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Le novità del museo MAC di Lissone | Intervista con Stefano Raimondi

Sono tante le novità e le iniziative che animano il MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone. Toccando la bella cifra di 25 dalla sua apertura, il nuovo direttore, Stefano Raimondi, vuole dare nuovo slancio e vigore ad un museo dalle tante potenzialità. Tra le iniziative che impegnano Raimondi, anche The Blank

Un programma propositivo ed eterogeneo, il sostegno all’arte contemporanea italiana, proposte espositive e strutturali rinnovate e accessibile a tutti, una nuova identità visiva e nuove proposte educative: queste, assieme all’ingresso del museo all’l’associazione che riunisce i più importanti musei d’arte contemporanea in Italia, AMACI sono le novità che animano il museo MAC, con la nuova direzione di Stefano Raimondi. Con la definizione di “vero e proprio ‘Museo della luce’”, viene presentato il nuovo MAC, dopo gli importanti lavori sull’architettura in grande di  valorizzare le ampie vetrate e i numerosi punti di luce naturale.  Il prossimo 29 marzo, il museo apre i battenti con la mostra, A chi parlo quando parlo: la prima mostra personale in un’istituzione museale di Ismaele Nones (Trento, 1992, vive e lavora a Torino), a cui vengono affidati gli interi spazi del museo che si sviluppa su quattro piani e quasi 2.000 metri quadrati di superficie.
Nell’intervista che segue al direttore Stefano Raimondi, abbiamo cercato di approfondire le molte novità che animano la prossima apertura del museo, le “grandi cose” che guidano le ambizioni di Raimondi; una domanda è dedicata al Premio Lissone e alle novità legate alla premiazione, mentre chiudiamo la conversazione con una domanda strettamente legata all’esperienza di professionale di Raimondi, legata all’Associazione The Blank. 

Elena Bordignon: Sotto la tua direzione il MAC di Lissone si rinnova in tutti i sensi, sia a livello espositivo che, più in generale, a livello simbolico. La tua impronta curatoriale vuole essere di rinnovamento e apertura. Vorrei che mi raccontassi che museo vedremo alla prossima apertura al pubblico. 

Stefano Raimondi: Il MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone festeggia quest’anno i 25 anni dalla sua fondazione. La riapertura di fine marzo, dopo circa un mese di interventi, vedrà finalmente il museo tornare al suo splendore originale, con ampie vetrate, finestre e feritoie che rendono la luce naturale e le mutevoli tonalità e di colore elemento vivo e vitale nel dialogo con le opere. La mostra di riapertura è la personale di Ismaele Nones (Trento, 1992, vive e lavora a Torino) che con oltre cinquanta opere esposte occuperà tutti i quattro piani dell’edificio. Una grande sfida per un artista invitato per la prima volta a lavorare con un’istituzione museale. 

MAC Lissone © Paolo Araldi
MAC Lissone © Paolo Araldi
MAC – Lissone, Amami Ancora, Alice Ronchi © Lorenzo Pennati

EB: Vorrei che mi raccontassi cosa guida la tua direzione del Museo. Dopo l’esperienza della conduzione di una fiera, ora il tuo ruolo cambia e con esso anche gli obiettivi professionali. Mi racconti quali ‘grandi cose’ vorresti compiere al MAC?

SR: Per me la Direzione al MAC significa proseguire una strada che era iniziata come curatore alla GAMeC di Bergamo e che non si era mai interrotta grazie al mio ruolo di Direttore Artistico di The Blank, ma che l’esperienza in fiera ha sicuramente arricchito. Mi piace come il MAC inizi a essere visto come un luogo innovativo di produzione e proposta artistica, aperto a tutti (grazie anche all’ingresso libero), facilmente raggiungibile (è a 15 minuti da Milano e si trova proprio davanti alla stazione dei treni) con visite guidate e attività settimanali. Un museo che è comunitario e allo stesso tempo riconosciuto dalla comunità artistica nazionale e internazionale. Poi in questo momento per me fare “grandi cose”, significa realizzare “cose semplici che non lo sono affatto”. Molte sono già state fatte: inserire il MAC nella rete AMACI che riunisce i principali musei d’arte italiana, dotarlo di uno studio grafico e di un ufficio stampa, rendere l’orario continuato nei fine settimana, accedere a finanziamenti ministeriali e regionali, ripristinare la bellezza dell’edificio. Per il prossimo anno e mezzo di mandato farò il possibile per dotare il museo di un sito web autonomo, per riportare il Premio Lissone a un livello di riconoscibilità europeo e per ampliare la rete di collaborazioni con musei, direttori e artisti italiani e internazionali.

EB: Dopo Oscar Giaconia, un altro artista giovane, Ismaele Nones, viene invitato a presentare un ambizioso progetto. Perché hai invitato questi due artisti e, nella prospettiva di vedere i prossimi artisti al lavoro, cosa guida le tue scelte?

