Testo di Marta Orsola Sironi —
Nel 1798 Thomas Robert Malthus pubblica il suo saggio sul principio di popolazione, nel quale identifica la causa principale della miseria nel divario esponenziale tra l’aumento demografico e la disponibilità delle risorse per la sussistenza.
Lo studio dell’economista inglese è il punto di partenza per Lo spettro di Malthus, un’installazione di Marzia Migliora a cura di Matteo Lucchetti che sarà presentata in autunno al MA*GA di Gallarate. Il lavoro riflette sull’insostenibilità del modello oggi imperante della produzione di cibo come merce e del continuo tentativo del sistema capitalista di assoggettare a sé la natura, sfruttando senza freno risorse umane, animali e naturali in funzione del plusvalore.
Fino al primo maggio, i social del museo pubblicano in anteprima alcuni frammenti del progetto finale: fotografie, disegni e appunti costruiscono, così, una narrazione digitale che riguarda tre fasi della realizzazione. Per prima viene proposta la serie di ventinove collage Paradossi dell’abbondanza, iniziata nel 2017. Il titolo si ispira al libro Una storia commestibile dell’umanità di Tom Standage, giornalista dell’Economist, che ha posto in strettissima relazione l’evoluzione umana e la nutrizione: con l’introduzione dell’agricoltura la nostra specie è diventata stanziale e nei secoli il cibo è stato motore e mezzo di cambiamenti tanto biologici, quanto tecnici e sociali.
Migliora esplora, attraverso le tecniche tradizionali del disegno e del collage, i paradossi della società dei consumi, caratterizzata da coltivazioni intensive, impoverimento del suolo, emergenze ambientali e disparità di ricchezze. Risalendo fino alla radice della catena produttiva, l’artista traduce in immagini la prospettiva degli stessi agricoltori, siano essi i contadini della tradizione italiana, i braccianti delle colonie, gli emigrati stagionali o coloro che, nelle zone più aride, combattono ogni giorno con la mancanza di acqua. Questi personaggi diventano sagome ritagliate che si aggirano in composizioni dal forte impatto visivo, caratterizzate da accumulazioni di carabattole, animali, fiori e ricchezze. L’opulenza dell’ambientazione stride con le umili occupazioni dei suoi abitanti, che interrompono le proprie attività per rivolgersi a chi guarda. Marzia Migliora vuole, in questo modo, chiamare in causa lo spettatore e portarlo a riflettere in merito alle incoerenze del proprio presente. Se, infatti, come scriveva Jean-Anthelme Brillat-Savarin, il destino delle nazioni dipende dal modo in cui si nutrono, quale può essere quello della società attuale, nella quale 2 miliardi di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, mentre il numero di adulti obesi è di 672 milioni[i]?
Da pochi giorni i social del MA*GA hanno iniziato a pubblicare alcuni frammenti del lavoro finale Lo spettro di Malthus. Questo è un video in realtà virtuale, che vuole far vivere al fruitore un’esperienza immersiva nelle profondità della terra, attraverso i cunicoli scavati dall’uomo per l’estrazione del salgemma. E’, dunque, un viaggio in quello che l’artista definisce un “processo digestivo all’interno di una prospettiva storica sulla fame umana”. Come un moderno Teseo, Marzia Migliora segue i fili della contemporaneità, per risvegliare una consapevolezza nei confronti dell’intreccio di forme di vita in cui l’uomo è immerso e trovare così un’uscita dalla trappola malthusiana.
[i] Rapporto annuale, Stato della Sicurezza Alimentare e della nutrizione nel mondo 2019, pubblicato da Food and Agriculture Organization of the United Nations ( http://www.fao.org/state-of-food-security-nutrition/en/)
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