Con opere che ripercorrono il lavoro dell’artista dagli anni Novanta ad oggi, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci accoglie Margherita Manzelli. Le signorine. La mostra, visibile fino all’11 maggio 2025, è a cura dal direttore dell’Istituzione, Stefano Collicelli Cagol, e presenta, oltre a numerose tele ad olio, un nucleo di acquerelli dedicati al tema del volto e un robot che vaga nelle sale alla ricerca di qualcuno a cui recitare le proprie poesie.
Il titolo, dal sapore un po’ retrò, introduce subito nell’universo di Manzelli, che sfida la convenzionale rappresentazione della donna con figure senza età, dai corpi magrissimi, emaciati, spesso nudi o semi nudi, e immobili, in cui l’apparente debolezza fisica contrasta con gli sguardi decisi che quasi sembrano cercare gli occhi di chi le osserva. Le signorine di Manzelli scrutano lo spettatore fino a metterlo a disagio; il viso è infatti l’elemento da cui, da più di trent’anni, l’artista inizia le sue ricerche e che diventa specchio della profondità psicologica dei suoi soggetti.
Le protagoniste del lavoro di Manzelli abitano degli spazi astratti e colorati in cui campiture di colore, forme geometriche o soggetti floreali fanno da sfondo, permettendo al soggetto di emergere in maniera armonica e facendo sì che gli stessi colori dello sfondo vadano a comporre i tratti somatici delle donne dipinte. I corpi sono privati di qualsiasi carica erotica e, anzi, sono anche essi in qualche modo funzionali ad esaltare i volti. La pratica artistica di Manzelli ruota intorno all’analisi di tre componenti: la pittura, le azioni e la scrittura. Cerca infatti di raccordare queste tre aree di interesse, all’apparenza così distanti, sviluppando una ricerca unica nel suo genere, che si focalizza non tanto sul caricare di significati i propri soggetti, quanto piuttosto su un’attenta ricerca dei medium artistici, dalla pittura alla poesia.
La mostra ripercorre gli inizi della sua carriera con La vita felice in riferimento alla performance del 1996 dove l’artista era sospesa da terra tramite un corsetto metallico calamitato al muro che le impediva di interagire con il pubblico, per arrivare a lavori del 2024 come il robot Sistemi di credenza – Mercedes. Realizzato in collaborazione con il dipartimento di robotica sociale del Politecnico di Milano il piccolo robot il cui volto è ispirato a una sfinge scolpita da Antonio Rosselli e Mino da Fiesole per il pulpito del Duomo di Prato, diventa alter ego di Manzelli, avvicinandosi allo spettatore e recitando poesie scritte dall’artista. Il nome Mercedes fa riferimento invece alla donna amata da Edmond Dantès nel romanzo il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.
Del 2024 è anche il grande trittico L’infinito della mia distrazione con un’illuminazione da pala Rinascimentale e riferimenti alla storia dell’arte, dalla citazione del pavimento del Duomo di Prato alla Musa dormiente di Constantin Brâncuşi. L’atmosfera, in questo come in molti altri lavori di Manzelli tra cui Il legame e la legge (2013) e La logica dei corpi vivi – e dei corpi morti (2018), entrambi in prestito dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, è astratta. I colori sono spesso scuri e gli sguardi, sala dopo sala, sembrano inseguire lo spettatore attraverso i grandi e luminosi ambienti del Centro Pecci. Private di qualsiasi riferimento spaziale o temporale le signorine popolano la fantasia dell’artista diventando un mero pretesto per la sperimentazione pittorica.
Margherita Manzelli. Le signorine
A cura di Stefano Collicelli Cagol
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato
14 dicembre 2024 – 11 maggio 2025