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Luci d’Artista a Torino | Giovanni Anselmo – Intervista con il curatore Antonio Grulli

Lo storico appuntamento sabaudo Luci d’Artista, nato nel 1998, rappresenta una vera e propria mostra d’arte contemporanea a cielo aperto che ogni anno, da fine ottobre a inizio gennaio (27 ottobre 2023 fino al 14 gennaio 2024), illumina le strade della città di Torino. Per dare continuità e stabilità al progetto,  è stato chiamato un curatore, Antonio Grulli, con il […]

Giovanni Anselmo, Orizzonti – Luci d’Artista 2023 – Foto Claudio Pastrone – Courtesy FIAF

Lo storico appuntamento sabaudo Luci d’Artista, nato nel 1998, rappresenta una vera e propria mostra d’arte contemporanea a cielo aperto che ogni anno, da fine ottobre a inizio gennaio (27 ottobre 2023 fino al 14 gennaio 2024), illumina le strade della città di Torino. Per dare continuità e stabilità al progetto,  è stato chiamato un curatore, Antonio Grulli, con il compito di sviluppare e valorizzare la manifestazione portandola a un processo di completa evoluzione.
Luci d’Artista si arricchisce quest’anno di una nuova installazione luminosa in Piazza Carlo Alberto, firmata dal  grande maestro Giovanni Anselmo invitato da Carolyn Christov-Bakargiev e Riccardo Passoni, rispettivamente direttori del Castello di Rivoli e della GAM di Torino.
Il titolo dell’installazione luminosa ideata da Anselmo è Orizzonti. Nelle sue opere Anselmo presenta direttamente, esponendole e non rappresentandole, le energie del cosmo e della vita, e riflette su concetti come la gravità, l’equilibrio e le forze della natura. Per questa installazione luminosa, indicando i punti cardinali a partire dall’effettivo punto centrale di Piazza Carlo Alberto, l’artista mette in relazione un luogo di Torino con uno spazio più ampio, globale, geografico e infine cosmico, superando gli orizzonti stessi della città. 

Per questa importante occasione abbiamo posto alcune domande al curatore di Luci d’artista, Antonio Grulli. 

ATP: Sei stato recentemente nominato – prima volta nella storia della rassegna – come suo curatore. Come si è giunti dopo tanti anni alla scelta di affidare la sua organizzazione e programmazione ad una figura specificatamente curatoriale?

Antonio Grulli: Circa un anno fa la Fondazione Torino Musei (che gestisce la GAM, il MAO, Artissima e Palazzo Madama) è stata incaricata da parte del Comune di Torino della gestione di Luci d’Artista. La Fondazione ha immediatamente impostato un piano di sviluppo in cui la manifestazione diventa a tutti gli effetti la quinta linea culturale, al pari della altre: significa che Luci d’Artista evolverà la propria identità passando dall’essere un grande evento stagionale al diventare una vera e propria istituzione artistica, e per fare questo era necessaria una figura curatoriale che potesse dare una linea precisa, una visione evolutiva che permettesse di raccordare ogni parte della manifestazione guidandola verso un obiettivo preciso. Sono stato nominato durante l’estate, e già da questa edizione sarà possibile vedere il cambiamento: vogliamo infatti far evolvere Luci d’Artista seguendo il suo naturale potenziale, il suo essere un grandissimo Museo di Luce, nello spazio urbano, pubblico, e vogliamo fare in modo che questo museo senza pareti sia attivo tutto l’anno, abbia una programmazione continuativa non limitata al periodo invernale e a una dimensione notturna. Luce non significa solo illuminazione elettrica e buio; anche il sole è luce, e si può declinare questa manifestazione in molti modi non ancora esplorati. Il primo passo sarà un evento a giugno 2024, attorno alle giornate del 21 e del 24, ovvero il solstizio d’estate e San Giovanni Battista (Patrono di Torino), giorni solitamente dedicati ai riti della luce e del fuoco sin da tempi precristiani; verranno coinvolti un gruppo di poeti invitati a lavorare attorno al tema della luce attraverso reading e performance. Un evento effimero e diurno che farà da controcanto alle grandi installazioni e alla notte delle Luci d’Artista invernali.

Giovanni Anselmo, Orizzonti – Luci d’Artista 2023 – Foto Claudio Pastrone – Courtesy FIAF

ATP: La specificità della rassegna è praticamente unica nel panorama italiano e internazionale, rendendola una vera e propria mostra a cielo aperto, condivisa, a volte inconsapevolmente, da migliaia di persone. Allo stesso tempo Torino è anch’essa unica, come dinamiche cittadine e qualità urbanistica. L’arte pubblica ha la grande responsabilità di portare il messaggio poetico dell’arte alle grandi masse: Come si riesce a coniugare i due aspetti?

