ATP DIARY

Ludovica Gioscia, The Peacock Stage — t-space, Milano

[nemus_slider id=”64661″] Fino al 23 aprile, t-space ospita The Peacock Stage mostra personale di Ludovica Gioscia a cura di Alberta Romano. A t-space avra luogo la prima tappa in una serie di mostre personali in cui l’artista esplora l’infrastruttura del...

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Fino al 23 aprile, t-space ospita The Peacock Stage mostra personale di Ludovica Gioscia a cura di Alberta Romano. A t-space avra luogo la prima tappa in una serie di mostre personali in cui l’artista esplora l’infrastruttura del suo nuovo modus operandi: l’Infinito Presente.
Abbiamo posto alcune domande ad Alberta Romano per capire il progetto in progress dell’artista

ATP: Con questa mostra da t-space, Ludovica Gioscia inizia una serie di mostre personali in cui esplora l’infrastruttura del suo modus operandi. Mi introduci in modo più approfondito come si svolgeranno queste ‘esplorazioni’?

Alberta Romano: Sì, quella da t-space è la prima mostra in cui Ludovica Gioscia inizia a sperimentare l’Infinito Presente, che, come hai già detto, è il suo nuovo modus operandi. Da un po’ di tempo a questa parte Ludovica ha infatti ripensato l’intera infrastruttura che caratterizza la sua ricerca artistica, sia concettualmente che concretamente. Le “esplorazioni” consistono in una serie di mostre in cui l’artista cercherà di approfondire i vari aspetti dell’Infinito Presente, un sistema complesso composto da lavori nuovi, datati, ma anche provenienti dal futuro e da altre dimensioni possibili.

ATP: Curi la mostra The Peacock Stage mostra personale di Ludovica Gioscia. Quali sono i temi affrontati dall’artista?

AR: I temi principali della mostra sono quelli che hanno spinto Ludovica a ri-strutturare la propria ricerca artistica. Nell’epoca in cui viviamo siamo ormai abituati a considerare la sovrapposizione temporale come qualcosa di assodato, che sembra passare quasi inosservato. Facebook ci ripropone foto del passato, Instagram ci invita a usare l’hastag #tbt, i nostri ricordi, pilotati o meno che siano dai social network, entrano in relazione diretta con il presente e con ciò che ci circonda, generando stratificazioni temporali e possibilità d’interpretazione sempre diverse. Il tutto con una facilità e una velocità maggiore di quanto avvenisse ai tempi degli album cartacei.
L’artista ha deciso di applicare una nuova stratificazione temporale anche alla sua ricerca artistica e di vedere cosa accadeva abbandonando la linearità temporale nel suo lavoro. Tuttavia in The Peacock Stage si parla anche di mondi paralleli e di realtà fantascientifiche, come quelle che sempre più spesso si concretizzano davanti ai nostri occhi più in fretta di quanto sia possibile immaginarle (come le recenti intuizioni tecnologiche o le ultime elezioni politiche). Situazioni o oggetti che un anno fa avremmo considerato imprevedibili o quanto meno lontani nel tempo, sono, oggi, già reali e concreti.
Personalmente credo che cercare di esprimere un ragionamento di questo tipo possa indubbiamente coinvolgere e stimolare la creatività di chi lo concepisce, ma anche di chi lo fruisce. La prima volta che Ludovica mi ha parlato dell’Infinito Presente mi è tornata in mente Opera Aperta. Penso che unendo insieme passato, presente e futuro e altre dimensioni, l’opera e la discussione attorno alla stessa si aprano a nuove comparazioni e possibilità e diventino un po’ come quei “tirocini della sensibilità e dell’immaginazione” di cui parlava Umberto Eco.

ATP: In particolare l’artista lavora sull’influenza di internet, soprattutto in merito alla ‘temporalità stratificata’ e alle ‘realtà alternative’. In concreto, come ha elaborato queste tematiche? Qual è il risultato espressivo delle sue ricerche?

