte luminosa. In seguito, sviluppa con la fotografa e compagna Lee Miller la tecnica della solarizzazione, La fotografia solarizzata è un effetto speciale che causa un’inversione tonale delle parti più esposte di una pellicola o di una stampa, facendo apparire le aree scure più chiare e viceversa. Ciò permette di rendere luminosi contorni delle figure, dando alle fotografie una resa quasi scultorea e tridimensionale. Successivamente, intorno agli anni Trenta, Man Ray si dedicherà per un periodo alla fotografia di moda, donando a questo linguaggio uno sguardo nuovo, sofisticato e ironico. Parallelamente esplora le possibilità visive del cinema realizzando alcuni  film e cortometraggi d’avanguardia come Le Retour à la Raison (1923), Emak-Bakia (1926), L’Étoile de mer (1928) e Les Mystères du Château de Dé (1929). Trascorre in seguito un breve periodo negli Stati Uniti per poi stabilirsi definitivamente a Parigi nel 1951 dove continuerà a lavorare e sperimentare instancabilmente fino alla sua morte.

 La mostra di Palazzo reale consente di ripercorrere l’intera parabola creativa dell’artista attraverso i suoi principali temi e motivi ispiratori. Il percorso espositivo mette in luce la notevole poliedtricità dell’autore: non viene infatti mostrato un unico ambito espressivo della sua carriera, ma si cerca di far emergere il suo desiderio di sperimentazione e di gioco con il mezzo fotografico. lo stesso Man Ray non desiderava essere riconosciuto come pittore o fotografo, perché si considerava uno sperimentatore di linguaggi, un ricercatore, un inventore guidato dalla fantasia e dal semplice piacere per la bella immagine. Già dallo pseudonimo da lui adottato, “Man Ray” , unione di “Man” (uomo) e “Ray” (raggio di luce) , risulta evidente come l’artista inseguisse una vita votata alla scoperta e alla sperimentazione artistica attraverso l’esplorazione di vari linguaggi tra cui fotografia, pittura,cinema,moda. 

L’allestimento della mostra è stato progettato da Umberto Zanetti dello Studio ZDA-Zanetti Design Architettura; il percorso è accompagnato da un catalogo edito da Silvana Editoriale. L’esposizione è divisa in otto aeree tematiche, che rappresentano le parole, le questioni che hanno più guidato lo spirito dell’artista e la sua evoluzione umana e creativa. Alcuni dei temi che caratterizzano l’esposizione sono, l’autoritratto, il ritratto, la rayografia, la moda e il nudo.

1. Le Violon d’Ingres, 1924 stampa ai sali d’argento, 39×30 cm Collezione privata © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE – 2024, image: Telimage, Paris

AUTORITRATTO

Anche l’autoritratto per Man Ray è un terreno di sperimentazione, l’autoritratto per lui diventa un veicolo importante per definire simbolicamente il proprio sé. Una definizione che passa paradossalmente dalla messa in mostra di un’identità mutevole e cangiante. Si tratta di autoritratti avvolti da ironia, elemento costante della sua arte, in cui in totale libertà l’autore si trasforma e si maschera, accettando la sua identità inafferrabile e mostrando in modo creativo tutte le forme che potrebbe prendere e le personalità che potrebbe indossare.

Autoportrait, 1931 © Man Ray 2015 Trust, by SIAE 2025

RITRATTI

Man Ray nel corso del suo percorso artistico, ha sempre avuto uno spiccato interesse per il volto umano. Inizialmente la sua passione per il ritratto riguarda solo una parte occasionale della sua attività da fotografo, ma il fortuito incontro con Jean Cocteau lo introduce ad un’ampia cerchia artistica: Cocteau infatti trasformerà la sua camera d’albergo in un piccolo atelier per accogliere le numerose persone desiderose di farsi ritrarre da Man Ray. Le sue abilità da ritrattista verranno riconosciute da importanti personaggi dell’arte come Picasso, Braque, Matisse, Brancusi, Tanguy, Miró, Dalí, Max Ernst, Schönberg, Stravinskij, Éluard e Breton.

Dora Maar, 1936 © Man Ray 2015 Trust, by SIAE 2025

RAYOGRAFIE

La scoperta della Rayografia per Man Ray è avvenuta casualmente: si trovava a lavorare fino a tarda serata in quella che era una camera oscura improvvisata e, mentre sviluppava delle lastre fotografiche stampando alla luce di una lampada rossa a soffitto, osservò un fenomeno  curioso. Le forme degli oggetti si imprimevano sulla carta dando vita ad immagini suggestive. La rayografia infatti non prevede l’utilizzo della macchina fotografica, poiché le immagini si ottengono per l’interposizione dell’oggetto fra la carta sensibile e la fonte luminosa. Spinto dall’entusiasmo, Man Ray inizia a sperimentare, trovando quel procedimento estremamente divertente, realizzando così imprevedibili quadri astratti. Man Ray battezzò l’invenzione “rayografia”, ma in realtà esistevano  già sperimentazioni in passato con questa  tecnica da parte di Christian Schad, pittore e fotografo tedesco. Man Ray ha tuttavia  avuto un ruolo essenziale nel padroneggiare e diffondere tale procedimento.