AG: Sì, si tratta di un progetto bellissimo, e mi sento davvero privilegiato e fortunato a poter essere il primo a curare a Luci d’Artista. La collezione di Luci è semplicemente sbalorditiva, con opere di livello altissimo realizzate da artisti come Mario Merz, Rebecca Horn, Daniel Buren, Giulio Paolini, Gilberto Zorio, Joseph Kosuth. E sono tutte fatte di “luce”, un vero e proprio unicum che è anche il suo punto di forza. Questo tipo di interventi infatti affonda le proprie radici nell’arte installativa, minimal, concettuale e anche in certe forme di Land Art degli anni 60 e 70, ma non solo; l’altra radice è quella che collega queste forme di arte con le feste barocche di luce e suoni, che potrebbero sembrare qualcosa di lontano nel tempo, ma che in realtà sono assolutamente adatte a un periodo come il nostro in cui certe forme di arte installativa, performativa e relazionale nei grandi spazi la fa da padrone, come dimostrano in positivo anche i casi dell’HangarBicocca o della Turbine Hall della Tate Modern. E’ questo connubio magico che permette a Luci d’Artista di raggiungere un grandissimo pubblico, cosa che solitamente l’arte contemporanea fa fatica a ottenere. Luci d’Artista vi riesce perché lavorando con la luce è inevitabile doversi concentrare su opere che possano generare incanto e anche meraviglia, due stati d’animo solitamente trascurati dagli artisti contemporanei, i quali preferiscono solitamente muoversi verso la speculazione intellettuale, la riflessione meta-artistica, la provocazione, l’impegno politico ecc. Basti pensare che nelle edicole della città è possibile trovare le cartoline con raffigurate le Luci, e non so quante opere d’arte pubblica nel mondo hanno l’onore di avere delle cartoline. Torino poi come anche tu sottolinei è riuscita negli anni a diventare la città italiana maggiormente concentrata nella ricerca sul contemporaneo, e lo dimostrano i molti artisti e curatori anche stranieri che vi si stanno trasferendo. Per Luci d’Artista inoltre è fondamentale la sua conformazione urbanistica: la pianificazione precisa e di grande respiro, e l’eleganza del suo centro storico permettono di creare installazioni di grandissimo impatto, una cosa molto difficile in altre città italiane connotate da centri storici più intricati o frammentati: se in queste notti un visitatore attraversa la lunghissima via Po si troverà in un grandissimo “canocchiale” visivo incorniciato dalla bellissima installazione di Luigi Stoisa, al termine della quale appare la Chiesa della Grande Madre, raggiungibile attraversando ponte Vittorio Emanuele I su cui è installata l’opera di Joseph Kosuth, e alzando lo sguardo appare come in una visione il monte dei Cappuccini con l’opera di Rebecca Horn; toglie il fiato, credetemi.

ATP: Quest’anno Giovanni Anselmo ha realizzato un’opera nuova, molto suggestiva, che riassume in maniera poetica tutto il suo percorso artistico. Ormai la collezione della manifestazione si è ampliata negli anni, comprendendo opere di grandi maestri italiani e stranieri, come Daniel Buren e Joseph Kosuth, giusto per citarne un paio. Mi domandavo se non fosse interessante, rendere usufruibili e attive queste opere, anche per il resto dell’anno. O inevitabilmente la sua specificità è ormai consolidata a ridosso delle feste natalizie, che ne legittimano il contesto luminoso?

AG: La manifestazione nel periodo invernale vive molto della sorpresa del ritorno e della reinterpretazione delle Luci attraverso la loro ricollocazione. In questo modo è come se rinascessero ogni volta, andando ad accendere, talvolta per la prima volta, nuove parti della città di Torino. E’ un bellissimo dialogo tra installazioni e città questo continuo rigenerarsi della manifestazione, che rende tutto molto dinamico e poeticamente in continuo movimento E’ quello che cercano di fare talvolta con insuccesso molti musei nel ripensare e riperformare la loro collezione; per noi invece si tratta di qualcosa di naturale e iscritto nel nostro dna, siamo fortunati. Tuttavia una parte delle Luci rimane installata per tutto l’anno, e sicuramente le accenderemo in concomitanza con l’evento di giugno. Questo per noi è un primo passo per fare in modo di avere una presenza maggiormente continuativa almeno di una parte di loro durante tutto l’anno.

Giovanni Anselmo, Orizzonti – Luci d’Artista 2023 – Foto Claudio Pastrone – Courtesy FIAF