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Louis Cane, Barley Sugar | T293 Roma

[nemus_slider id=”51967″] La mostra di Louis Cane da T293 (fino al 6 febbraio) propone un aggiornamento della pratica dell’artista francese nato nel 1943 e suggerisce una diversa interpretazione dell’eredità dell’arte concettuale. La mostra Barley Sugar appare divisa in due sezioni che non sembrano – all’apparenza – comunicare tra loro: ci sono le sculture di bronzo […]

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La mostra di Louis Cane da T293 (fino al 6 febbraio) propone un aggiornamento della pratica dell’artista francese nato nel 1943 e suggerisce una diversa interpretazione dell’eredità dell’arte concettuale.

La mostra Barley Sugar appare divisa in due sezioni che non sembrano – all’apparenza – comunicare tra loro: ci sono le sculture di bronzo disposte su una lunga mensola che attraversa la stanza centrale della galleria e i quadri di resina su rete metalilica inossidabile appesi ai muri. Alquanto spiazzanti, le sculture in bronzo rappresentano figure femminili stilizzate alle prese con il tubo di un insetticida, mentre i quadri hanno colorazioni e texture che toccano l’occhio con vigore e freschezza.

Le sculture esposte potrebbero facilmente passare per il frutto del lavoro di un giovane artista: ironiche, non-sense, esprimono un certo mix di allegria e disperazione. Il loro autore, Louis Cane, di 73 anni, è invece un veterano dell’arte concettuale francese da quando nel 1968, a Parigi, entra a far parte del gruppo artistico – strettamente connesso alle lotte popolari dell’epoca – Supports/Surfaces, i cui componenti riflettono sul potere subdolo delle immagini ma anche, come il nome del gruppo suggerisce, su ciò che nella pittura viene spesso ignorato: il supporto, la superficie e il risultato del quadro come il prodotto di un lavoro individuale.

Nel contesto del gruppo Supports/Surfaces Cane dà vita a una ricerca molto personale, concentrata soprattutto sulle qualità del colore, che inizialmente si sviluppa parallelamente all’interesse per l’aspetto politico della professione artistica. Nel ciclo delle “Toile tamponée” del 1967, ad esempio, l’artista stampa con un timbro per centinaia di volte la scritta “Louis Cane Artiste Peintre”, fino a ottenere campiture cromatiche rosse e blu, proponendo così una riflessione sulla natura professionale della pratica artistica (un mestiere o una ricerca?) e allo stesso tempo ponendo in evidenza le qualità formali dell’opera. Altri lavori dello stesso periodo sono le “Croix”, che consistono in tele coperte dalla ripetizione ossessiva del segno X, un gesto carico di significati: negazione, segretezza, anonimato, ricerca senza tregua, pura gestualità.

I quadri presenti nella mostra Barley Sugar si liberano del fardello delle velleità politiche dei primi lavori e mantengono, puro e leggero, l’interesse per il colore e la struttura non convenzionale. Il telaio aperto, di rete metallica,   libera i colori nello spazio e conferisce ai monocromi un aspetto instabile, luminoso. Un intento, quello di liberare il colore, che risulta ancora più chiaro osservando i dipinti dell’ultima sala, dove forse si trovano le più belle opere della mostra: rivisitazioni rapide, quasi sbrigative, delle Ninfe di Monet, che sembrano riflettere sulla storia della pittura, sulla luce, sul colore e soprattutto su un genuino rapporto di piacere e divertimento tra il pittore e l’opera.

Louis Cane. Barley Sugar. Installation view at T293 Roma
Louis Cane. Barley Sugar. Installation view at T293 Roma
Louis Cane. left: Une "femme canon" dans un fly-tox,   2001-2002. painted bronze,   insecticide Fly-Tox,   wood. 54 x 20 x 15 cm
Louis Cane. left: Une “femme canon” dans un fly-tox, 2001-2002. painted bronze, insecticide Fly-Tox, wood. 54 x 20 x 15 cm
Louis Cane. Barley Sugar. Installation view at T293 Roma
Louis Cane. Barley Sugar. Installation view at T293 Roma
Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024