Man Ray – Forme di luce | Palazzo Reale, Milano – Foto Andrea Verzola

MODA

L’artista nel 1922 incontra lo stilista francese Paul Poieret, considerato il primo creatore di moda in un senso più moderno. I suoi contributi sono stati paragonati a quelli di Picasso al mondo dell’arte. Poieret ricercava un autore in grado di valorizzare le sue creazioni e capace di  dare uno sguardo nuovo alla fotografia di moda. Nella sua autobiografia dal titolo Autoritratto Man ray racconta i desideri di Poiret “ voleva fotografie originali delle indossatrici e delle sue creazioni, qualcosa d’insolito, diverso dalle banalità esibite dai comuni fotografi di moda. Ne avrebbe parlato alle indossatrici per far loro comprendere che quel lavoro non era l’ordinaria presentazione dei modelli, ma era partecipare a un ritratto, era cioè dare una qualità umana all’immagine.” In quel periodo la fotografia di moda era agli albori, e lo sguardo di Man Ray riuscì a confondere i confini tra fotografia d’arte e fotografia di moda mostrando un rapporto nuovo tra la donna e il suo abito. 
La carriera come di fotografo di moda, terminata nel 1944, lo ha portato a collaborare con i principali couturier del tempo come Jean Patou, Madeleine Vionnet, Jeanne Lanvin, Coco Chanel e soprattutto Elsa Schiaparelli.

Déshabillé en contre-jour 1935 © Man Ray 2015 Trust, by SIAE 2025 Image: Telimage, Paris

NUDI

Il nudo femminile in Man Ray è stato un elemento ricorrente: la figura della donna e la dimensione della femminilità è stata una sua costante fonte di ispirazione. Molte delle donne fotografate erano per lui muse o compagne che per anni ha scolpito, dipinto, filmato e fotografato in modo ossessivo. E’ interessante riflettere come in lui la libido amorosa e la libido creativa si sono nutrite a vicenda diventando ognuna fonte indispensabile per l’altra.
Il corpo femminile per Man Ray diventa possibilità di sperimentazione, un elemento da elevare creando figure astratte e simboliche, oppure da abbassare ad oggetto di studio cercando nuove forme, giocando con luci, inquadrature e doppie esposizioni. I corpi che ritrae mostrano un amore per la forma armoniosa e la linea sinuosa, un elementare piacere per la bellezza del corpo e dell’ immagine. 
Il rapporto con le sue modelle non interessa solo la sua arte ma anche la vita personale dell’artista: con molte di esse infatti Man Ray intreccerà delle relazioni sentimentali.

Lee Miller, 1930 ca. © Man Ray 2015 Trust, by SIAE 2025

Questi sono solo alcuni dei temi toccati dal racconto di Man Ray realizzato con questa mostra, la quale aiuta lo spettatore ad avere uno sguardo generale, forse non troppo approfondito, su quelli che sono i temi ricorrenti e le principali visioni che hanno guidato la vita dell’artista. Questo percorso aiuta i curiosi visitatori a scoprire un particolare tipo di approccio all’arte fotografica: è evidente infatti che per Man Ray la fotografia, ma in generale l’immagine, in quanto l’artista si dedicava anche alla pittura e alla cinematografia, non aveva uno scopo sociale, politico, un’istanza morale. Non ci sono temi profondi e concetti complessi da andare a scovare in queste fotografie, ma un invito al gioco e al libero fluire della fantasia. Negli scatti di Man Ray si mostra come il pensiero venga eluso, quasi preso in giro con ironia e divertimento. L’immagine era forse per lui il modo di svelare il reale quotidiano avvalendosi della metafora ironica e della pura sperimentazione dettata dai capricci dell’immaginazione, sempre e comunque guidata dall’amore  per la bella forma e la bella immagine. A partire dagli autoritratti da travestito fino ai numerosi virtuosismi tecnici, l’arte di Man Ray è un invito ad interrompere il pensiero per lasciare fluire un giocoso impulso creativo non guidato da logiche verbali.

“ Ho sempre preferito l’ispirazione alla conoscenza. Creare è divino, riprodurre è umano”

La mostra è promossa da Comune di Milano – Cultura ed è prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, è curata da Robert Rocca e da Pierre Yves Butzbach, è stata inaugurata il 24 settembre 2025 e rimarrà aperta fino all’11 gennaio 2026

Cover: Rayographie “Le baiser”, 1922 © Man Ray 2015 Trust, by SIAE 2025

Man Ray – Forme di luce | Palazzo Reale, Milano – Foto Andrea Verzola