A volte i suoi lavori si concretizzano sotto forma di sculture composte da altre sculture (passate, presenti, future, possibili) altre volte prendono la forma di portali che possono dare accesso a dimensioni reali o fittizie e che prevedono, nella loro stessa matericità, una commistione temporale. Tuttavia credo sia difficile definire i limiti formali dell‘Infinito Presente.
Inoltre l’artista, da un po’ di tempo a questa parte, ha iniziato a prendere nota dei suoi sogni. È proprio nella dimensione onirica che l’artista visualizza, non sempre in maniera completa, alcuni dei suoi lavori e a questi cerca poi di dare forma nel suo studio.

Ludovica Gioscia, The Peacock Stage - t-space, Milano - Installation View
Ludovica Gioscia, The Peacock Stage – t-space, Milano – Installation View

ATP: La ricerca di Gioscia si sviluppa per lo più nella creazione di ambienti, in forte relazione con lo spazio espositivo. Come si è confrontata con lo spazio di t-space?

AR: Ludovica un giorno mi ha detto che t-space era pieno di porte. Io non ho pensato nemmeno per un secondo di essere in grado di risolvere una questione del genere, fortunatamente ci ha pensato lei. L’artista per The Peacock Stage ha creato una serie di Portali dalle forme sinuose che cercano di rievocare i portali spazio-temporali, tipici dei film di fantascienza.
Questo non vuol dire che ogni portale interagisce con una porta dello spazio, anzi, ma l’artista è stata in grado di cogliere varie suggestioni dallo spazio espositivo e di tradurle in molteplici forme.

ATP: Leggo che il titolo – The Peacock Stage – ha un significato particolare. Me lo racconti?

AR: Certo! The Peacock Stage, ovvero la Fase del Pavone era la fase intermedia del processo alchemico, il momento in cui la materia si presentava nei suoi colori più variegati e in uno stadio di evoluzione. Fino a questo punto l’alchimista aveva solo sperimentato gli aspetti del proprio essere, inconsapevole, prima di quel momento, delle forze celesti. Questa fase è simboleggiata appunto dalla coda del pavone e dall’iridescenza dei suoi colori. Il titolo ovviamente rimanda a uno stadio particolare della materia in continuo divenire, ma anche a un momento di indagine, di scoperta e di futura conoscenza.

ATP: Mi introduci la serie di opere Ombre?

AR: Le Ombre rappresentano una porzione di Infinito Presente che Ludovica esplora da t-space.
Si tratta, come suggerisce il nome, proprio di ombre di futuri lavori, che l’artista non ha mai visto, ma che vengono trasmessi all’artista dalla sé stessa del futuro sotto forma di sagome. L’ombra per sua natura è qualcosa di mutevole, ma è anche il riflesso scuro di qualcosa che altrove è sicuramente più definito. L’Ombra rappresenta dunque anche il lato nascosto della nostra visione conscia e consapevole della realtà: l’alternativa, la possibilità inespressa e spesso tenuta nascosta.

ATP: In mostra c’è anche un’opera che sarà ulteriormente elaborata per un altro spazio a Milano, MARS. In cosa consiste?

AR: Si, Psychic Rainbow è un’Ombra composta dai detriti di Infra White Interference, lavoro site specific che Ludovica presenterà da MARS il prossimo ottobre. Quello che verrà presentato da MARS sarà un lavoro appartenente alla serie dei Giant Decollage composto nello specifico da carte da parati provenienti da un futuro lontano che generano, attraverso la loro stratificazione, dei tridimensionali acquerelli scultorei.

Ludovica Gioscia, The Peacock Stage - t-space, Milano - Installation View
Ludovica Gioscia, The Peacock Stage – t-space, Milano – Installation View
Ludovica Gioscia, The Peacock Stage - t-space, Milano - Installation View
Ludovica Gioscia, The Peacock Stage – t-space, Milano – Installation View