La storia che ci raccontano le opere, suddivise in capitoli, è quella del nostro pianeta in un futuro sconosciuto, quando la terra è diventata inabitabile e dunque deserta e silenziosa.
Tutto parte da un video molto suggestivo commissionato dal museo all’artista francese Adrien Missika, ‘Darvaza’: un film su un cratere nel deserto del Karakum in Turkmenistan.
Eiffel Tower, 1998
Courtesy : The Artist and Lisa Cooley, New York ©The Artist

Peter Buggenhout, The Blind Leading the Blind #36, 2010 – Mixed media (polyuréthane, epoxy, foam, polyester, polystyrene, dust) Courtesy Galerie Laurent Godin, Paris © L’Artiste
Dai fumi ‘romantici’ di questo video, alle suggestioni della pittura della prima metà dell’800, il passo è breve. Constable, Friedrich, Turner sembrano andare idealmente a braccetto con registi quali l’Herzog di Fata Morgana, il Kubrick di 2001 Odissea nello Spazio e il Tarkovskij di Stalker.
Senza contare balzi nel presente con scintille di film catastrofici, su tutti WALL•E, dove era tristissimo vedere un robottino fin troppo umanizzato giocare con uno scassato cubo magico di Rubik o con altri oggetti a noi contemporanei ma che nelle sue mani sembravano cose desuete.
Simone sembra aver attinto per questa mostra, dunque, in un grande serbatoio visivo dove arte contemporanea, ricordi letterari e cinematografici, immaginazione visionaria, pittura romantica, appunto, lo hanno guidato verso tre tappe espositive coerenti e ben studiate: “La prima parte è dedicata alle vestigia lasciate dietro di sé da un’umanità scomparsa, viste come attraverso la lente di un immaginario archeologo; la seconda si concentra sulla flora e la fauna terrestri, presentate come se fossero esotiche ed estinte; l’ultima racconta il tentativo di colonizzare un altro mondo, il suo fallimento, e infine il ritorno a un pianeta lussureggiante che potrebbe essere la Terra stessa dopo la fine dell’uomo.”
La performance di Linda Fregni Nagler, ‘Things that Death Cannot Destroy’, consiste in una doppia proiezione di diapositive in vetro utilizzando delle lanterne magiche. Probabile che qualcuno abbia già visto questo tipo di performance in occasione della personale dell’artista alla galleria Monica De Cardenas (maggio 2011). Stesse azioni e mezzi, le lanterne magiche, solo che per la mostra ‘Le Silence Un fiction’, la selezione delle diapositive è guidata dal tema dell’esposizione. Le fotografie, scattate tra 1870 e 1920, sono state raccolte da Linda nel corso degli anni; mi racconta che ne ha circa un migliaio. La performance, avvenuta durante i giorni dell’inaugurazione, consisteva nel mostrare una doppia proiezione di immagini mentre una voce femminile legge le didascalie originali scritte nelle lastre di vetro. Proveniente da tutto il mondo, le immagini mostrate in coppia sono legate tra loro da strane associazioni visive, rimandi sia formali che contenutistici. Facce, costumi, natura, meccanismi, arte, oggetti: familiarità, surrealtà, associazioni libere o guidate da rimandi visivi hanno costruito un ipnotico viaggio antropologico. Ricordo paesaggi siderali, ritratti costruiti, opere d’arte fotografate ‘artisticamente’, ma anche un pipistrello, una giraffa impagliata, degli scalatori, una macchina fotografica, dei pianeti, la luna, un occhio…
Tra i tanti paragrafi, uno dedicato alla documentazione, uno alla glaciazione, ai reperti, alle testimonianze, alle ricostruzioni ecc. Elegante e curiosa la seconda parte della mostra, quella dedicata al mondo della natura. Qui le opere di Jochen Lempert, Karl Blossfeldt, l’“erbario” di impronte luminose di Lourdes Castro e ‘Opsis ou Voix de Femme’ di Maurice Blaussyld: una tavola di pioppo esposta in una teca come un pezzo di oreficeria. Accanto i cactus fotografati da Brassaï gli incredibili Paesaggi di Michel Blazy: strane rappresentazioni di piante che sembrano fossili, create dall’azione di piccoli roditori su tavole spalmate di sostanze alimentari come crema di cioccolata, pistacchio e vaniglia. Bello l’angolo che ospita le foto in bianco e nero di J ochen Lempert, ‘Oiseaux?Vögel’, e il dittico di Bartolomeo Bimbi, Uccelli, ca 1710?1720.

Michel Blazy, Branche, 2009 – Chocolate and vanilla creamy dessert, eggs, sweet condensed milk on wood nibbled by mice – Courtesy : art: concept, Paris © ADAGP, 2012

Il dittico di Bartolomeo Bimbi, Uccelli, ca 1710?1720 e Jochen Lempert, ‘Oiseaux?Vögel’

Courtesy : l’Artiste et Ancient & Modern, London
Mai tenebre, inferi, fenomeni naturali e meraviglie sono state così ben dosate.
Collection NMNM, Gift of the Assocation des Amis du NMNM