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Laghi di aceto di Giovanni Oberti | Tile

[nemus_slider id=”53739″] Il seminterrato di Tile Project Space ha una pianta rettangolare ed è interamente rivestito di piastrelle bianche. È su queste piastrelle, nei loro avvallamenti e tra le loro irregolarità, che si allargano i laghi di aceto di Giovanni Oberti (Bergamo, 1982). Si tratta di pozze di aceto balsamico e aceto di vino, che […]

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Il seminterrato di Tile Project Space ha una pianta rettangolare ed è interamente rivestito di piastrelle bianche. È su queste piastrelle, nei loro avvallamenti e tra le loro irregolarità, che si allargano i laghi di aceto di Giovanni Oberti (Bergamo, 1982). Si tratta di pozze di aceto balsamico e aceto di vino, che colorano la ceramica con la traccia della loro presenza – un alone violaceo o marrone – o riempiono i lievi avvallamenti del pavimento, emanando nella stanza un odore forte. Tra queste pozze una canna da pesca ruota intorno a un perno centrale, una chiave appesa alla canna sonda il territorio senza sosta, come un radar o un satellite. In un angolo due mappe plastificate in rilievo lasciano intravedere un territorio montuoso, una riproduce la zona delle Alpi, l’altra la Lombardia. Le cartine sono ricoperte di vernice arancione fluo, lo stesso colore dei cocci all’angolo opposto della sala, una bottiglia d’aceto colorata e poi spaccata.

Parlando della mostra Giovanni Oberti dice di aver voluto sfruttare lo spazio di Tile per sperimentare un’idea che aveva nel cassetto da tempo: utilizzare l’aceto per creare dei laghi, e quindi suggerire un punto di vista aereo, lo spettatore come un gigante con la testa fra le nuvole, che guardando giù, come da un finestrino, scopre un paesaggio – quello in cui normalmente è immerso – sconosciuto ed esotico. Lo spazio di Tile, con il suo reticolo di meridiani e paralleli – le piastrelle – esalta l’impressione di veduta dall’alto, astraendola ulteriormente: i laghi si allargano, irregolari ed organici, con il risultato di formare un paesaggio instabile e delicato. Una delicatezza amplificata dal movimento silenzioso e leggero della chiave, che come una sonda o la luce di un faro percorre lo spazio, muta guardiana del paesaggio, dando forma a un’immagine che ha lo strano potere di far pensare a un futuro apocalittico (nonostante sia composta da materiali “poco contemporanei”, l’aceto, una canna da pesca e una chiave): un ingranaggio che scandaglia senza scopo né utilità un paesaggio appassito, sfinito. Oltre allo spazio, quindi, anche il tempo, quello del moto perpetuo della chiave e il tempo lungo della maturazione dell’aceto.

Scese le scale la vista dello spazio è bloccata da un lenzuolo tie dye, che l’artista ha precedentemente utilizzato per imprimere sul pavimento la pozza di aceto balsamico. Il lenzuolo si pone come un sipario che proteggere il piccolo spettacolo inscenato all’interno. Le due mappe tridimensionali sul pavimento si propongono come chiavi di lettura di questa visione immaginaria, creazioni topografiche che suggeriscono di proseguire il volo d’uccello oltre i loro confini. Il loro colore fluo contrasta con le sfumature naturali delle pozze di aceto e la delicatezza degli aloni lasciati dal liquido ormai asciutto. Un tocco leggero, forse un po’ melanconico, quello di Giovanni Oberti, e una mostra che sfrutta lo spazio di Tile senza forzarne i confini ma anzi assecondandone le caratteristiche strutturali, riuscendo ad unire a un’idea di sedimentazione e di stasi un senso di moto perpetuo, di ciclicità.

Tile Project Space,   Laghi di Aceto::Giovanni Oberti. Installation view:detail Courtesy Tile Project Space. Photo credits Floriana Giacinti
Tile Project Space, Laghi di Aceto::Giovanni Oberti. Installation view:detail Courtesy Tile Project Space. Photo credits Floriana Giacinti
Tile Project Space,   Laghi di Aceto::Giovanni Oberti. Installation view:detail Courtesy Tile Project Space. Photo credits Floriana Giacinti
Tile Project Space, Laghi di Aceto / Giovanni Oberti. Installation view/detail Courtesy Tile Project Space. Photo credits Floriana Giacinti