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Linda Fregni Nagler 写真 Shashin no Shashin

Yuzuru (The Twilight Crane), 2011 Yuzuru (The Twilight Crane-Music), 2011 Playing at Ball, 2010 Kabuki Mask, 2011 Blindman’s Bluff, 2011 Veduta della mostra Linda Fregni Nagler, The Yokohama Photographer, 2011 – Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano *** Mostra perfetta e cristallina quella di Linda Fregni Nagler alla galleria Monica De Cardenas. Il titolo, se […]

Yuzuru (The Twilight Crane), 2011
Yuzuru (The Twilight Crane-Music), 2011
Playing at Ball, 2010
Kabuki Mask, 2011
Blindman’s Bluff, 2011
Veduta della mostra
Linda Fregni Nagler, The Yokohama Photographer, 2011 – Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano

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Mostra perfetta e cristallina quella di Linda Fregni Nagler alla galleria Monica De Cardenas. Il titolo, se non spiegato, sembra un suono onomatopeico, ‘ Shashin no Shashin’: che significa, in giapponese, fotografare la fotografia. L’artista parte da così lontano, sia nel tempo che nello spazio, per indagare la tradizione, le convenzioni iconografiche e lo statuto dell’immagine fotografica. Il comunicato stampa è chiarissimo nel raccontare la provenienza dell’immaginario dal quale Linda attinge con scrupolo scientifico, con piglio analitico ai limiti dell’ossessione.

Cancello tutto quello che so e guardo la mostra. Ripeto, perfetta nei minimi dettagli, marbosamente curata per ricreare scene stereotipate di ritratti giapponesi di fine ‘800, primi del ‘900. Inevitabile pensare, guardando le fotografie, al grande lavoro che ogni scatto ha richiesto all’artista. Dalla ricerca dei modelli agli abiti, dalle scenografie allo studio della luce, Linda ha messo in moto un teatro della rappresentazione, congelando in uno scatto delle immagini indubbiamente molto belle. Ho apprezzato molto i piccoli inganni visibili, come ad esempio i fili di plastica che sostengono maniche e panneggi, che ingannevolmente sembrano mossi da una leggera brezza. Tutto perfetto dunque, tutto bellissimo! Forse è questo il problema della mostra: questa serie di 20 immagini rapiscono la nostra attenzione per la troppa maniacale perfezione, facendoci dimenticare invece, l’obbiettivo vero che muove il senso della mostra: indagare lo statuto della fotografia.
Ma alla fine – mi vien da pensare – è così importante ragionare, indagare, sviscerare lo statuto della fotografia? La serietà professionale dell’artista, la commerciabilità delle opere, l’incisività dell’immaginario che queste opere veicolano, non viene meno se ci dimentichiamo i ragionamenti dello statuto della fotografia ecc. ecc., anzi, lasciamo che le immagini raccontino quello che vogliono: di bellezza, di stereotipi, di falsità, di inganni…
Più in generale, invece, è tutto il percorso dell’artista che si concentra sui meccanismi, le tensioni, i tecnicismi del linguaggio fotografico. Come ad esempio ristampare vecchie foto, fotografare immagini già stampate, proiettarle con le lanterne magiche…

Per tutte le foto, courtesy Galleria Monica De Cardenas

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