SR: Prima ancora di Oscar Giaconia il museo aveva ospitato la mostra di Alice Ronchi. Questi progetti sottolineano il desiderio di sostenere la produzione e la progettualità di artisti italiani con mostre davvero significative e impegnative, capaci di evidenziare la qualità dei nostri artisti. Mi interessa, come nel caso di Alice e Ismaele, che il MAC sia il primo approdo istituzionale delle loro carriere e mi auguro che possa rappresentare per loro uno slancio personale e professionale.

EB: Oltre alle mostre, cosa propone il tuo programma? Penso sia al Premio Lissone che ad altre iniziative. 

SR: Il Premio Lissone si alterna annualmente tra pittura e design e purtroppo non riuscirò a eliminare questa tradizione. Tuttavia sono molto contento del totale ripensamento fatto nell’ultimo premio Design. Con il curatore Matteo Ghidoni e grazie a un’apertura del Comune di Lissone, siamo riusciti a fare qualcosa che non era mai stato fatto: eliminare la logica per me desueta del vincitore e dividere la premialità tra i sette importanti designer invitati da tutta Europa per realizzare dei progetti permanenti per la piazza del museo. È incredibile come nonostante le risorse siano state divise, e quindi molto ridotte, tutti abbiano avuto il desiderio di lasciare un segno importante, tornando per me all’origine del sentimento artistico. Approfitto anzi di questo spazio per lanciare un messaggio agli artisti più giovani: non lasciate che l’impegno nel lavoro sia calibrato sulla base di motivazioni utilitaristiche o economiche. 

Ismaele Nones, Chiara confusione I, 2023, pittura acrilica su tela, 190×320 cm
Ismaele Nones, Leopardo in villa, 2021, pittura acrilica su tela, 150×150 cm FOTO @FEDERICO NARDELLI

EB: L’ingresso del MAC in AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, cosa comporta concretamente? Cosa ha inciso nell’entrata del Museo nell’associazione? 

SR: L’ingresso in AMACI permette al MAC di partecipare a una rete molto attiva nel sostegno dell’arte contemporanea italiana e nell’analisi delle tematiche che tutte le istituzioni museali condividono e affrontano. A titolo esemplificativo, il riconoscimento del Museo come centro di formazione, il tema dei diritti SIAE sulle opere d’arte contemporanea o quello della sostenibilità. AMACI, attraverso numerose giornate di studio, convegni, riunioni e attività, propone soluzioni o si pone domande sul ruolo del museo oggi. Con attività quali la Giornata del Contemporaneo è in grado di coinvolgere un’ampia rete di operatori, anche internazionali, come gli istituti di cultura e di essere un referente attendibile per il Ministero. Allo stesso tempo c’è una convenzione tra i musei associati finalizzata ad agevolare la circuitazione delle opere che fanno parte delle collezioni permanenti. Come ha dichiarato Lorenzo Balbi, Presidente di AMACI, il MAC è entrato nell’associazione per “essersi distinto per il ruolo cruciale che svolge nel territorio di riferimento, contribuendo alla valorizzazione del patrimonio culturale e rafforzando il proprio posizionamento sul piano internazionale. La sua attenzione verso i linguaggi dell’arte contemporanea arricchisce il panorama culturale nazionale”.

EB: Come hai detto, sei anche presidente dell’associazione The Blank, che quest’anno festeggia il suo quindicesimo anniversario dalla sua costituzione. Mi racconti i punti salienti del lavoro fatto con essa in questi anni e mi puoi dare qualche anticipazione sulle mostre e i progetti futuri?

SR: The Blank si trova a fare i conti con il vasto successo della mostra di Yayoi Kusama, terminata lo scorso aprile e diventata la mostra d’arte contemporanea più vista di sempre nella città di Bergamo, con un ritorno di immagine e economico per la città elevatissimo. È qualcosa da cui non si può tornare indietro, ma per stare su questo livello serve la volontà da parte delle amministrazioni comunali o delle principali fondazioni e aziende italiane di coinvolgere The Blank nella produzione di grandi progetti artistici capaci di valorizzare il territorio, come ha di recente fatto la Regione Lombardia per un progetto che si svolgerà in occasione delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026.

Yayoi Kusama, Fireflies on the Water, 2002. Installation view della mostra Yayoi Kusama. Infinito Presente, 2023/2024, Palazzo della Ragione, Bergamo. Courtesy The Blank Contemporary Art. Foto Roberto Marossi
Statements, 2021-22, installation view at Palazzo della Ragione, Bergamo. In the image artworks by John Armleder, Emily Jacir, Pipilotti Rist, Francesco Vezzoli, Lawrence Weiner. Courtesy The Blank Contemporary Art. Foto Paolo Biava
Nathalie Djurberg & Hans Berg, Rites of Passage, 2019 Installation view Porta Sant’Agostino, Bergamo. Courtesy The Blank Contemporary Art.
Eva e Franco Mattes, My Little Big Data, installation view Careof, Milano 2019. Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council, programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Courtesy The Blank Contemporary Art. Photo. Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave per DSL Studio.