Lo scherzo di Fabrizio Vatieri alla Nowhere Gallery

Atto conclusivo di una trilogia iniziata nel 2017 con "Dominare spiritualmente il progresso", "Lo scherzo" è il titolo dell’ultima opera di Fabrizio Vatieri, celebrazione finale di una serie di riflessioni sui temi del lavoro, del fallimento, e dell’attesa, quali momenti imprescindibili nella vita di un artista.
16 Maggio 2019
Fabrizio Vatieri, Lo scherzo, installation view at Nowhere Gallery, Milan 2019
Fabrizio Vatieri, Lo scherzo, installation view at Nowhere Gallery, Milan 2019

Testo di Benedetta Pomini

Milano, via del Caravaggio 14. A differenza che in altre occasioni, la vetrina di Nowhere Gallery lascia questa volta intravedere già da fuori una piccola anteprima di quello che contiene al suo interno. La porta è aperta, e lo spazio estremamente pulito e ordinato. C’è un’aria sospesa, un po’ surreale, sarà anche per la musica che si sente in sottofondo. Le pareti sono bianche, prevalentemente spoglie, e pochi sono gli elementi distribuiti con rigore nella stanza. Tutti nei toni del grigio e del nero, assomigliano a grandi e piccoli monoliti che abitano con discrezione lo spazio, senza che niente sia lasciato al caso. È davvero tutto molto ordinato. Quasi strano. Sembra di stare in un ufficio vendite.
Esattamente davanti all’ingresso, in fondo alla stanza, si staglia un grande parallelepipedo in plexiglass nero, con appoggiati sopra quattro palline di gomma scura, un piccolo asciugamano grigio piegato su se stesso, e una tanica di plastica bianca con il tappo rosso. Così rovesciato, il grande parallelepipedo sembra una scultura.

In realtà si tratta della vasca che Fabrizio Vatieri aveva utilizzato per realizzare, nell’arco di otto ore lavorative, trecento-undici fotografie di buchi nell’acqua durante la performance Buchi nell’acqua, ospitata a Torino in occasione di Artissima 2019. Insieme alla vasca rovesciata, quasi al centro della sala ma non davvero nel mezzo, si trova una scrivania un po’ näif e “da stangata”, con le gambe in acciaio e un piano nero ricoperto da una lastra di vetro che lo rende lucido come la superficie della vasca in plexiglass. Sulla scrivania poggiano tre faldoni scuri con dentro trecentodieci cartellette di plastica trasparente, contenenti le trecentodieci fotografie di buchi nell’acqua rigorosamente numerate e stampate in formato A4. Sempre all’interno dei raccoglitori ci sono una serie di fogli con bollini adesivi rossi e blu. Vicino al tavolo, una sedia. Di quelle anonime, da ufficio, con le ruote e lo schienale imbottito.

Né brutte né belle, ma comode proprio perché hanno le ruote e se capita che stai lavorando e ti devi spostare dall’altro lato della stanza, almeno non perdi tempo ad alzarti. Sulla lunga parete bianca alle spalle del tavolo, è appesa la stampa dell’ultimo buco nell’acqua realizzato a Torino, il numero trecento-undici. È stampato in grande, e tra l’immagine e la cornice compare una sottilissima striscia color giallo evidenziatore, unico elemento colorato in tutto l’allestimento, insieme al tappo della tanica e ai bollini adesivi rossi e blu. Sulla parete adiacente, vicino alla vetrina, è appeso uno schermo nero su cui scorre in loop un video che restituisce alcuni frammenti di Buchi nell’acqua.

Fabrizio Vatieri, Lo scherzo, installation view at Nowhere Gallery, Milan 2019
Fabrizio Vatieri, Lo scherzo, installation view at Nowhere Gallery, Milan 2019

Nell’aria, anche loro in loop, le note di “I started a joke“ in una versione riadattata dal maestro Alfredo Maddaluno, già compositore della colonna sonora usata da Vatieri per la performance del 2017, Dominare spiritualmente il progresso.

Nella stanza Orio Vergani, proprietario della galleria, insieme al suo nuovo assistente. Orio mi saluta con un gran sorriso, elegantissimo e con la gomma sui capelli tirati indietro. Mi stringe la mano, forse in modo più forte del solito. Chiacchieriamo. Mi racconta della performance Buchi nell’acqua, dei faldoni, e del loro contenuto. Molte delle fotografie che si trovano all’interno dei tre raccoglitori sono infatti contrassegnate da bollini adesivi rossi o blu. Orio mi spiega che tutte le stampe dei buchi nell’acqua, in tiratura di 1 + 1 AP ciascuna, possono essere comprate singolarmente per soli 20 euro. Prezzi popolari. Le fotografie si possono scegliere, acquistare, e poi ritirare a fine mostra. Oppure, altra possibilità, si possono comprare per poi rivenderle al doppio, triplo, quadruplo, rispetto al loro valore iniziale. Scegli tu: vuoi comprare, oppure investire. Sembra uno scherzo. E infatti lo è.

Atto conclusivo di una trilogia iniziata nel 2017 con Dominare spiritualmente il progresso, Lo scherzo è il titolo dell’ultima opera di Fabrizio Vatieri (Napoli, 1982), celebrazione finale di una serie di riflessioni sui temi del lavoro, del fallimento, e dell’attesa, quali momenti imprescindibili nella vita di un artista. Se Dominare spiritualmente il progresso era un’ode all’individuo, un requiem ai suoi sogni e ai suoi fallimenti, e Buchi nell’acqua era un’altra forma di canto orchestrato, l’atto catartico in cui tutto si ferma per poi tornare a muoversi, Lo scherzo è la sintesi finale, il punto estremo di una climax che – silenziosamente ma con una sua ritualità – oscilla tra picchi di ironia e momenti di velata drammaticità. Una mostra, un’installazione, una perfomance. Dirette ancora una volta con sentimento, ma senza emozioni.

Lo scherzo 
Fabrizio Vatieri

Fino al 31 Maggio [2019]

Fabrizio Vatieri, Buco nell’acqua n. 141, 2019
Fabrizio Vatieri, Buco nell’acqua n. 108, 2019
Fabrizio Vatieri, Buco nell’acqua n. 044, 2019
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