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Testo di Caterina Molteni
Da Magenta, passando per Novara e Vercelli, fermando a Santhià, Chivasso e infine Torino, la tratta del treno regionale che collega Milano a Torino, attraversa l’area del Piemonte in cui si sviluppano le principali coltivazioni di riso della regione. Dal finestrino del treno è possibile riconoscere le distese pianeggianti che da Novara si infittiscono per chilometri nell’area di Vercelli, disegnando il paesaggio attraverso una griglia di specchi d’acqua verde brillanti. “Un mondo capovolto dove la terra e il cielo si mescolano e confondono” (Laura Bosio).
Il tema del progetto, frutto della collaborazione tra GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino e Fondazione Spinola Banna per l’Arte realizzato grazie al supporto di Compagnia di San Paolo, e guidato dall’artista Elena Mazzi, è l’energia.
L’Atlante Energetico nasce da un invito a ripensare la storica residenza per artisti di Banna, che per dieci anni ha previsto l’invito di un artista come visiting professor e il ritiro per una o due settimane di un gruppo di dieci giovani artisti. Quest’anno il programma è stato affidato a Elena Mazzi, giovane ma con un ricco percorso artistico che comprende la partecipazione alla Istanbul Biennial 2015, che in qualità di tutor ha seguito un gruppo più ristretto di cinque partecipanti (Paola Pasquaretta, Nadia Pugliese, Fabio Roncato, Silvia Rossi e Chiara Sgaramella) lungo un periodo di 8 mesi. Due workshop ospitati a Banna, un incontro con la scrittrice Laura Bosio, due lecture performance di Vincenzo Guarnieri e Alice Benessia, gli ospiti Nature Addicts! Fund e l’Art Lab Gnesta così come il progetto dell’antropologo Leone Contini sono i numerosi appuntamenti che hanno scandito la ricerca del progetto, confluendo infine in una mostra collettiva (24-30 giugno).
Per parlare di energia Elena Mazzi ha scelto un territorio, un ambiente biologico e culturale di importanza secolare: le risaie. Intorno a questi lembi di terra non è solamente possibile condurre una ricerca sul riso, la sua storia e importanza nell’alimentazione della popolazione mondiale (il riso fornisce il 21% dell’energia agli esseri umani), si può invece costruire una rete di ricerche multidisciplinari che confluiscono nella letteratura, antropologia, storia sociale, geografia, scienza e cultura visuale. Le opere dei partecipanti al progetto e il catalogo finale sono un esempio del metodo scelto da Elena Mazzi, artista che declina la propria pratica come un metodo aperto e inclusivo; una ricerca complessa che fa luce sulle mille connessioni possibili tra le discipline.
Paola Pasquaretta ha realizzato, con il progetto grafico di CCN studio, un libro, installato in mostra nella fessura di alcuni sgabelli in legno, che raccoglie una serie di racconti d’autore nati dalla ricerca condotta dall’artista su Larizzate, paese semi disabitato del Vercellese, in passato vivace centro dell’agricoltura locale. Nadia Pugliese ha indagato la storia della baraggia, una zona dedicata ai pascoli invernali, che, ora inesistente, nel Seicento superava per valore e ricchezza le risaie. Invertendo il processo fotografico, l’artista ha prodotto una serie di immagini generate da un materiale fotosensibile di origine organica destinate progressivamente a perdersi nella definizione. Fabio Roncato ha presentato una serie di lavori scultorei in cera d’api, realizzati dal semplice gesto di versare questo materiale in un fiume, tentando di catturare un istante del flusso impetuoso di un torrente. Insieme a questi lavori dalla natura più materica, l’artista ha presentato una fotografia di campi destinati alla coltivazione delle risaie mostrando grazie all’inserimento di una luce laser, l’organizzazione razionale degli appezzamenti. Silvia Rossi insieme al biochimico Vincenzo Guarnieri, ha indagato i valori energetici del riso prendendo in prestito un linguaggio delle culture orientali dove l’energia proveniente dal cibo non è ridotta ad un semplice discorso di calorie ed energia bruciata. Per l’Induismo l’energia del cibo è associata a stati di pensiero e a vaste tipologie di comportamenti; nella cultura cinese la mappatura dei meridiani energetici presenti nel corpo umano mostra flussi di forze vitali riflettendo sugli equilibri energetici. Chiara Sgaramella ha creato un legame ideale fra Vercelli e Valencia. Entrambe zone di risaie, le due città e le campagne circostanti permettono di ricostruire la storia culturale del riso, proveniente dalle migrazioni arabe nelle due penisole. L’artista ha costruito un atlante composto di mappe, libri, piccoli reperti e utensili provenienti dai territori spagnoli e italiani, espansi nello spazio della mostra ma potenzialmente custodibili all’interno di un dispositivo mobile. Elena Mazzi infine ha presentato un video dedicato alla pirolisi solare, in particolare al prototipo ideato da Hans Grassmann che utilizza l’energia solare proveniente da specchi riflessi (gli stessi presenti nel lavoro LACUNA, Land of hidden spaces – 2014, esposto in occasione di Organismi, a cura di Carolyn Christov Bakargiev), per riscaldare biomasse di rifiuti agricoli. Insieme al video sono presenti una serie di serigrafie su cui sono impressi ‘senza alcuna traduzione grafica’ le silhouette dei diversi oggetti impiegati nei numerosi appuntamenti performativi ospitati durante l’inverno alla GAM di Torino.
La ricchezza delle ricerche condotte dal gruppo di artisti ha dato forma ad un prezioso catalogo, curato da Elena Mazzi come un vero e proprio compendio dove i dialoghi innescati con esperti, intellettuali e progetti esterni trovano un unico supporto di archiviazione.
Osservando le risaie dal finestrino del lungo percorso che collega Milano a Torino, l’occhio si perde annoiato nella ripetitiva presenza di questi specchi d’acqua. Leggere l’Atlante Energetico e visitare la mostra, sfonda il primato visivo di questa percezione, portando all’immaginazione e alla conoscenza i racconti e le storie dell’energia che arriva dalla terra e dalla complessa e affascinante relazione dell’uomo con il proprio territorio.
“Per tanti anni le risaie per me erano state solo uno sfondo, anzi una cornice allarmante, con quella confusione di elementi, terra cielo acqua mescolati in un unico orizzonte, il cielo che entra nella terra, la terra che si raddoppia e increspa nell’acqua, l’alto e il basso si rivoltano e non significano più nulla. (…) Me n’ero andata senza averla conosciuta, questa terra d’acqua (…), forse per sbaglio, perchè quell’orizzonte senza limiti, che era tutto e niente, spingeva a sognare.” (Laura Bosio)